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Elezioni, per i cattolici una scelta non facile

di Alberto MigoneIn questa campagna elettorale è mancato un serio dibattito su come le due coalizioni intendono affrontare le sfide che la nostra società ha davanti: la svolta culturale in atto che vede all’ordine del giorno i grandi temi etici, la delicatissima questione del crescente pluralismo culturale e religioso, «le difficili condizioni della nostra economia che chiedono un impegno forte e condiviso», la formazione e l’educazione delle nuove generazioni, e non solo in funzione del mercato del lavoro, la collocazione internazionale dell’Italia in ordine ai problemi della pace e della cooperazione internazionale. È prevalsa invece, e ha dominato, la polemica aspra, che ha certamente galvanizzato le opposte tifoserie, ma ha deluso chi vuol scegliere responsabilmente e non sull’onda dell’emotività. A questo si aggiunge che, con la nuova legge elettorale, senza voto di preferenza, si voterà su liste bloccate, ratificando di fatto una composizione del Parlamento già in gran parte decisa dai partiti.Tutto questo spiega il diffuso malessere e la perplessità di tanti, anche cattolici, sulla stessa partecipazione al voto.

Eppure «disertare le urne è negativo»: si tratta pur sempre – e questo è tutto nelle nostre mani – di scegliere la coalizione che governerà il Paese in una situazione che è oggettivamente grave. Ma la scelta non è né facile né scontata, soprattutto per un cattolico che col suo voto voglia promuovere e sostenere il bene comune intero e non parziale, che riposa su un insieme di valori «non negoziabili» che, anche in una società pluralista, devono essere a fondamento di un’azione politica che ponga al centro la persona e la sua dignità. Ora se analizziamo i programmi delle due coalizioni e soprattutto la visione politico-ideale dei vari partiti che le compongono, con annessi personaggi decisamente impresentabili, dobbiamo onestamente riconoscere che non possiamo identificarci appieno in nessuna delle due, pur riconoscendo che in entrambe sono presenti uomini e forze politiche serie e affidabili. Per questo, a nostro giudizio, è tanto importante il voto di lista perché sarà il peso dei singoli partiti che connoterà e determinerà in concreto la politica delle due coalizioni.

In quest’ottica, non potendo far emergere, mancando le preferenze, singole persone, ovunque collocate, è opportuno che i cattolici tengano conto di quelle formazioni che, pur collocate in fronti diversi, fanno riferimento alla dottrina sociale della Chiesa e vogliono tener viva e dare concretezza all’ispirazione cristiana. Questo dipenderà certo dalla loro capacità di autonomia, ma legata anche al peso elettorale.

Credo però che passate le elezioni come laicato cattolico sia importante aprire una riflessione su «cattolici, società e politica oggi», partendo da alcuni interrogativi che sempre più emergono nel nostro mondo. Ne formulo alcuni: il bipolarismo, così come si è realizzato in Italia, ci soddisfa? Questa diversa collocazione politica dei cristiani, di per sé lecita, perché è vissuta come contrapposizione lacerante che si ripercuote dolorosamente anche nella comunità cristiana? Perché non ci si impegna davvero a ricostruire un forte collegamento sociale prepolitico? Sono domande che esigono analisi e risposte non preconcette, soprattutto se vogliamo uscire dalla confusione e dal disagio.