Prato

Eurotintoria: rischiano il licenziamento e il Vescovo li ascolta

Il vescovo di Prato Franco Agostinelli si è detto disponibile a scrivere una lettera e se necessario a incontrare i titolari di Eurotintoria. Il Presule lo ha promesso a una quarantina di dipendenti dell’azienda che venerdì pomeriggio sono stati accolti in Palazzo vescovile per raccontare il momento difficile che stanno vivendo a seguito della chiusura della loro fabbrica. «Quando si tratta di lavoro non si può scherzare, – ha detto mons. Agostinelli – quando vengo a sapere che qualcuno è rimasto senza una occupazione mi chiedo sempre: come farà la sua famiglia?». Per questo motivo il Vescovo ha invitato i lavoratori di Eurotintoria e i rappresentanti sindacali per ascoltare le loro ragioni e mettersi a disposizione «per darvi una mano nei limiti delle mie possibilità», e poi ha aggiunto: «Non sono né un politico né un imprenditore ma in forza del mio ruolo di Pastore di questa diocesi ho a cuore le sorti delle persone e delle loro famiglie». Dopo aver esposto la situazione che ha portato all’improvviso licenziamento degli 82 dipendenti per la cessazione dell’azienda, uno dei lavoratori ha letto un messaggio di ringraziamento a mons. Agostinelli a nome di tutti i colleghi. «Tra di noi ci sono diverse sensibilità, c’è chi ha fede e chi no, – ha letto Riccardo Cerchiari interpretando il sentimento dei presenti – ma tutti siamo consapevoli che per rilanciare il distretto c’è bisogno di valori etici e cristiani che possano far luce in questa città, altrimenti – ha affermato – la mancanza di lavoro può portare ad atteggiamenti aspri e intolleranti verso chi viene da fuori, questa è una Prato che non ci piace». Tra le richieste dei rappresentanti sindacali al Vescovo c’è anche quella di farsi portavoce in città del bisogno di prendere coscienza di queste situazioni, «occorre che queste dismissioni vadano governate – ha detto Massimiliano Brezzo della Cgil – dobbiamo renderci conto che perdere aziende importanti come Eurotintoria porterà alla morte del nostro sistema produttivo, il cuore pulsante del distretto sta perdendo colpi, per funzionare la filiera ha bisogno di tanti pezzi». Un concetto questo che è stato ribadito anche da Chiara Malinconi della Cisl. «Vivendo la realtà di Prato – ha affermato mons. Agostinelli – mi sono accorto che c’è incapacità di camminare insieme e questo è un male, chi fa sinergia non solo lavora meglio ma ha più capacità contrattuale, l’ho detto e lo ripeto: o ci si salviamo tutti o perdiamo tutti». Infine il Presule ha invitato i dipendenti di Eurotintoria e tutti i lavoratori pratesi a partecipare alle «Messe per Prato», le celebrazioni mensili pensate per pregare per il bene della città. La prossima, in programma il 21 febbraio alle 18 in cattedrale, avrà come intenzione la famiglie, mentre quella successiva, il 21 marzo sarà dedicata proprio al tema del lavoro. «In quella occasione – ha concluso Agostinelli – faremo sentire di nuovo la nostra e la vostra voce affinché Prato possa ancora andare avanti con forza e fiducia nel futuro». Poi lunedì 16 febbraio è arrivata la notizia: nella sede della Provincia è stato firmato l’accordo per la cassa integrazione straordinaria, la richiesta di cgis per cessazione dell’attività produttiva è partita dal 17 febbraio e avrà la durata di un anno. Inoltre è stato attivato il programma di politica attiva del lavoro attraverso lo sportello emergenze e il centro per l’impiego, finalizzato alla ricollocazione e riqualificazione con orientamento, formazione individualizzata per l’inserimento lavorativo, accompagnamento della persona e affiancamento della stessa nell’inserimento in una nuova attività. «Questo accordo è una vittoria della città, che permette ai lavoratori di Eurotintoria di utilizzare l’ammortizzatore sociale e allungare, fra cassa integrazione e successiva mobilità, il periodo di protezione», ha aggiunto per i sindacati Massimiliano Brezzo.

LA VICENDA – TROVATO L’ACCORDO PER LA CASSA INTEGRAZIONE

È una delle aziende di finissaggio più note e grandi del distretto, ma adesso cesserà la propria attività. A gennaio i rappresentanti sindacali interni hanno ricevuto una lettera: gli 82 dipendenti saranno licenziati. La notizia è arrivata inaspettata. In passato l’azienda ha avuto grossi problemi, il 50% della società era in mano ai curatori fallimentari a seguito del crack Sasch, ma l’estate scorsa, dopo mesi di trattative era tornata la speranza. Le famiglie Bini e Baroncelli, che già detenevano l’altra metà delle quote avevano deciso di rilevare il 100% della società. Una parte del magazzino era stata venduta per ripianare i debiti e le linee di credito con le banche erano state riaperte. La proprietà aveva sempre lasciato intendere che tutto sarebbe tornato a regime. Per questo i dipendenti avevano accettato di rinunciare a qualche mensilità pur di dare respiro all’azienda. La comunicazione della chiusura è arrivata quindi come un fulmine a ciel sereno, anche perché prima delle vacanze di Natale erano arrivate forti rassicurazioni. Ma purtroppo c’è da pensar male, perché il Capannone e i macchinari sono già stati venduti a compratori cinesi «e pare davvero difficile – osservano i sindacati – che la trattativa sia iniziata e conclusa nel mese di gennaio». Ma per fortuna il rischio di dover rinunciare alla cassa integrazione perché la procedura è stata richiesta a gennaio 2015 anziché a dicembre dello scorso anno è stata scongiurata. Lunedì in Provincia è stato firmato l’accordo tra le parti e gli 81 dipendenti (una nel frattempo si è dimessa) potranno usufruire per un anno della cigs.