Lucca

Diocesi Lucca: cresce vulnerabilità economica e sociale

Presentato il dossier statistico 2024 della Caritas sulle povertà e le risorse nel territorio

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«I dati contenuti nel Dossier 2023 sulle povertà e le risorse nell’Arcidiocesi di Lucca– dichiara don Simone Giuli, direttore della Caritas diocesana di Lucca – fotografano un territorio che ormai da anni si confronta, come buona parte del resto d’Italia, con l’inasprimento dei fattori di vulnerabilità economica e sociale. È ragionevole affermare – continua Giuli – che il fenomeno della povertà e quello delle dinamiche riconducibili ai meccanismi di esclusione sociale ad esso connesse, oggi più che mai, siano lontani da un loro superamento. La fragilità persistente è stata esacerbata dal lungo strascico della pandemia, dai precari equilibri geopolitici connessi alle guerre in corso e dalla rilevante crescita dell’inflazione». Venendo alle storie e ai volti delle persone accolte nei punti di rilevazione – 32 Centri di Ascolto (CdA), 2 empori e 5 associazioni – dislocati nei diversi comuni e frazioni dell’Arcidiocesi, scopriamo che nel 2023 sono state censite 2.472 persone (2385 l’anno precedente). Si tratta del numero più alto mai registrato dall’inizio delle attività dei CdA. A queste ne devono essere aggiunte altre, non quantificabili, che hanno beneficiato di forme di sostegno informale da parte di sacerdoti, volontari etc… che non sono passati dai CdA per vergogna o per difficoltà logistiche. Circa una persona su due frequenta il CdA da più di quattro anni. Molto diffuso è il fenomeno del ritorno ai CdA dopo un periodo di miglioramento della propria condizione di disagio.

PROFILI

Tra i percorsi di impoverimento si possono individuare quattro profili. Il primo riguarda i nuclei familiari composti da persone coniugate o conviventi con gli figli piccoli, il cui impoverimento prende avvio da difficoltà legate al lavoro. In questo profilo si trova la maggior parte dei lavoratori poveri incontrati nel 2023. In uno scenario di questo tipo si possono verificare situazioni in cui i nuclei familiari non riescono ad arrivare a fine mese nemmeno quando entrambe le persone adulte hanno un’occupazione. Il secondo profilo di persone è costituito da nuclei familiari monogenitoriali e, in modo particolare, da quelli che hanno come figura adulta di riferimento una donna. Le lavoratrici, pur avendo titoli di studio mediamente più elevati degli uomini, avvertono più difficoltà rispetto ai maschi nel trovare un’occupazione e conservarla. Anche le retribuzioni tendono ad essere estremamente contenute. Il terzo coinvolge soprattutto le persone che vivono da sole, senza figli, in maggioranza maschi italiani over 50, che hanno sempre faticato a trovare un’occupazione perché interessati da una pluralità di fattori di fragilità, tra i quali anche problemi di salute. Il quarto e ultimo profilo è costituito da coloro che non sono più in età da lavoro e che percepiscono una pensione non adeguata alle proprie esigenze. 

A questi quattro profili generali, vi sono due altri elementi statistici che delineano i volti incontrati nel 2023 dai CdA: una persona su due accolta è straniera, con tutte le difficoltà che questo comporta. Inoltre all’interno dei nuclei familiari aiutati vi risiedono un numero consistente di minori: nel 2023 1456 minori conviventi con il nucleo familiare in difficoltà e 88 minori non conviventi. Ad esse devono essere aaggiunti 684 maggiorenni conviventi con il nucleo familiare che richiede aiuto.

AMBITI

I tradizionali ambiti dell’impoverimento riguardano: istruzione, lavoro e casa. La grande maggioranza delle persone accolte presso i CdA dell’Arcidiocesi dispone di un titolo di studio basso. Il 3,2% riferisce di non avere alcun titolo di studio, mentre il 16,7% ha solamente la licenza elementare (19,3% degli italiani e il 14,6% degli stranieri). Una persona su due ha la licenza media inferiore. I maschi hanno titoli di studio più bassi rispetto alle femmine. Gli stranieri mediamente sono maggiormente istruiti (il 22% ha un diploma di scuola media superiore contro il 13,3% degli italiani) ma i loro titoli di studio spesso non sono riconosciuti in Italia. La disoccupazione, tra quanti incontrati dai CdA, è al 27,6% per gli italiani e al 37,5% per gli stranieri, complessivamente il 65,1% è senza lavoro. Tra le persone incontrate presso i CdA le uscite monetarie utili per coprire le spese legate all’abitare spesso sono sproporzionate rispetto alle entrate mensili, anche nei casi in cui vi siano due persone che percepiscono un reddito. Circa una persona su due vive in affitto. Coloro che dispongono di una casa di proprietà sono solo il 10% del totale (evidenziando un ulteriore calo rispetto al passato). Coloro che usufruiscono di una casa di edilizia popolare sono il 12,7% (20,1% degli italiani e 6,2% degli stranieri). In molte aree dell’Arcidiocesi anche il reperimento di un’abitazione costituisce un problema rilevante a causa del fenomeno delle case sfitte, degli affitti stagionali e per l’atteggiamento di diffidenza nei confronti di persone con redditi contenuti e di nuclei familiare composti da persone straniere.

APPROFONDIMENTI

Come ogni anno il dossier contiene anche degli approfondimenti qualitativi su aspetti specifici. I temi affrontati sono: la povertà minorile e educativa, l’in-work poverty, ovvero la condizione di coloro che vivono in povertà assoluta pur svolgendo un’attività lavorativa e il lavoro di sostegno e inclusione realizzato in carcere con le persone che stanno scontando una pena definitiva.