Toscana

Forteto: commissione d’inchiesta presto in visita a comunità e cooperativa

La commissione d’inchiesta del Consiglio regionale sarà in visita al Forteto nel mese di febbraio. Lo ha reso noto il presidente della commissione Paolo Bambagioni (Pd), nel corso della seduta di questo pomeriggio, nella quale sono proseguite le audizioni sulle responsabilità politiche e istituzionali. «Vogliamo incontrare i rappresentanti della cooperativa, i lavoratori e i rappresentanti dell’associazione». I contatti sono già in corso.

La commissione – hanno partecipato alla seduta anche il vicepresidente Andrea Quartini (Movimento 5 Stelle) e i consiglieri Jacopo Alberti (Lega Nord), Stefano Mugnai (Forza Italia) e Paolo Sarti (Sì Toscana a sinistra) – ha sentito oggi Angelo Passaleva, già vicepresidente della Regione e prima ancora presidente del Consiglio regionale della Toscana; i dirigenti del Cesvot Patrizio PetrucciLuciano Franchi (ex presidenti), Paolo Balli (direttore) e Filippo Toccafondi (amministratore); Sergio Pietracito, presidente dell’associazione delle vittime del Forteto, e l’ex consigliere regionale e segretario del Pd toscano, Ivan Ferrucci.

“Si tratta di approfondire anche questioni emerse oggi – spiega Bambagioni –, se l’effettivo comando della cooperativa risenta ancora del controllo diretto di persone condannate; come salvaguardare l’occupazione di questa realtà economica e in quali condizioni di vita e di lavoro si trovino oggi coloro che fanno parte di quella comunità, nella quale i forti condizionamenti psicologici rendono vittime anche gli adulti”.

Sergio Pietracito, nel rispondere alle domande dei commissari, ha detto che “Fiesoli non mi risulta abbia scelto di tornare al Forteto. Per scelta strategica resta a Pelago, ma il suo controllo rimane forte: le catene sono nella mente delle persone. Goffredi invece vive attualmente al Forteto”. E in quella comunità, spiega ancora Pietracito, “l’atmosfera resta pesante, le informazioni che vengono diffuse all’esterno non corrispondono con quello che mi viene detto dall’interno. Per salvare la cooperativa, noi, come associazione delle vittime, vorremmo lo scioglimento della comunità e il cambio del nome”.