Vita Chiesa

Francesco in Albania: Messa, questa è «terra di martiri». Come l’aquila «volate alto»

Il Pontefice, «ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani», ha sottolineato che «l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici, ministri di culto di altre religioni hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di grande coraggio e coerenza nella professione della fede. Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa!». Il Santo Padre si è recato «spiritualmente a quel muro del cimitero di Scutari, luogo-simbolo del martirio dei cattolici dove si eseguivano le fucilazioni» per deporre «con commozione il fiore della preghiera e del ricordo grato e imperituro». «L’aquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese – ha aggiunto -, vi richiami al senso della speranza, a riporre sempre la vostra fiducia in Dio, che non delude ma è sempre al nostro fianco, specialmente nei momenti difficili».

«Oggi le porte dell’Albania si sono riaperte e sta maturando una stagione di nuovo protagonismo missionario per tutti i membri del popolo di Dio», ha evidenziato Francesco che ha ringraziato per la «testimonianza» offerta e ha incoraggiato «a far crescere la speranza». «Non dimenticatevi l’aquila – ha aggiunto a braccio -. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su! Sono venuto per incoraggiarvi a coinvolgere le nuove generazioni; a nutrirvi assiduamente della Parola di Dio aprendo i vostri cuori a Cristo, al Vangelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come già fate: mediante questo vostro incontrarvi voi date testimonianza a tutta l’Europa». Ricordando i numerosi giovani sulla strada dall’aeroporto a piazza Madre Teresa, il Papa ha sottolineato: «Questo è un popolo giovane! Molto giovane. E dove c’è giovinezza c’è speranza. Ascoltate Dio, adorate Dio e amatevi fra voi come popolo, come fratelli». Ancora un invito dal Papa: «Non dimenticatevi del nido, della vostra storia lontana, anche delle prove; non dimenticate le piaghe, ma non vendicatevi. Andate avanti a lavorare con speranza per un futuro grande. Tanti figli e figlie dell’Albania hanno sofferto, anche fino al sacrificio della vita. La loro testimonianza sostenga i vostri passi di oggi e di domani sulla via dell’amore, sulla via della libertà, sulla via della giustizia e soprattutto sulla via della pace».

Il grazie di mons. Mirdita. «Grazie per aver guardato alle nostre necessità e per aver apprezzato le nostre ricchezze. Grazie per averci regalato questo dono grande. Grazie per le sue parole e per aver pregato con noi e per noi». Con queste parole, pronunciate ieri al termine della Messa in piazza Madre Teresa, monsignor Rrok Mirdita, arcivescovo di Tirana-Durazzo, ha espresso «profonda gratitudine» a Papa Francesco per il viaggio apostolico in Albania. «La nostra gente – ha detto l’arcivescovo – ha accolto con grande gioia l’annuncio della visita in questa terra bella, la quale, però, è segnata profondamente dalla sofferenza dei suoi abitanti. Attraverso la sofferenza abbiamo sviluppato la solidarietà tra di noi e l’accoglienza per chi è in difficoltà, abbiamo scoperto l’immenso valore dell’unità della famiglia e abbiamo imparato a vedere le differenze, anche quelle religiose, come una ricchezza». A 23 anni dalla caduta del regime, ha aggiunto mons. Mirdita, «stiamo vivendo» un «periodo di transizione e disorientamento». In questi anni «la Chiesa ha cercato di stare accanto alla gente». Seguendo l’esempio dei martiri e di «una figlia cara della nostra nazione, Gonxhe Bojaxhi (Madre Teresa), abbiamo cercato il volto di Cristo dietro ogni volto umano». Oggi, ha concluso, «abbiamo bisogno che il Papa ci guardi, ci confermi nella fede, ci corregga e ci incoraggi».