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Fra’ George, educare alla pace nella terra ferita di Betlemme
Intervista al direttore del Terra Sancta School che è palestinese cresciuto a Jenin. Lo hanno incontrato i vescovi toscani in Terra Santa

Fra George Haddad è il direttore del Terra Sancta School, lo incontriamo a Betlemme, nel corso del pellegrinaggio di solidarietà dei vescovi della Toscana in Terra Santa, nel centro di aggregazione “Azione cattolica”, 11mila metri quadrati dedicati maniera polivalente alla socialità e all’incontro.
Il Terra Sancta School è la scuola più antica di tutto il Medio Oriente, fondata nel 1598 dai primi frati arrivati a Betlemme dove si insegnavano latino e musica per la liturgia e un po’ di matematica per il commercio. Dopo 400 anni oggi vi sono iscritti più di 1.800 studenti di età dai due ai diciotto anni. Il 50 per cento di loro sono cristiani di tutte le confessioni, mentre l’altra metà degli iscritti è musulmana. L’Istituto offre un’istruzione di qualità (Liceo classico, scientifico, Istituto tecnico e alberghiero), oltre che essere un punto di riferimento per la formazione dei giovani. Qui lavorano cento persone, dietro le quali ci sono cento famiglie che si sostengono con un lavoro dignitoso.
Fra George è palestinese, la sua famiglia è di Jenin, in Cisgiordania, ma conosce bene la Toscana. Da qualche anno i novizi della Custodia di Terra Santa fanno infatti il noviziato alla Verna. Ordinato ad aprile 2023 è stato mandato subito a Betlemme come direttore della scuola. “Mi sta sempre nel cuore l’anno di noviziato alla Verna, ho toccato la spiritualità francescana in profondità” dice. “Stare a scuola è la migliore arma per insegnare un futuro senza guerra. Questo è come interpretiamo il fare scuola” dice. Poi aggiunge: “Spesso chi nasce qui non capisce in profondità il dono di essere figli di questa terra dove ha vissuto Gesù. Così oltre a un’istruzione e all’avviamento al lavoro cerchiamo di coltivare questa consapevolezza. Dopo il 7 ottobre è stato difficile dare questa testimonianza a ragazzi che ancora non avevamo mai vissuto una guerra. Molte famiglie se ne sono andate all’estero in questi ultimi venti mesi, è importante invece restare. Piano piano, parlando anche con i genitori, frequentando la scuola, è stato fatto un grande lavoro da parte degli insegnanti e di noi frati. Non è facile, ma andiamo avanti”, aggiunge mentre gli occhi si fanno lucidi.
Il lavoro dei frati della Custodia permette loro di essere in contatto con tutta la comunità, musulmani compresi “l’abito religioso ci aiuta a essere riconoscibili, la gente ci vuole bene e ci rispetta. Per strada mi dicono: ‘Ciao Abuna’”.
La famiglia di fra George è di Jenin. I suoi genitori hanno casa al confine col campo profughi. Sono lì dal 1948 e ormai il campo è una vera e propria città. Senza alcuna spiegazione questa casa è stata in parte demolita dai carri armati israeliani. I suoi genitori sono scappati dai parenti, ma dopo due giorni sono tornati nella loro casa. Ormai il quartiere è stato abbandonato da tutti. Ma loro non vogliono mollare.
Fra George è l’unico frate palestinese della Custodia di Terra Santa, ha documenti palestinesi e i suoi spostamenti tra Isaele e Cisgiordania sono un calvario quotidiano tra strade tortuose e lunghe anche per brevi targitti, checkpoint, difficoltà a programmare i tempi e l’impossibilità di usufuire dell’aeroporto: “Quando partiamo con i miei confratelli tutti partono da Tel Aviv io invece devo passare dalla Giordania. Devo sempre fare il visto anche solo per andare a Gerusalemme che dista 12 chilometri e adesso si rinnova una volta ogni due mesi, mentre prima del 7 ottobre una volta all’anno.“È una grande grazia essere cristiani di Palestina, ma anche una grande prova” conclude.