Vita Chiesa

Francesco all’ospedale «San Francesco» di Rio: «Non siete mai soli»

«Dio ha voluto che i miei passi, dopo il Santuario di Nostra Signora di Aparecida, si incamminassero verso un particolare santuario della sofferenza umana qual è l’Ospedale San Francesco di Assisi». Sono state queste le parole con cui Papa Francesco ha aperto ieri sera il discorso all’ospedale San Francesco, a Rio de Janeiro, dove ha poi benedetto e inaugurato il «Polo di attenzione integrale alla salute mentale» destinato soprattutto alla cura e recupero dei tossicodipendenti. Alla realizzazione di quest’opera, dalla forte valenza sociale, si è giunti grazie al contributo economico della Conferenza episcopale italiana.

Ad accoglierlo nella nuova struttura era stato l’arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Orani João Tempesta, che insieme al responsabile diocesano della carità canonico Manuel de Oliveira, a un paio di giovani degenti, e a un terziario francescano si sono rivolti al Papa. L’arcivescovo ha sottolineato «l’immensa gioia di avere il Papa per l’inaugurazione del Polo sanitario», ricordando che «la realtà delle droghe ferisce migliaia di giovani». «Sappiamo che questo lavoro è solo una goccia», ha aggiunto, ma bisogna ringraziare i religiosi, i volontari e tutti coloro che lavorano qui «accogliendo Cristo sofferente in ognuno di questi giovani». Il canonico De Olivera ha affermato che «un terzo dei nostri giovani è vittima del flagello delle droghe nelle loro varie forme. Si tratta di intere generazioni perdute e senza futuro. L’esperienza secolare della Chiesa ci ha suggerito di metterci con quello che abbiamo e sappiamo a contribuire a uscire da queste situazioni». I due giovani in cura nella casa hanno raccontato brevemente la loro storia di dolore e hanno ringraziato per l’aiuto ottenuto, affermando che la loro vita è cambiata «da quando hanno accolto Dio nel loro cuore».

Il Papa, nel suo discorso (testo integrale), dopo aver ricordato il gesto fondamentale della conversione di San Francesco, l’abbraccio ad un lebbroso,  ha esortato tutti ad «imparare ad abbracciare chi è nel bisogno», proprio sull’esempio del santo di Assisi. «Ci sono tante situazioni in Brasile, nel mondo, che chiedono attenzione, cura, amore, come la lotta contro la dipendenza chimica. Spesso, invece, nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo. Quanti ‘mercanti di morte’ che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo! La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica».

Dopo aver detto un chiaro «no» alla liberalizzazione dell’uso delle droghe, il Papa ha nuovamente esortato tutti ad «abbracciare chi è nel bisogno» e ha poi aggiunto: «Ma abbracciare non è sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio della dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi». Rivolgendosi ai presenti, sanitari e ospiti in cura per la disintossicazione, ha aggiunto: «Cari amici, vorrei dire a ciascuno di voi, ma soprattutto a tanti altri che non hanno avuto il coraggio di intraprendere il vostro cammino: Sei protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto». E, come per rassicurare chi fosse nel dubbio sulla validità del percorso di recupero, ha aggiunto: «Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine. Guardate con fiducia davanti a voi, la vostra è una traversata lunga e faticosa, ma guardate avanti, c’è ‘un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano’» (parole tratte dalla enciclica «Lumen fidei», 57, ndr).

Nel discorso ai sanitari e ai degenti dell’ospedale San Francesco di Rio de Janeiro, il Papa ha fatto riferimento all’insegnamento evangelico sulla carità: «Credo che qui, in questo Ospedale, si faccia concreta la parabola del Buon Samaritano. Qui non c’è l’indifferenza, ma l’attenzione, non c’è il disinteresse, ma l’amore. L’Associazione San Francesco e la Rete di Trattamento della Dipendenza chimica insegnano a chinarsi su chi è in difficoltà perché in lui vede il volto di Cristo, perché in lui è la carne di Cristo che soffre». Il Santo Padre ha quindi avuto parole di ringraziamento per i sanitari, dicendo tra l’altro: «Grazie a tutto il personale del servizio medico e ausiliare qui impegnato; il vostro servizio è prezioso, fatelo sempre con amore; è un servizio fatto a Cristo presente nei fratelli: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ ci dice Gesù».

Concludendo il discorso a sanitari e degenti dell’ospedale San Francesco, nel cui nuovo reparto inaugurato questa sera si curano in particolare coloro che sono dipendenti dalle droghe chimiche, Papa Francesco ha voluto ribadire l’impegno della Chiesa per questo compito così difficile, a causa della grande diffusione in Brasile delle droghe chimiche: «Vorrei ripetere a tutti voi che lottate contro la dipendenza chimica, a voi familiari che avete un compito non sempre facile: la Chiesa non è lontana dalle vostre fatiche, ma vi accompagna con affetto. Il Signore vi è vicino e vi tiene per mano. Guardate a Lui nei momenti più duri e vi darà consolazione e speranza. E confidate anche nell’amore materno di Maria sua Madre».