Prato

Ecuador, l’impegno della Chiesa di Prato continua

Don Luca e don Giovanni: «Presto accoglieremo le suore»

Quest’anno 2020 è caratterizzato da due avvenimenti molto importante per la parrocchia di San Cristoforo in Quevedo. Il primo è l’arrivo delle suore, che apriranno una piccola casa qui da noi. Si tratta di una congregazione italiana (le Missionarie della Dottrina Cristiana) nata a L’Aquila e presente anche a Prato, nella parrocchia di Grignano. Realizzano il loro servizio soprattutto con la catechesi e l’assistenza spirituale ai malati. Da una loro comunitá in Bolivia è nato il desiderio di aiutare una parrocchia necessitata in America Latina, e cosí, attraverso l’interessamento di mons. Carlo Stancari, siamo entrati in contatto con la Madre Generale la quale, dopo essersi consultata con il suo Consiglio, ha dato parere favorevole. Abbiamo già preparato la casa dove andranno a vivere. Il quartiere dove faranno servizio è popoloso e povero; pensiamo che fin dall’inizio avranno un bel daffare. Bambini, ammalati, poveri, famiglie disagiate saranno il loro obiettivo di lavoro. E così, da questo punto di vista, noi tiriamo un bel respiro di sollievo. Siamo certi che tutto procederà sotto la benedizione materna e amorosa di Maria, che ci seguirà da vicino con la sua protezione.

Il secondo avvenimento importante è la realizzazione di un ampio salone parrocchiale, di cui avevamo estrema necessità. Lo spazio per questa opera abbiamo dovuto «inventarlo» perché non c’era un metro quadrato a disposizione. Abbiamo approfittato l’unica possibilità: quella di costruirlo sopra le aule del catechismo che, ovviamente, non erano state progettate per sopportare un piano superiore. Allora si è dovuto (i lavori sono tutt’ora in corso) costruire intorno alle aule una «ossatura» di colonne, alcune di cemento armato e altre d’acciaio, per sostenere la nuova costruzione. Il progetto sta avanzando velocemente, anche perché a maggio comincerà il nuovo anno catechistico e per quell’epoca tutto deve essere in ordine. I costi in piccola parte li sostiene la parrocchia e in parte maggiore le donazioni di amici dall’Italia. Purtroppo la associazione «Adveniat» delle diocesi tedesche, che aiuta economicamente progetti in paesi di missione, ha negato qualsiasi aiuto, cosí pure la Conferenza Episcopale Spagnola alla quale il nostro vescovo aveva chiesto una contribuzione. Nonostante tutto questo, il progetto sta avanzando velocemente e cosí avremo uno spazio importante per le nostre attività pastorali. La Provvidenza c’è davero, come direbbe il nostro Manzoni, basta sapersi affidare a lei.Cogliamo questa occasione per ringraziare i tanti che pregano per noi e ci aiutano con la loro generosità. Noi assicuriamo a tutti le nostre preghiere quotidiane.

Don Luca e don Giovanni Finocchi

Don Bruno: «Il mio progetto? Lasciarmi guidare da Dio»

Da 38 anni don Bruno Strazieri è parroco a Quinindè nella diocesi di Esmeraldas. La sua è una comunità molto grande, 140mila abitanti, distribuita in tanti villaggi sparsi nella foresta. In ognuno di essi è costruita una cappella dove i fedeli, guidati da un catechista, si incontrano e pregano insieme. Don Bruno è arrivato in Ecuador da Prato nel 1982, è originario di Mantova ma ha studiato nel nostro Seminario ed è stato ordinato da monsignor Fiordelli. Fin dall’inizio la sua missione è quella di provvedere all’educazione dei ragazzi, anche attraverso la donazione di contributi alle scuole pubbliche presenti nei piccoli villaggi. Ha sempre sostenuto l’importanza di responsabilizzare la gente del luogo attraverso esperienze lavorative. Negli anni passati ha aiutato famiglie a comprare appezzamenti di terreno per dar modo di sostenersi economicamente. Si è adoperato per aprire nella capitale Quito una casa di accoglienza per malati, che devono andare in ospedale, e per i loro familiari. A Quinindè ha dato vita a un centro sociale diurno che fornisce vitto e assistenza medica a persone anziane. Nonostante mille difficoltà, nel 2016 la zona di Esmeraldas è stata colpita da un forte terremoto, qualche acciacco dovuto all’età (ha 77 anni), don Bruno è sempre positivo e in una email che ci ha inviato nei giorni scorsi scrive: «Voglio, sempre più, lasciarmi fare da Dio! Da tanto tempo ho imparato,dalla mia gente, che lasciarsi fare da Dio è camminare verso Dio con sicurezza. Pregare non è ripetere molte parole, pregare è amare e amare è vivere la vita di Dio. Lui, facendosi come noi, ci ha dato la possibilità d’essere come Lui. Questo è il mio progetto attuale».

Suore Domenicane di Iolo: Un nuovo impegno a Babahoyo per le famiglie con figli disabili

L’Ecuador è un Paese nel quale le suore domenicane di Santa Maria del Rosario di Iolo sono presenti da quasi 29 anni. Tutto iniziò alla fine del 1991 quando da Prato partirono due sacerdoti e quattro monache. I presbiteri erano due fratelli pratesi, Giovanni e Luca Finocchi; pratese era anche una delle sorelle che li accompagnarono, suor Vitalia; le altre erano suor Aurelia, suor Gemma e suor Rocily, di origine indiana. La destinazione prescelta fu Atacames, un villaggio sull’oceano Pacifico. I sacerdoti si sono impegnati nella locale parrocchia mentre le religiose hanno aperto una casa. In entrambe le realtà vengono portati avanti molti progetti di evangelizzazione e sostegno dei bisognosi.«A Quito – racconta, via mail, suor Ramona Lugo, responsabile della delegazione in Ecuador – uno dei progetti più importanti è la mensa per i poveri e gli anziani che è molto frequentata. Da Atacames ci muoviamo molto, invece, per la nostra missione popolare nei villaggi della costa ecuadoriana settentrionale».Ultimamente le suore hanno iniziato una nuova, impegnativa, collaborazione con la diocesi di Babahoyo in una zona pianeggiante a circa 70 chilometri a nord-est di Guayaquil.«Lì c’è un solo parroco che deve dividersi fra ben 98 villaggi – riprende suor Ramona – ed è ovviamente in difficoltà. Noi abbiamo iniziato la missione nel villaggio di Guillermo Fuez dove abbiamo trovato una situazione molto difficile: ci sono soltanto famiglie che hanno dei figli con malattie o bambini malformati. Per noi è stato molto doloroso accettare questa dura realtà. Il governo ha fatto costruire delle piccole case per ogni famiglia, però non ha poi garantito i servizi assistenziali necessari e ora hanno bisogno di tutto. Ci siamo proposti, insieme ad una catechista, di visitare tutte le famiglie, lo abbiamo fatto e siamo rimaste impressionate vedendo la loro situazione; però nonostante la sofferenza, è gente che vive felice, con una serenità e una pace che viene da Dio.Per il momento riusciamo a fare missione una volta al mese, sempre in un villaggio diverso, dove c’è più bisogno, dove manca il sostegno morale e spirituale. Ogni realtà è differente, ma preziosa.Ora la nostra intenzione è aprire una nuova comunità proprio nella diocesi di Babahoyo per dare stabilità a questo progetto di aiuto. Il nostro fondatore don Didaco ci accompagni e ci sostenga in questo desiderio per poter continuare con l’annuncio del Vangelo».

Ste.Ban.