Opinioni & Commenti

Famiglia, una risorsa da promuovere con politiche positive

di Alberto Migone

Il «Family day» è stato indubbiamente un grande evento: partecipato al di là di ogni previsione, ma soprattutto festoso, composto, propositivo e con tanti bambini che hanno aggiunto una nota di freschezza e di speranza. È stato anche un esempio di come si può e si deve manifestare e fa piacere che l’abbia offerto il laicato cattolico, che ha saputo togliere a quest’incontro ogni impronta confessionale o di parte, coinvolgendo tanti «laici» e credenti di altre religioni, nella convinzione che la famiglia è un valore umano su cui è possibile ritrovarsi e camminare insieme.

Ora però, ad una settimana di distanza, qualcuno può chiedersi: ma cosa ne resta?Direi il più e cioè la domanda forte, che è emersa e che non può essere disattesa né dal Governo né dal Parlamento: tener conto – in un tempo in cui l’attenzione sembra concentrarsi sulle varie forme di convivenza – di una realtà, «tanto numericamente massiccia quanto poco rappresentata nei Tg e sui giornali», quella delle tante famiglie italiane «fondate sul matrimonio di un uomo e di una donna, aperta ad una ordinata generazione naturale» che trovano sul loro cammino difficoltà, ben emerse nelle tante testimonianze e che vanno dalla precarietà del lavoro agli asili nido, da una fiscalità che spesso le penalizza fino al tempo parziale che per tante mamme è ancora legato… «al buon cuore del datore di lavoro».

Disattendere questo appello e non rimuovere gli ostacoli con «politiche audaci e impegnative» sarebbe grave perché la famiglia è e resta ancora oggi una vera risorsa per il Paese. Un primo banco di prova potrebbe già essere la prossima Conferenza nazionale della famiglia e sarebbe un buon segnale.

Ma la famiglia si promuove anche sul piano culturale e valoriale, evidenziandone la peculiarità e l’unicità.

Nasce da qui la contrarietà ai «Dico»: non per avversione preconcetta a chi in varie forme convive e che anzi come persona va tutelata, qualora già non lo sia, ma perché «un riconoscimento pubblico porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia in aperto contrasto con il dettato costituzionale».

Al «Family day», comunque, il tema dominante non è certo stato questo, anche perché i «Dico» vanno ora lasciati al loro cammino parlamentare e ad un esito che pochi ormai pensano positivo.

Dall’incontro di Piazza San Giovanni però viene anche – a mio avviso – un monito chiaro ai tanti politici, presenti – crediamo e speriamo – per ascoltare una parte significativa della società civile e in quest’ottica alcune assenze non hanno giustificazione. Questa presenza così numerosa non è politicamente etichettabile e nessuno se ne può strumentalmente appropriare. Anzi dalle parole di Savino Pezzotta – il vero leader della manifestazione – è emerso chiaro che le varie forze politiche saranno giudicate su quanto effettivamente faranno per la famiglia e per i valori che la sostengono. Il tempo del voto scontato o di mera appartenenza è finito. Ed è – a mio parere – buona cosa.