Cultura & Società

Disabili e musica

di Andrea BernardiniA due passi dal centro, nel quartiere de «Il Portone» a Pisa, si lavora con entusiasmo alla nuova sede della Bottega della musica. Avete un violino del bisnonno trovato in soffitta e vorreste provare a suonarlo? O una chitarra da far registrare? O strumenti etnici consumati da usura e dal tempo e che volete far tornare come nuovi? Alla Bottega della musica voi – ed i vostri strumenti – troverete ospitalità.

Ma a questo laboratorio potrete anche far riferimento se cercate un pezzo originale da suonare o semplicemente da tenere a casa a mo’ di collezione.

Sono pezzi creati, in questi mesi, alla casa famiglia di Marciana di Cascina, da quindici allievi del liutaio Luca Gherardi. Allievi disabili fisici o psichici e che in Gherardi hanno trovato un maestro, di più, un padre.

La Bottega della musica nasce da un’idea degli operatori della cooperativa sociale Axis (Acli per l’impegno sociale) impegnata da anni nella promozione di lavoro per soggetti svantaggiati. E da un finanziamento pubblico della Conferenza dei sindaci dell’area pisana.

Spiega Emiliano Manfredonia, presidente della cooperativa: «La bottega sarà uno spazio fisico dove si realizzerà l’unione ideale delle istanze dell’artista e dell’artigiano, un luogo in cui l’esperienza del maestro farà emergere nei soggetti disabili che vi parteciperanno creatività, capacità manuali, autostima».

I ragazzi del laboratorio saranno segnalati dalla Asl 5 e dal Centro per l’impiego di Pisa. Cosa saranno chiamati a fare? «Nella Bottega della musica – spiega il professor Luciano Mammana, musicoterapista – adolescenti ed adulti disabili saranno chiamati a diverse prove di manualità: dalla sbozzatura dei blocchi di legno, alla pittura e al decoro degli strumenti finiti, dall’uso di oggetti elettrici per la lavorazione del legno, alla rifinitura e cura di dettagli dello strumento musicale».

Tutti, se lo vorranno, potranno far richiesta di visitare la bottega.

L’iniziativa ha trovato un entusiasta tifoso in Roberto Vecchioni, che anche di recente alla Versiliana si è pubblicamente complimentato con i suoi promotori.Ma quale significato può assumere costruire uno strumento musicale? «Intanto con la manipolazione del materiale grezzo – osserva Mammana – il disabile prende coscienza del potere sulla materia e percepisce le caratteristiche di quella. Poi, con la trasformazione, il disabile è chiamato ad un atto creativo. Un atto creativo che risulta riconoscibile, tangibile e si fissa nel tempo: così chi se ne è reso protagonista può riviverlo e rileggerlo ogni volta ripensando quella stessa personale e concreta esperienza».

«Tutti questi – conclude Emiliano Manfredonia – sono risultati già riscontrati nel percorso formativo dei ragazzi fino ad oggi compiuto. Il salto di qualità che può offrire loro una Bottega è forse questo: d’ora in poi la persona diversamente abile non lavorerà solo per sé, ma anche per gli altri. Avrà una propria remunerazione e potrà così svincolarsi dal sostegno del servizio pubblico».

La Fonte, orchestra di giovani disabiliSi chiama «Piccola orchestra La Fonte», dal nome dell’omonima cooperativa agricola e dell’omonima associazione, due entità distinte che fanno parte di un unico progetto: condividere ed essere attenti ai problemi dei più deboli, in particolare preoccupandosi e occupandosi di giovani disabili affetti da patologie psico-fisiche che generalmente escludono dalla normale vita produttiva e sociale.

L’orchestra è composta da 15 elementi, dai 20 ai 40 anni, tutti disabili psichici o fisici. Li dirige e li prepara Samuele Zagara. «Ci esibiamo non più di due o tre volte l’anno – spiega il direttore –, ma proviamo tutte le settimane. Il nostro repertorio è un reportorio classico: Strauss, Tchaikovsky… per intenderci. Sia pure da me appositamente riadattati».

Come la cooperativa, anche l’orchestra ha sede a Cercina, sulle colline di Firenze. «Il fatto è – spiega ancora Zagara – che i ragazzi sono gli stessi che frequentano la cooperativa, lavorano nella struttura agronaturalistica e poi fanno musica. Ma non si tratta di musicoterapia – tiene a precisare il direttore –, né si può parlare di livelli quasi professionali. Quello che è certo, però, è che questi ragazzi danno dei risultati incredibili».A.F.