Prato

Furti e truffe ai parroci

Duna parte la necessaria ampia accessibilità ai luoghi di culto; dall’altra l’esigenza di tutelare la serenità dei fedeli e di custodire le offerte e i beni artistici della chiesa. Il tema della sicurezza, così sensibile nel dibattito cittadino, riguarda anche la vita delle parrocchie pratesi. I casi segnalati non sono tantissimi, ma furti, tentativi di truffa e rapine hanno avuto come vittime negli ultimi mesi anche alcuni sacerdoti e i loro collaboratori. L’ultimo episodio, durante le benedizioni pasquali in via Bologna, al Sacro Cuore: mons. Vittorio Aiazzi e un suo assistente sono stati avvicinati da uno sconosciuto che li ha minacciati e ha provato a strappare una borsa contenente le offerte delle famiglie. Il sacerdote ha reagito e ha subito chiesto a un commerciante di chiamare la polizia; poi ha lasciato una piccola cifra al ladro, che si è allontanato. Un comportamento sospeso tra chi è vittima di un reato ed è pronto a denunciare e chi in prima persona è sensibile alle difficoltà altrui e spinto ad un atto di generosità.

«La condotta cristiana e la disponibilità al perdono non sempre possono collimare con l’esigenza giudiziaria – sottolinea il vicequestore Francesco Nannucci, che dirige la squadra mobile -. Occorrerebbe che il parroco sapesse distinguere la propria attività dall’esigenza di giustizia comune. Il prete che subisce un furto deve denunciare: è responsabile di quello che c’è in chiesa, ma può perdonare da un punto di vista cristiano».Tra i rischi per i sacerdoti c’è anche quello di essere avvicinati da bisognosi che si rivelano poi truffatori o persone che vogliono approfittarsi della loro carità, fino a porre in atto comportamenti invadenti, ai limiti dello stalking. Come ci si accorge che la situazione sta scappando di mano e come si deve comportare il sacerdote in questi casi? «Il campanello di allarme deve scattare quando le richieste diventano insistenti, quotidiane, e l’aiuto è considerato un atto preteso e dovuto» – risponde il vicequestore Nannucci, che rinnova l’invito a rivolgersi alla polizia. «Di fronte a condotte pressanti e pesanti, penso sia necessario un nostro intervento, che spesso si limita a far passare una volante e allontanare la persona, senza che si arrivi ad una querela. Il nostro lavoro non necessariamente porta ad un provvedimento: spesso riusciamo a comporre una lite senza arrivare a una denuncia, un arresto e ai processi».Per quanto riguarda i furti nelle chiese, sono tre i principali obiettivi dei ladri: le opere d’arte, gli oggetti sacri, usati per compiere riti satanici, e le offerte dei fedeli. A quest’ultima tipologia appartengono i casi verificatisi a Prato negli ultimi mesi: due furti alla parrocchia di San Giovanni Bosco, e quello del maggio 2015, quando nella chiesa di San Pietro a Iolo, il ladro fu colto sul fatto dai parrocchiani mentre con un filo metallico foderato di scotch biadesivo aveva «uncinato» dall’offertorio dieci euro in monete. Più grave l’aggressione ai danni di don Massimo Malinconi, rapinato da 4 sconosciuti dopo aver celebrato la messa della vigilia di Natale a Mezzana. O il caso del malvivente che con modi gentili, un mese fa, è riuscito ad avere accesso alla canonica di Capezzana, spacciandosi per un prete.Tra le accortezze suggerite dalla Questura c’è quella di svuotare frequentemente la cassetta delle offerte e magari farlo sapere ai malintenzionati con appositi cartelli; garantire un minimo di presenza in chiesa, con l’aiuto di alcuni collaboratori.Quanto ai deterrenti per prevenire furti di opere d’arte e oggetti sacri, il vicequestore Nannucci suggerisce di rafforzare serrature e sistemi di difesa passiva. «Capisco che non sia facile per le singole parrocchie installare allarmi, telecamere e sistemi di protezione per quadri, statue, candelabri, ma sarebbe opportuno che ogni parroco quanto meno fotografasse e avesse una documentazione degli oggetti d’arte presenti in chiesa. È un valido accorgimento per rendere più difficile l’immissione sul mercato di questi beni: allegando le foto alla denuncia di furto, gli oggetti entrano nella lista delle opere rubate e può essere, ad esempio, bloccata la loro vendita all’asta».

Dario Zona