Toscana

È nato a Prato il Centro di bioetica regionale

di Giacomo Cocchi

E’ capitato a tutti, almeno una volta e negli ultimi tempi sempre più spesso, di dover esprimere una opinione in merito a questioni eticamente sensibili. Parole come procreazione assistita, ingegneria genetica, accanimento terapeutico, eutanasia e aborto, coinvolgono l’opinione pubblica quasi quotidianamente. Anche per questo, un anno fa, nel giugno del 2007, alla presenza tra gli altri di Carlo Casini, Paola Binetti e mons. Ignacio Carrasco de Paula, è nato il Centro di Bioetica dedicato a S. Gianna Beretta Molla – la donna che sacrificò la sua vita per far nascere il bambino che portava in grembo – un organismo regionale, costituito a Prato e promosso dalla Conferenza episcopale toscana.

Il Centro è frutto diretto del buon esito del corso biennale «Ai confini della vita», conclusosi nel 2006 al quale hanno partecipato non solo soci dell’Amci (l’associazione medici cattolici italiani), tra i fondatori del Centro, ma anche numerosi avvocati, insegnanti di religione e religiosi. Questo a conferma della natura multi disciplinare delle problematiche interessate dal campo della bioetica e della necessità di un organismo che approfondisca e sviluppi in modo sistematico i temi legati all’etica della vita. Nell’ultimo anno il Centro ha lavorato alla stesura degli atti del corso e alla formazione del proprio assetto associativo. Sabato 13 settembre, a Prato nel Conservatorio di San Niccolò – sede legale dell’organismo – è stato presentato il Centro e il Consiglio direttivo; presenti il Vescovo di Prato mons. Gastone Simoni, il dott. Riccardo Poli, membro del Consiglio direttivo del Centro e presidente dell’Amci toscana, il dott. Paolo Brachi direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Sanitaria e il prof. Antonio Bavazzano già primario di Geriatria all’ospedale di Prato e membro del Consiglio. Il suo compito sarà quello di fare formazione, ricerca e comunicazione nel campo della bioetica e delle problematiche legate al rispetto della vita. Adesso il Centro entra nella sua fase operativa: il primo obiettivo è quello di organizzare corsi di formazione, sia in ambito medico che scolastico.

«Il nostro intento – spiega il dott. Riccardo Poli – è quello di lavorare per dialogare con chi è lontano dalle nostre posizioni e le riflessioni scaturite dalla nostra attività di formazione e ricerca saranno a servizio dei Vescovi e della Chiesa toscana, che potranno trovare nel Centro un valido strumento per rispondere con competenza alle odierne sfide poste dal rapido progresso scientifico». «Il Centro – ha detto mons. Simoni – sarà un servizio di preziosa consulenza per i Vescovi, e dovrà porsi nel dibattito sì alternativamente, ma soprattutto in modo propositivo». Per il dott. Brachi la nascita del Centro «darà sicuramente un respiro culturale al dibattito cittadino su temi importanti come quelli della salute e della vita». La presenza di un rappresentante dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Facoltà teologica dell’Italia centrale, tra i membri del Consiglio direttivo garantisce al Centro autorevolezza in campo scientifico e precisa adesione al Magistero della Chiesa. A questo proposito Poli tiene a precisare: «non ci limiteremo a fare un copia-incolla del Magistero, altrimenti non saremo un centro di ricerca. Allo stesso tempo – conclude Poli – ribadiamo che la nostra attività si ispira al personalismo cristiano e sarà illuminata dall’insegnamento della Chiesa».

Questa la composizione del Consiglio direttivo, che nella prima riunione avrà il compito di eleggere un presidente e nominare il Comitato scientifico: prof. Antonio Bavazzano e il prof. Pierluigi Zucchi nominati dalla Cet; mons. Ignacio Carrasco de Paula per l’Università Cattolica; padre Maurizio Faggioni della Facoltà Teologica; la prof. Alessia Cherubini della Fondazione San Niccolò; il dott. Riccardo Poli nominato dall’assemblea dei soci.

Al via ricerca sugli effetti della religiosità nella vita degli anzianiUna recente ricerca in ambito sanitario ha studiato pazienti in terapia intensiva permettendo ad alcuni – contrariamente a quel che avviene normalmente – di avere contatti con i familiari. Per quest’ultimi è stata riscontrata una percentuale significativamente maggiore di sopravvivenza. Su questa scia – spiega il geriatra Antonio Bavazzano, fino a pochi mesi fa primario nell’Ospedale di Prato – si colloca la ricerca che il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca Scientifica ha proprio in questi giorni approvato e finanziato. Lo studio riguarderà gli effetti della religiosità negli anziani residenti in strutture di assistenza ed è stato promosso dalla Società della Salute di Prato, dall’Azienda per i servizi alla persona di Trieste, dalla Fondazione Zancan e dalla Regione Abruzzo. «Qualità della vita e efficacia delle terapie interagiscono in modo significativo – ha spiegato il geriatra – con la dimensione valoriale e relazionale dei pazienti. Gli studi lo stanno sempre più dimostrando». La notizia è stata data a Prato durante la conferenza stampa di presentazione del Centro regionale di Bioetica.