Firenze

Don Milani: card. Betori, il futuro è la Costituzione

Il Centenario della nascita di don Milani si conclude con i giovani a Barbiana

Barbiana (Foto archivio Toscana Oggi)

Il card. Giuseppe Betori è intervenuto oggi a Barbiana alla cerimonia di chiusura del Centenario della nascita di don Lorenzo Milani; il card. Betori ha parlato a braccio rivolgendosi in particolare ai tanti giovani presenti, sulla base dei contenuti del testo che invio in allegato. Alla cerimonia sono intervenuti Rosy Bindi, presidente del Comitato nazionale del Centenario, e Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale.

Di seguito l’intervento del cardinale

Quando devo parlare di don Lorenzo Milani, mi lascio guidare dalle parole che Papa Francesco pronunciò in questo luogo il 20 giugno di sette anni fa. Il suo discorso fu tutto teso a rivendicare la figura sacerdotale del priore di Barbiana e prima ancora la sua fede come ricerca dell’assoluto. Vi ricordo alcune di quelle parole: «A tutti voglio ricordare che la dimensione sacerdotale di don Lorenzo Milani è alla radice di tutto quanto sono andato rievocando finora di lui. La dimensione sacerdotale è la radice di tutto quello che ha fatto. Tutto nasce dal suo essere prete. Ma, a sua volta, il suo essere prete ha una radice ancora più profonda: la sua fede. Una fede totalizzante, che diventa un donarsi completamente al Signore e che nel ministero sacerdotale trova la forma piena e compiuta per il giovane convertito». E a questo punto il papa riprese parole della madre di don Milani, Alice Weiss: «Mio figlio era in cerca dell’Assoluto. Lo ha trovato nella religione e nella vocazione sacerdotale».

Questo è il fondamento, ma su questa base poi il Papa ha sintetizzato la vita di don Milani attorno a tre riferimenti: la scuola, per dare ai poveri la parola e quindi la dignità; l’appartenenza alla Chiesa, anche quando in questo legame si sperimenta l’incomprensione e la sofferenza; infine, la cura educativa verso i giovani. Proprio in quest’ultima prospettiva il Papa colloca alcune riflessioni che si riferiscono a valori decisivi per la persona e la società che troviamo espressi nella nostra Costituzione. Ha detto Papa Francesco: «Da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune. Troviamo scritto in Lettera a una professoressa: “Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Questo è un appello alla responsabilità. Un appello che riguarda voi, cari giovani, ma prima di tutto noi, adulti, chiamati a vivere la libertà di coscienza in modo autentico, come ricerca del vero, del bello e del bene, pronti a pagare il prezzo che ciò comporta. E questo senza compromessi». Fin qui il Papa.

Libertà, responsabilità, confronto, compromettersi (I Care), agire senza compromessi, insieme, bene comune, farsi carico degli altri, vero, bello e bene. Questo è il vocabolario che il Papa indica come la lezione che ci viene dalla vita di don Milani.

Nel prendere atto di questa lezione va sottolineato che don Milani questi riferimenti valoriali non li ha mai enunciati come un programma per gli altri, ma li ha vissuti come fattori costitutivi della sua persona e della sua missione. Questo a cominciare dal noto motto I Care, che non stava e non sta scritto sulle pareti dell’aula in cui faceva scuola ai suoi ragazzi, come un insegnamento tra gli altri, ma sulla porta della propria camera, a dire cioè che egli viveva per loro e solo per questo poteva esigere che loro vivessero per gli altri, in un impegno sociale senza sconti.

È una lezione fondamentale per non ridurre anche le idee più belle a ideologie e gli insegnamenti più giusti a moralismo. Per non dire poi di quel mondo, assai diffuso purtroppo, in cui la parola responsabilità appare soffocata dall’anonimato e dal conformismo dei social.

Non è facile vivere come insegna e testimonia don Milani; c’è un prezzo da pagare. Don Milani ne ha pagati molti di questi prezzi alla coerenza, molti anche a causa della sua Chiesa, che però non ha mai voluto rinnegare. Questo mi permette di star qui, consapevole dei torti che don Milani ha subito dalla Chiesa fiorentina, ma anche con la certezza che egli avrebbe salutato con gioia momenti come questo, in cui la Chiesa ne riconosce la capacità di essere stato fedele ai suoi tempi. Non mi piace dire che egli era più avanti rispetto alla Chiesa del tempo, perché la sua forza è stata quella di aver interpretato come nessuno il cambiamento sociale e religioso del suo tempo, perché questo e nient’altro ci è chiesto: fedeltà al nostro tempo per illuminarlo con una parola di verità e con responsabilità.

È quello che auspico per me e per tutti voi, cari giovani.

Giuseppe card. Betori