Vita Chiesa

EDILIZIA DI CULTO: CONVEGNO CEI, «SERVE MAGGIORE SOBRIETÀ»

“Occorre tornare a una maggiore sobrietà: aprire gli occhi davanti alla meravigliosa ‘casa della vita’ per vedere dietro di essa il suo creatore”: è l’invito di don Karl Golser, dello Studio teologico accademico di Bressanone (Bz), ai partecipanti al convegno nazionale “Costruire bene per vivere meglio. Edifici di culto nell’orizzonte della sostenibilità”, iniziato oggi a Roma (fino al 16). “La conversione ecologica della quale ha parlato Giovanni Paolo II – ha affermato Golser – richiede un cambiamento dell’atteggiamento di fondo verso la natura: dall’approccio strumentale che si chiede quale profitto trarre dallo sfruttamento, a un rapporto di cura basato sulla relazione da soggetto a soggetto”. Secondo Golser: “L’architettura costruisce spazi per sentirsi a casa. Le chiese, come ‘anticamere del cielo’ devono essere costruite in ‘luoghi di forza’ recuperando il sapere dei nostri antenati in armonia con il loro ambiente”. Occorre creare: “Spazi dove le persone istintivamente si raccolgono, sentono il richiamo al silenzio e al sacro, quello di un’armonia con il tutto”. Per questo gli edifici di culto saranno: “Costruzioni attente alle problematiche ecologiche e agli standard più aggiornati per risparmiare energia, oltre che all’inserimento equilibrato nel contesto urbano e nel paesaggio”. “La sfida che oggi si pone non è solo quella di realizzare l’aula celebrativa, ma soprattutto di coinvolgere i credenti, pietre vive della Chiesa, in un processo di auto-comprensione della propria identità che li porti, in dialogo con gli esperti, alla realizzazione degli edifici di culto”: lo ha affermato mons. Timothy Verdon, direttore dell’Ufficio “Comunicare la fede attraverso l’arte” dell’arcidiocesi di Firenze, intervenendo al convegno. Per far questo, secondo il relatore, occorre “educare alla piena vocazione della comunità cristiana che non è quella di andare passivamente nei luoghi di culto ma di partecipare attivamente alla realizzazione della chiesa-edificio”. Altra sfida dell’architettura, per il relatore, è quella di “far riscoprire l’originale armonia tra casa e chiesa che appartiene alla nostra storia, particolarmente difficile in un tempo in cui la casa è solo uno spazio per vivere. Serve una riflessione sulla casa come spazio spirituale che non è un’utopia, ma un ideale per il quale il valore della bellezza è veicolo di un progetto condivisibile con altri”. Compito degli architetti di oggi sarà, dunque, “articolare un modo diverso con il quale la chiesa cristiana possa inserirsi nella città, capace di riformare la stessa città offrendole un significato trascendente”.Sir