Fiesole

Fiesole, il 26 gennaio l’Agorà dei giovani a Figline

Ci stiamo avvicinando all’Agorà dei giovani fiesolani, l’incontro diocesano organizzato dalla pastorale giovanile.

Il 26 gennaio alle 21 i giovani della diocesi di Fiesole sono tutti invitati all’ex teatro dei salesiani a Figline per incontrare Rosario La Rossa che ha aperto una libreria a Scampia contro il degrado culturale. Tra gli organizzatori ci sono suor Valentina Laici della Fraternità della Visitazione di Pian di Scò e don Francesco Rizzi, vice parroco a Rignano, rispettivamente responsabile e assistente spirituale del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile. Gli abbiamo rivolto alcune domande per farci raccontare il tema dell’Agorà e i prossimi passi della pastorale giovanile in diocesi.

Perché questa proposta all’Agorà dei giovani?

Suor Valentina: «Il tema di quest’anno indicato da Papa Francesco per il cammino dei giovani verso il giubileo è “Lieti nella speranza” e la storia di Rosario porta in sé grandi tracce di questa speranza che desideriamo conoscere. La libreria “La scugnizzeria”, aperta da Rosario a Scampia, ogni giorno lavora ragazzi e giovani attraverso progetti culturali e laboratori per far sì che si possa “sognare i sogni impossibili”, come sta scritto nella sua insegna. Questa testimonianza può essere di grande ispirazione per tutti noi ed in particolare per ogni giovane che cerca di capire quali sono i propri sogni per poterli realizzare».

I giovani hanno bisogno più di testimoni che di teoria?

Suor Valentina: «I giovani hanno bisogno di concretezza e verità. Con loro non occorrono teorie, nella fede così come nella vita, cercano testimoni sinceri che con le relazioni quotidiane gli mostrino la bellezza della vita vissuta con Cristo. Ai dubbi, alle paure e alle perplessità, che portano dentro, non si può rispondere con le teorie sulla fede ma camminando al loro fianco mostrando come Dio ama ognuno perché per primi coloro che gli sono accanto sono stati amati e chiamati».

Quali altre iniziative o percorsi avete in serbo per i giovani della diocesi?

Suor Valentina: «Le iniziative in programma oltre all’Agorà dei giovani sono la festa delle Palme del 23 marzo, che stiamo già organizzando in collaborazione con l’ufficio catechistico, e la veglia di Pentecoste del 18 maggio. Prima di mettere in cantiere nuovi percorsi desideriamo metterci in ascolto delle parrocchie e delle varie realtà per capire quali sono i desideri e le esigenze dei giovani nella nostra diocesi. Partendo dall’ascolto potremo offrire iniziative che rispondono al meglio alla situazione attuale».

Oratori, gruppi parrocchiali, Ac, Scout, Opera La Pira: la diocesi è ricca di aggregazioni giovanili e luoghi di incontro. Riescono ad intercettare tutti i nostri giovani. Cosa manca?

Don Francesco: «La nostra diocesi è ricca di proposte ed esperienze, ma questo non deve illuderci o rinchiuderci in una apparente tranquillità: i dati ci dicono il crescente tasso di disagio giovanile, le scuole e i docenti ci parlano di tante marginalità, la cronaca ci lascia intravedere una crescente indifferenza e superficialità. I giovani, i ragazzi, ma in fondo tutte le persone, hanno bisogno di relazioni e prossimità. Come chiesa dobbiamo riscoprisci luogo, rete e prossimità. Innanzitutto un luogo, uno spazio da abitare e in cui potersi esprimere, e per fare questo siamo sempre più invitati a fare nostro il cuore del magistero di Papa Francesco a crescere come chiesa in uscita, in dialogo con la realtà e il contemporaneo. Una rete, in un contesto attuale in cui da un lato siamo illusi di essere sempre più connessi, è essenziale riscoprire il valore unico della relazione unica via per uscire dalle tante solitudini che pesano e influenzano le nostre esistenze. La prossimità, una chiesa fatta di volti e vicinanza, riscoprirsi comunità, riscoprirsi insieme. Sono convinto che la via più credibile ed efficace di evangelizzazione oggi sia il condividere le vite, il ritrovarsi come compagni di viaggio, come amici, una via informale ma capace di ridonare il senso di cosa siamo e di cosa a cui siamo chiamati. Credo che oggi, come sempre, il cuore dell’uomo abbia bisogno di sentirsi riconosciuto, accolto, amato, e credo anche che a questo bisogno vi sia solo una risposta adeguata: l’incontro con il Signore. Credo che una proposta cristiana più informale, meno ingessata, fatta di relazioni, di cura che aiuti le persone a sperimentare la bellezza di Dio, oggi potrebbe aiutare molti a ridare un senso alle proprie esistenze».

C’è una disaffezione dei giovani al sacro e alle sue manifestazioni?

Don Francesco: «Questa è una domanda complessa, che ci riporta però al cuore del nostro essere Cristiani. Il sacro, la liturgia, l’oltre sono il linguaggio proprio della Chiesa, un linguaggio che questa è chiamata ad incarnare e rendere possibile, la nostra missione è rendere possibile, sperimentabile, fruibile il Vangelo. Ed è proprio il Vangelo a darci le coordinate perché questo si renda possibile. Tutto il Vangelo è di fatto attraversato da due atteggiamenti che ne sintetizzano il messaggio: Ascolto e Cura. Ecco credo che le nostre comunità abbiano bisogno di questo, di tornare a vivere radicalmente il Vangelo: luoghi di Bellezza, dove sperimentare e vivere la Bellezza. Una certa incuria attraversa le nostre comunità e si riverbera nella liturgia che celebriamo. Troppo spesso la dimensione liturgica è messa in secondo piano nei nostri programmi, sia temporalmente che organizzativamente. Non ci prepariamo più e formiamo poco i giovani a vivere e significare la liturgia, questa povertà di grammatica e di linguaggio liturgico-simbolico sono convinto sia una delle urgenze pastorali dei nostri giorni, una povertà invisibile che piano piano sta allontanando tanti dall’esperienza ecclesiale, in particolare i più giovani. La bellezza ha una forza propria, i giovani sono attratti, cercano, hanno sete di bellezza autentica. A noi il compito di rendergli fruibile, incarnandola, la bellezza del Vangelo».

Cosa ha da dire oggi la Chiesa e in particolare quella fiesolana ai nostri ragazzi?

Don Francesco: «Da quando il vescovo mi ha chiesto di prendermi cura dei giovani, mi risuona questo versetto della prima lettera di Giovanni (1Gv2,14): “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno”. Questo vorrebbe essere ciò che vorrei con il mio ministero dire ai giovani, instillare in loro questa fiducia nella loro forza, nella loro novità, nella loro capacità unica di poter dire e vivere il Vangelo. Credo che come chiesa siamo chiamati da un lato a farci carico delle fragilità dei nostri ragazzi, ad aiutarli a non scoraggiarsi o illudersi in risposte facili, immediate, che li rinchiudono nella superficialità. Dall’altro a dare loro uno spazio concreto di espressione, di dare risonanza alla loro sensibilità, ad uno sguardo fresco sul mondo e sul Vangelo».

L’invito ai giovani che parteciperanno è quello di “indossare l’uniforme, felpa, maglietta del gruppo, associazione o parrocchia di provenienza. Durante la serata sarà possibile acquistare il libro dell’autore per contribuire a sostenere le iniziative della pastorale giovanile a Fiesole.