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Dopo L’Avana e Lund una Settimana per l’unità dei cristiani davvero speciale

A quasi mille anni dallo scisma tra cristiani occidentali e orientali, e a cinque secoli dal gesto di Martin Lutero che diede vita alla Riforma protestante, il Vescovo di Roma e il Patriarca di Mosca si sono abbracciati all’Havana e Francesco ha fatto visita alla comunità luterana di Svezia: eventi epocali, questi, che riscalderanno i giorni invernali tra il 18-25 gennaio in cui diverse confessioni si ritroveranno per pregare Dio per il dono dell’unità.

Quest’anno come ogni anno chiederanno a Dio la grazia di superare le barriere che ancora oggi impediscono ai battezzati di tradizioni diverse di celebrare insieme l’Eucaristia, il sacramento di comunione in Cristo. Come in altri anni un fitto programma di incontri è stato concordato da un gruppo misto di cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani allo scopo di riunire i credenti in riflessione ed orazione, secondo l’uso e il costume ormai più che centenario del movimento ecumenico.

Ma quest’anno le riunioni avranno un’urgenza particolare, sia per la ricorrenza storica luterana, sia per il tema biblico scelto, «L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione» (cfr. 2 Corinzi 5, 14-20), in cui viene messo in evidenza che Dio ha affidato a noi cristiani il compito di annunciare al mondo la riconciliazione per mezzo di Gesù Cristo, facendoci i suoi ambasciatori-cosa che possiamo fare credibilmente solo se uniti tra noi. Le implicazioni ecumeniche delle parole paoline, applicabili anche in altre situazioni, emergono nella Dichiarazione congiunta cattolico-luterana emanata da Lund, in cui tra l’altro si afferma che «attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei. Anzi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide».

Vi poi è un «mea culpa» condiviso (anche questo estendibile a altre situazioni) – «Confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa» –, e vi è pure il riconoscimento di un comune compito: «La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati». Già all’Havana Francesco e Kirill avevano discusso la necessità di trasformare la memoria così da poter affrontare insieme le sfide del presente e del futuro uniti in Cristo.

La Dichiarazione congiunta di Lund contiene anche un programma applicabile a tutte le questioni ecumeniche tra cristiani e invero a ogni differenza di parere tra uomini e donne di buona volontà: «Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione». Riconoscendo nella condivisione eucaristica il grande traguardo verso cui tendere con tutte le forze, a Lund cattolici e luterani hanno chiesto a Dio la grazia di saper «testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo, invitando l’umanità ad ascoltare e accogliere la buona notizia dell’azione redentrice di Dio. Chiediamo a Dio ispirazione, incoraggiamento e forza affinché possiamo andare avanti insieme nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza». E a Lund sia cattolici che luterani hanno ricordato infine il creato, riconoscendo che «il nostro comune servizio nel mondo deve estendersi a tutto il creato, che soffre lo sfruttamento e gli effetti di un’insaziabile avidità. Riconosciamo il diritto delle future generazioni di godere il mondo, opera di Dio, in tutta la sua potenzialità e bellezza. Preghiamo per un cambiamento dei cuori e delle menti che porti ad una amorevole e responsabile cura del creato».

Alla luce degli incontri dell’Avana e Lund emerge la forza delle parole del passo della seconda Lettera ai corinzi su cui nel mondo intero mediteranno i partecipanti della Settimana di preghiera: «D’ora in avanti non possiamo più considerare nessuno con i criteri di questo mondo. E se talvolta abbiamo considerato così Cristo, da un punto di vista puramente umano, ora non lo valutiamo più in questo modo. Perché quando uno è unito a Cristo, è una creatura nuova: le cose vecchie sono passate; tutto è diventato nuovo. E questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ha dato a noi l’incarico di portare altri alla riconciliazione con lui. Così Dio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo di Cristo: perdona agli uomini i loro peccati e ha affidato a noi l’annunzio della riconciliazione. Quindi, noi siamo ambasciatori inviati da Cristo, ed è come se Dio stesso esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor5,14-20).