Italia

Emergenza rom, polemiche con l’Europa

La vicenda rom,dopo la morte dei quattro bambini nel rogo di Livorno, è sempre più un caso politico, ma allo stesso tempo rischia di essere un’emergenza sociale. La Ue ha “bacchettato” l’Italia (“le regole ci sono, si attuino”) chiedendo risposte entro il 27 agosto. La replica del Viminale (“la direttiva Ue è stata attuata nel 2003”) non placa la Cdl che ha attaccato il governo, proponendo una “commissione d’inchiesta” e parlando di “schiaffo” Ue a Prodi. L’Opera Nomadi, intanto, chiede l’intervento delle Prefetture e della Protezione Civile, per fronteggiare l’ invasione dei “nomadi” romeni e scongiurare così quella che potrebbe essere una strage che continua. A due giorni dalla tragedia di Livorno, con i quattro piccoli bruciati, il Paese sta prendendo sempre più coscienza di una “questione rom”, per risolvere la quale, spiega il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, “al di là delle polemiche servono risorse per le politiche sociali e dell’ integrazione”. E di integrazione ha parlato di nuovo anche mons. Paolo Razzauti, amministratore diocesano di Livorno.

– L’INTERVENTO DELL’UE: Rispondendo a Prodi (quello dei rom è un problema politico complesso che l’Europa non ha ancora risolto) l’ufficio del commissario Ue agli affari sociali ha detto che “per l’integrazione dei rom e delle altre minoranze etniche in Europa si è fatto molto e ci sono regole molto chiare. Sta agli Stati membri, compresa l’Italia, rispettarle e attuarle in pieno”. Aggiungendo che “contro l’Italia è già da tempo aperta una procedura di infrazione proprio per non aver ancora recepito la direttiva europea contro le discriminazioni basate sulla razza e sull’etnia”. E il governo ha tempo fino al prossimo 27 agosto per rispondere a Bruxelles.

– REPLICA DEL VIMINALE: Pronta la contro replica del ministero dell’Interno: “la direttiva comunitaria n.43 del 2000 contro le discriminazioni etniche e razziali promossa dalla Presidenza Prodi è stata attuata dall’Italia con decreto legislativo n. 215 del 9 luglio 2003”. E’ vero che ci sono tre rilievi, ha aggiunto, ma non sulla questione rom, che invece sarà al centro di una “conferenza nazionale” già prevista dal governo ad ottobre, per rimuovere i pregiudizi e dare loro diritti.

– IL CASO POLITICO: Sul versante politico Jole Santelli (Forza Italia) chiede una commissione d’inchiesta, in particolare su accattonaggio e spose bambine, Roberto Maroni (Lega) attacca il governo “in ritardo su tutto”, Ignazio La Russa e Adolfo Urso (An) parlano di “schiaffo” o “sculacciata” Ue in faccia a Prodi, mentre Mario Baccini (Ucd) propone di “abolire i campi nomadi che sono forieri solo di criminalità, sfruttamento dei minori e della prostituzione”. Replica Bonelli (Verdi): basta con la demagogia della Cdl. Diversa la posizione di Gianfranco Rotondi (DcA): no ai toni aspri, serve soluzione bipartisan. Il vice premier, Francesco Rutelli, ha reso noto di aver insediato un gruppo per elaborare una pdl per “togliere la patria potestà a chi abbandona o sfrutta minori”.

– FERRERO, SERVONO RISORSE: per una politica sociale e di integrazione, ha ricordato Ferrero, “servono i soldi per mettere i Comuni in condizioni di operare, serve il coordinamento, ma è anche necessario combattere il razzismo senza opportunismi o chiusure corporative così come è necessario trovare gli strumenti per garantire su tutto il territorio nazionale politiche sociali e di integrazione omogenee. Altrimenti, prosegue un modo anarchico di affrontare il problema, in cui ognuno fa cose diverse e tragedie come quelle di Livorno sono destinate a ripetersi”.

– EMERGENZA NOMADI: Ma in Italia, quella dei rom è ormai una vera e propria emergenza e per questo il presidente dell’Opera Nomadi, Massimo Converso, ha chiesto l’intervento del ministero dell’Interno e della Protezione Civile: “E’ più di un anno che lo sollecitiamo, perché in questi ultimi cinque anni sono arrivate 70 mila persone fuori controllo”. Il riferimento è in particolare ai rom che vengono dalla Romania, “gente abituata a vivere in casa, non certo a fare il nomade. Se continua così mi aspetto altri casi come quelli di Livorno”. Secondo Converso, la soluzione del problema nomadi è legata agli affitti delle case: “Le prefetture convochino gli organismi provinciali della Protezione Civile per vigilare sulla situazione, poi si trovino delle case, come già è avvenuto in passato per kosovari o montenegrini in tutta Italia. Così loro magari vivono in 10 in una casa, ma sono fuori dai pericoli dei campi”.

– PM AFFIDA ANCHE INDAGINI SU DNA VITTIME: Anche una biologa genetista, nominata dal pm Antonio Giaconi, cercherà di fornire risposte decisive sul rogo di sabato notte a Livorno in cui sono morti quattro bambini rom. Il magistrato ha affidato a Isabella Spinetti, esperta in indagini genetiche dell’università di Pisa, il compito di effettuare analisi sul dna dei bambini e su quello dei loro parenti e non solo quelli tuttora in carcere perché sottoposti a fermo. Nel pomeriggio di lunedì 13 agosto si è svolto un ulteriore sopralluogo della polizia scientifica e dei vigili del fuoco, che hanno utilizzato una speciale strumentazione per rilevare l’eventuale presenza di liquidi infiammabili anche a distanza di giorni e in misura tale da ritenere plausibile l’ipotesi dell’aggressione avanzata dai genitore dei bambini carbonizzati. I primi riscontri non avrebbero però rilevato tracce di idrocarburi in quantità tale da modificare le prime ipotesi della procura, anche se gli inquirenti hanno continuato a repertare materiale per effettuare ulteriori analisi di laboratorio. 

– LUPI HA INCONTRATO PADRI IN CARCERE: Due padri e due caratteri diversi. Uno straziato dal dolore per la morte dei figli, l’altro più taciturno, forse perché non in grado di sostenere un colloquio in italiano. Entrambi, insieme alle mogli, tenuti sotto stretta vigilanza da parte della polizia penitenziaria. E’ la situazione che ha trovato il capogruppo regionale dei Verdi Mario Lupi, che lunedì 13 ha incontrato in carcere, dopo aver ottenuto il permesso da parte del pm Antonio Giaconi, i padri dei quattro bambini morti nel rogo di sabato notte in carcere. “Sono in celle singole di isolamento – ha raccontato il capogruppo del Sole che ride – e non potranno incontrarsi tra loro almeno fino a domani quando si celebrerà l’udienza di convalida del fermo”. Lupi si è trovato davanti due uomini segnati dalla tragedia, che quasi fanno fatica a rendersi conto di quello che è davvero avvenuto. “Mengi – ha detto Lupi – che nel rogo ha perso tre figli, di cui due sordomuti, si è raccomandato che fossero vestiti bene e avessero un funerale dignitoso. Ha pianto per quasi tutto il tempo del nostro incontro. Non mi ha però parlato dell’incendio, né io ho voluto fare domande troppo invadenti, non sono certo andato lì per fare indagini”.

Originari di Sibiu, centro industriale della Transilvania, nella Romania centrale, le famiglie sono arrivate in Italia da un anno e mezzo e da circa un mese dormivano sotto il ponte di Pian di Rota dove si è sviluppato il tragico rogo. Victor, il padre dell’altra vittima, ha detto a Lupi di essere “stato coinvolto oltre un mese fa in una rissa tra livornesi e rumeni scoppiata nella zona della stazione”. Per le ferite riportate in quell’episodio è stato anche ricoverato per qualche giorno all’ospedale Cisanello di Pisa. “Mengi – ha aggiunto Lupi – mi ha raccontato che trascorreva le sue giornate chiedendo elemosina agli automobilisti nei pressi di due semafori della città, raccogliendo non più di 15, 20 euro al giorno che, mi ha spiegato, erano appena sufficienti per sfamare la sua famiglia”.

L’esponente dei Verdi ha poi incontrato il pm Antonio Giaconi “e ho potuto riscontrare l’alto senso di responsabilità con il quale sta conducendo le indagini”. Infine, Lupi è andato in Comune per consultare l’ordinanza con la quale si sospendevano le manifestazioni di Effetto Venezia, la kermesse estiva del quartiere storico della Venezia a Livorno, in segno di lutto, ordinanza che aveva suscitato le proteste degli esercenti. “Questo – ha sottolineato Lupi – è stato forse il momento più doloroso, per me che sono livornese. Ho sempre rifiutato l’idea di una città xenofoba, ma la reazione dei commercianti di fronte a quell’ordinanza mi lascia tante perplessità e credo che, purtroppo, abbia condizionato anche il comportamento del Comune”. Il sindaco non solo aveva annullato spettacoli e attività ludiche, ma aveva disposto anche la chiusura di tutte le attività commerciali in deroga sul suolo pubblico (bancarelle e i ristoranti che occupano le vie dell’ antico quartiere solo nei giorni della kermesse). E invece non è andata così. “E’ giusto trovare un momento pubblico – ha concluso Lupi – durante il quale interrogarci su come è cambiata la nostra città. Capisco che sia un tema delicato, ma Livorno è molto più solidale di quanto non appaia oggi di fronte a questo episodio”. (Fonte: ANSA).

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