Italia
Festa Repubblica: attuare la Costituzione
Evitare la retorica, guardare avanti. E' occasione per celebrare, ma anche per riflettere su identità e attualità costituzionale. Lavoro, pace, sussidiarietà, democrazia: quattro capisaldi da rileggere oggi. Serve meno retorica e più visione, anche nell’orizzonte europeo. I cattolici possono offrire un contributo decisivo

Festa della Repubblica, per fortuna. Perché uno spazio per celebrare le istituzioni, in fin dei conti, può essere provvidenziale, soprattutto di questi tempi. A patto di saperlo utilizzare. Anche se su questo ci possono essere tutti i più fondati dubbi, il 2 giugno è comunque una data utile. Per celebrare, in forme cerimoniali e solenni – che sono sempre opportune –, ma anche per discutere, per chiederci cosa sia e come stia la Repubblica. Di qui quattro temi, che sembrano risaltare quest’anno, seguendo la Costituzione, che della scelta della Repubblica è di fatto il primo, fondamentale frutto. Primo: la Repubblica è fondata sul lavoro. Secondo: la Repubblica ripudia la guerra ed è disponibile a cessioni di sovranità su base di reciprocità. Terzo: la Repubblica è costituita su base sussidiaria. Quarto – e sintetico – la Repubblica è democratica, cioè fondata sul bilanciamento tra poteri e sul valore prioritario della persona e delle formazioni sociali.
Lo schema repubblicano, elaborato nel 1946 e ancora oggi fortemente imitato, necessita di continua attuazione.
Il problema di questi ormai ottant’anni di Repubblica – il referendum istituzionale è del 1946, settantanove anni fa – è che questo schema, allora profondamente innovativo e oggi straordinariamente coerente e produttivo, da un lato deve essere sempre inverato, cioè attuato e attualizzato in circostanze storiche molto mutevoli e accelerate, dall’altro spesso appare incrostato di retorica. Ne deriva una sensazione di rincorsa, che spiega anche il motivo per cui, per un malinteso senso di economia, la festa fu addirittura abolita. Fu ripristinata da quel grande presidente che fu Carlo Azeglio Ciampi, in un disegno privo di retorica e dunque efficace, di riflessione e rilancio dell’identità nazionale. Resta la necessità di dire qualcosa sui quattro (tra i tanti) essenziali punti d’identità della nostra Repubblica.
Temi aperti e nuove sfide per la Repubblica. Ovvero: il problema del lavoro e dunque delle diseguaglianze, che si percepiscono in modo sempre più evidente, fino a bloccare la percezione dello sviluppo sociale.
Poi, l’orizzonte europeo, oggi fragile e nebuloso anche per l’incapacità di articolare un discorso sulla guerra e sulla pace che sia realistico e propositivo. Infine, l’articolazione dei rapporti tra i diversi livelli di governo e rappresentanza, dal Comune all’Unione, per quanto riguarda competenze ed efficacia dell’azione. La sensazione è piuttosto quella di disordine e conflitto (spesso in un bicchier d’acqua, ovvero tra debolezze), più che di un chiaro disegno istituzionale e costituzionale. Molta carne al fuoco, dunque, per la riflessione e per l’azione. Ma anche per la realtà di una festa e di un anniversario che raccontano la tanta strada positiva fin qui percorsa. Come pure dei nuovi obiettivi, che incalzano, e richiedono una sana competizione, ma anche un rinnovato consenso sui fondamentali. In fin dei conti, è questo il tradizionale problema del nostro sistema-Paese, tanto più nella prospettiva di un’Unione europea sempre alla ricerca del suo posto e della sua identità in un mondo in rapida ristrutturazione. Che i cattolici – anche con la propulsione del nuovo investimento sul pensiero, il discorso, la dottrina sociale cui sprona Leone XIV – possano lavorare per questo obiettivo potrebbe rappresentare, qualora si definissero anche modalità operative adeguate, una bellissima notizia.