Vescovi Toscani

Esorcismi e preghiere di guarigione

A  vent’anni di distanza dalla Nota pastorale «A proposito di magia e demonologia», che è stata antesignana di documenti magisteriali analoghi, i Vescovi toscani hanno sentito l’esigenza di ripresentare quel testo, corredandolo di alcune «indicazioni pastorali e norme», tenendo conto soprattutto – come si legge nella Premessa – della «situazione socio-culturale della nostra terra toscana». I vescovi non si lanciano in analisi quantitative, non ci forniscono dati, ma si comprende la loro preoccupazione per un fenomeno in crescita. «Alto  – scrivono nel testo – è il numero delle persone che si recano da maghi e chiromanti nell’intento di ottenere benefici di varia natura e guarigioni da malattie e sofferenze, ma, non di rado, anche per cercare di colpire e fare del male ad altre persone attraverso malefici». Secondo una recente indagine commissionata dal sito «Contribuenti.it», quattro italiani su dieci si rivolgono a maghi e chiaroveggenti spendendo per una «consulenza» un importo variabile tra 50 e mille euro. Il giro complessivo dell’occulto (maghi, cartomanti, fattucchieri, spiritisti, sensitivi…), nei primi sei mesi del 2013 sarebbe cresciuto del 18,5%, passando da 7,5 a 8,3 miliardi di euro (ovviamente quasi tutti al nero). Sono dati che vanno presi con una certa cautela, ma che sono comunque indicativi. Un’altro studio, questa volta del Codacons, stima che nel 2013 fossero 13 milioni i cittadini che si sono rivolti al mondo dell’occulto, un milione in più rispetto al 2011 e oltre 3 milioni in più rispetto al 2001. E anche questo sarebbe un effetto della crisi. Non solo economica e lavorativa – che pure ha il suo peso –, ma anche di valori.

Ma il disagio esistenziale si manifesta anche in altre direzioni. «Vi è un numero considerevole di fedeli – si legge ancora nel documento dei vescovi toscani – che si reca da sacerdoti e, a volte, anche da laici, per chiedere di essere liberati da possessioni e infestazioni diaboliche di vario genere causate, a loro dire, da malefici e fatture». Di fronte a questa «domanda», osservano i vescovi, le risposte sono spesso sbagliate. Vi sono «alcuni sacerdoti, animati da buona volontà» che «si rendono disponibili» ad accogliere, ascoltare, benedire queste persone, e «a volte, anche ad esorcizzarle, in modo però non permesso, non uniforme e non coordinato». Vi sono poi «fedeli laici che guidano preghiere di liberazione aventi la presunzione di assimilarsi a veri e propri esorcismi, con tanto di imposizione delle mani e benedizioni».

Altri aspetti negativi riguardano i «luoghi» dove avvengono questi riti. Come in chiesa, «in adunanze pubbliche, davanti all’Eucarestia solennemente esposta, con il rischio di alta spettacolarizzazione e con il pericolo di grave disorientamento dei semplici fedeli. Non di rado, durante queste celebrazioni, il sacerdote passa tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento e quasi sempre si verificano fenomeni quali urla, parole volgari, bestemmie e cose del genere che turbano non poco i fedeli presenti e specialmente i bambini e i più deboli». E lo stesso avviene talvolta in case private, in «incontri di preghiera pubblici, anch’essi altamente spettacolarizzati e con gesti e riti che alimentano superstizione e fanatismo». Quando poi non si ricorre a «fotografie di persone assenti, per chiedere preghiere di liberazione e ottenere “diagnosi” di possessioni diaboliche o di presenza di malefici».

Fin qui la «denuncia», il «richiamo» a sacerdoti e fedeli. Ma il testo vuol andare oltre e ricorda che la Chiesa è chiamata «ad accogliere le persone che chiedono di essere liberate e guarite dal maligno o dai suoi lacci, perché sono sempre persone bisognose di aiuto». Quindi i vescovi toscani indicano in quattro verbi il tipo di risposta che la Chiesa dovrebbe fornire: «annunciare» il Vangelo, «benedire» nell’ambito dell’azione sacramentale, «liberare» gli oppressi «attraverso la forza salvifica di Gesù (il che può comportare anche preghiere di guarigione ed esorcismi) e infine «vigilare sul sentimento religioso e sulle pratiche con cui i fedeli esprimono la loro fede cristiana per evitare errori e deviazioni nei confronti della fede autentica e genuina».

L’ultima parte del testo contiene una serie di «disposizioni normative», di cui la parte più consistente riguarda l’esorcismo, ribadendo prima di tutto che lo può fare «soltanto il sacerdote che ne abbia ottenuto speciale ed espressa licenza da parte del proprio Vescovo diocesano e limitatamente al territorio diocesano». Si sottolinea anche l’importanza del discernimento, avvalendosi – se necessario – anche «della consulenza di persone esperte di medicina e di psichiatria individuate e approvate dal Vescovo». In ogni caso – scrivono – «se una persona è affetta da disturbi psichici, praticarle preghiere di esorcismo sarebbe puramente illusorio e dannoso». I vescovi fanno anche divieto «di organizzare celebrazioni comunitarie di preghiere per ottenere la guarigione senza l’esplicito permesso scritto da parte del Vescovo diocesano». E comunque tali preghiere – se autorizzate – «vanno elevate sempre in un clima di grande riservatezza e sobrietà, al fine di evitare ogni spettacolarizzazione, artificiosità e teatralità». Quello che è severamente proibito è «benedire singolarmente i fedeli con il Santissimo Sacramento dell’Eucarestia al fine di ottenerne la guarigione o la liberazione dal maligno».

Un paragrafo del testo, infine, si occupa di «un’espressione impropria: “Messe di liberazione o di guarigione”», ricordando che «Ogni S. Messa, in quanto tale, è sempre fonte di liberazione, perciò non esiste nel Messale un formulario specifico “di liberazione” o “di guarigione”».

L’ultima raccomandazione riguarda l’obbligo della «gratuità». Non si deve quindi mai parlare di «compensi» per quanto ricevuto. «Le eventuali offerte, segno di condivisione e carità, non solo devono essere assolutamente libere ma devono essere rigorosamente accolte secondo le indicazioni della legge della Chiesa (CDC 848) e delle disposizioni della CEI».

  • Esorcismi e preghiere di guarigione. Indicazioni pastorali e norme dei Vescovi della Toscana – 2014. Con la Nota pastorale della Conferenza episcopale toscana «A proposito di magia e demonologia», Ed. Cooperativa Firenze 2000 srl, 2014. euro 5,0 – PER ACQUISTARLO CLICCA QUI

La Nota del 1994: Un testo che suscitò immediato interesse

Quella riportata in calce al documento della Cet è in realtà la seconda edizione della Nota pastorale «A proposito di magia e demonologia», che venne ristampata nel giugno 1994 ad appena un mese dalla prima edizione e corredata – per l’occasione – di alcuni «Criteri per una corretta lettura». È la prova – come osservata il card. Silvano Piovanelli, presidente allora della Conferenza episcopale toscana, nella presentazione, di quanto fossero sentiti questi temi nelle nostre comunità.

Particolarmente interessanti i tre «criteri di lettura» sottolineati dai vescovi in quella seconda edizione. Il primo è che il testo andava preso nella sua integralità, senza estrapolarne qualche passaggio di quelli di maggiore impatto mediatico (come la magia e la possessione diabolica), a riprova anche del clamore mediatico che aveva suscitato. Il secondo criterio era rivolto in particolare ai sacerdoti, mettendoli in guardia «da un pregiudizio razionalistico nei confronti dei fenomeni connessi alla possibilità straordinaria dell’azione del maligno». Il terzo criterio era rivolto invece alle comunità cristiane perché sapessero «annunciare con chiarezza» che Cristo morto e risorto è «la cifra in cui ogni aspetto dell’esistenza trova spiegazione».

La Nota partiva dalla constatazione dell’ampia diffusione oggi della magia e di tutto quanto può essere connesso all’occulto e al diabolico, cercando anche di individuare le ragioni di un fenomeno che a prima vista sembrerebbe fare a pugni con «lo sviluppo così ricco del pensiero scientifico e razionale». La prima parte del documento esaminava poi la «magia e le sue forme» (compresa la distinzione tra religione e magia, tra «magia bianca» e «magia nera», la divinazione e lo spiritismo); nella seconda se ne dava un giudizio dottrinale. La terza parte si occupa invece di «Maleficio, possessione diabolica e intervento della Chiesa. È in questa parte che due paragrafi sono dedicati specificatamente agli esorcismi (17) e alle benedizioni (18).

La «conclusione» era invece incentrata sull’urgenza di una «nuova evangelizzazione».