Toscana

ERITREA: P.PAOLI (MISSIONARIO), IL 6 MARZO SARANNO ESPULSE TRE VOLONTARIE ITALIANE

Il 6 marzo saranno “mandate via” dall’Eritrea tre volontarie italiane. È quanto denuncia al settimanale della diocesi di Trento (Vita Trentina) padre Flavio Paoli, missionario trentino espulso senza motivo, a metà novembre, da Asmara dove lavorava da 14 anni. Padre Paoli ha tentato di rientrare in Eritrea il 30 dicembre con visto turistico, illudendosi, una volta dentro, di restare; invece, sabato scorso ha dovuto andarsene. Il 6 marzo, dice il missionario, verranno espulse tre volontarie italiane, due dottoresse e un’operatrice sanitaria (i nomi non vengono riportati per motivi di sicurezza, ndr), appartenenti all’Associazione missionaria internazionale (Ami). “Siamo senza prospettive – raccontavano le tre volontarie qualche mese fa al giornale diocesano, durante un incontro a Digsa per un reportage dall’Africa – siamo senza medicine, senza la possibilità di farne arrivare altre. La gente è abbandonata a se stessa, punita da un governo che ha deciso che il nostro ospedale può chiudere”. L’ospedale, inaugurato nel 1995, ha sede a Digsa ed “è frutto – spiega Maffeis – di un progetto socio-sanitario richiesto dalla diocesi di Asmara. Lo stesso anno, il governo proclamava che la Chiesa non deve gestire beni materiali. La guerra del 1998 con l’Etiopia ha frenato le mire governative, ma nel 2005 sono ripresi i controlli, gli inventari, l’invito agli stranieri ad andarsene”. “Verrebbe da andarsene altrove – ammette padre Flavio Paoli –. Cerco invece di resistere con i denti perché so che l’opera educativa avviata nel Paese in questi anni non è ancora in grado di camminare da sola”. A pesare, secondo il missionario trentino, è anche la situazione della popolazione: “Il Governo sta affamando il Paese ormai si compera qualunque cosa soltanto con la tessera. Ogni movimento, da una località all’altra, è impossibile”. Sono almeno 18 i religiosi espulsi dall’Eritrea nell’ultimo anno. Oltre a loro anche volontari e operatori umanitari. Le prossime espulse, le tre volontarie dell’Ami, hanno in terapia 130 malati di Aids: “Conseguenza della guerra con l’Etiopia – dicono – che ha introdotto il virus nel Paese”. L’ospedale di Digsa è l’unico riferimento sanitario per la popolazione dai 13 villaggi del circondario: dalla medicina di base alla maternità, dalla chirurgia all’assistenza di bambini portatori di handicap. “Siamo un fiore di campo – raccontavano qualche mese fa al settimanale della diocesi di Trento – potremmo crescere come un grande albero, come anche bruciare sotto il sole di domani…”. Tra una quindicina di giorni, commenta Maffeis, “nel silenzio assoluto dell’Ambasciata e del Parlamento italiano, saranno costrette a tornarsene a casa”.Sir