Vita Chiesa

Don Enrico, il parroco bibliotecario

«Il sacerdote deve conoscere i problemi della cultura». Lo sa bene don Enrico Bini, da dodici anni direttore della biblioteca Roncioniana di Prato. «Fa parte del sacramento dell’Ordinazione – aggiunge don Bini – il fatto che la dottrina dei presbiteri rappresenta la medicina spirituale del popolo di Dio».

Don Bini ha il doppio ruolo di parroco, della chiesa dello Spirito Santo nel centro storico di Prato, e di bibliotecario in uno degli scrigni del sapere più importanti e antichi della città, ancora oggi frequentato da ricercatori, appassionati e da studenti universitari. La Roncioniana, dotata di una delle più antiche sale di lettura aperte al pubblico, è stata fondata nel 1677 per volontà testamentaria del nobile pratese Marco Roncioni. La sua caratteristica, che la lega da sempre alla Chiesa pratese, è la precisa richiesta del suo fondatore: essa deve essere diretta da un membro del clero cittadino. «Così – spiega don Bini – in questo compito succedo a illustri pratesi come Innocenzo Buonamici, Ferdinando Baldanzi e Giovacchino Limberti, tutti direttori di alto spessore culturale».

Alla domanda sulla difficoltà di conciliare la vocazione spirituale con quella culturale, il sacerdote pratese risponde citando un altro concittadino, figura-chiave della cultura cattolica nell’Ottocento, Cesare Guasti: «Guasti distingueva tra il bibliotecario-prete ed il prete-bibliotecario. Io mi sento più vicino alla seconda definizione, che dà la priorità alla vita sacerdotale».

A proposito di questo connubio tra attività pastorale e la passione per gli studi, don Enrico ricorda l’ispirazione data dal modenese Ludovico Antonio Muratori, proposto della chiesa di S. Maria della Pomposa e padre della diplomatistica moderna.

Una distinzione, quella del Guasti, che comunque non indebolisce l’importanza dell’impegno culturale nella missione ecclesiale. «La lettura dei testi sacri – aggiunge -  e la loro esegesi è una delle vie primarie indicate dalla tradizione della Chiesa per ricevere l’ispirazione della Parola di Dio, come già possiamo leggere nella regola dettata da San Benedetto».

Francesco Bettarini