Italia

G8, i due assenti

Sono almeno due i “grandi” assenti al G8 del 6-8 giugno: le Nazioni unite e l’Unione europea. Alla riunione preceduta da toni in qualche caso drammatici, in cui il presidente Putin è tornato a paventare il rischio di una guerra mondiale, mancano le Organizzazioni che avrebbero potuto stemperare i toni, cercando di conciliare le parti. Così da perseguire, con maggior decisione, risultati concreti negli ambiti della lotta al cambiamento climatico, della pacificazione in alcune regioni “calde” del mondo, della prevenzione al terrorismo, degli indilazionabili aiuti ai paesi poveri.

Nell’agenda del G8 tutti questi temi sono stati inscritti da Angela Merkel, cancelliera tedesca, prima donna a presiedere il meeting dei “grandi”. Data la rilevanza della posta sul tavolo, sono stati invitati, accanto a Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone, Canada e Russia, anche cinque paesi emergenti: Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica. Ma i reciproci veti emersi alla vigilia, e la tensione elevatissima registrata tra Washington e Mosca a proposito dello scudo stellare che Bush intende realizzare con basi missilistiche in Polonia e radar in Repubblica Ceca, hanno lasciato intravedere il possibile fallimento dell’incontro.

Veti che si aggiungono al moltiplicarsi degli interessi contrastanti che di per sé dividono i leader convenuti sul suolo tedesco. Ai tradizionali problemi di politica internazionale (con in testa Iraq, Iran, Terra Santa e status del Kosovo), si aggiungono la questione energetica, gli scambi commerciali, la situazione esplosiva in varie regioni dell’Africa (si pensi al Darfur), dove Cina e India intendono dire la loro al pari dei G8.

In questa delicatissima situazione, si comprende come Onu e Ue avrebbero potuto ricoprire un ruolo di primo piano a Heiligendamm. Nello svelenire i conflitti latenti, nel dirimere interessi divergenti, nel richiamare con forza l’attenzione sui veri ostacoli che tutta l’umanità – non solo questo o quel paese – ha dinanzi a sé: la composizione dei conflitti e la ricerca della pace, la sfida demografica, lo sviluppo economico “sostenibile”, la crescita del “terzo mondo” (tale era e tale è rimasto nonostante la globalizzazione), la prevenzione del terrorismo sul piano della sicurezza ma anche su quello – meno gettonato – della promozione della giustizia, la lotta aperta alle piaghe della miseria e delle malattie (Aids, malaria…).

Ma, come risaputo, Onu e Ue non godono in questa fase di uno stato di salute che consenta loro un posto nell’olimpo della politica mondiale. A maggior ragione la riforma del Palazzo di vetro e il rilancio dell’integrazione europea dovrebbero veder impegnati i leader nazionali, dei paesi “grandi” (autoproclamatisi tali) come dei “piccoli”.

Gianni Borsa

G8: MORO (FONDAZIONE GIUSTIZIA E SOLIDARIETÀ – CEI), «SERVE UNO SFORZO CORAGGIOSO» “Uno sforzo per destinare lo 0,7% del Pil e per fornire una posizione concordata da applicarsi al Wto per la regolamentazione del commercio internazionale che consenta il finanziamento dello sviluppo nei Paesi più impoveriti, e un impegno immediato per una lotta più efficace alla diffusione delle pandemie, in particolare l’Aids, garantendo a tutti l’accesso alle cure retrovirali: decisioni da prendere in un quadro di multilateralismo”. È quanto, secondo Riccardo Moro, direttore della Fondazione Cei “Giustizia e Solidarietà”, sarebbe “giusto e lecito attendersi” da parte del prossimo vertice del G8 in Germania, “nel quale si registra un grande assente: il tema del debito”. “Tutto questo – aggiunge Moro – non sarà realizzabile nell’imminente G8 anche se si tornerà a parlare del Sud del mondo. Avremmo voluto anche una parola più forte sul debito, estendendo a tutti i 70 Paesi a basso reddito le iniziative di cancellazione che finora sono state realizzate solo su 30 di questi. Serve uno sforzo coraggioso come, non solo da oggi, chiede anche la Chiesa italiana che a questi temi sta dedicando riflessione e concretezza nel celebrare i 40 anni della Populorum Progressio”.

Il G8 è anche l’occasione, ad avviso di Moro, per ricordare “l’impegno della Chiesa italiana sui temi della giustizia internazionale, della solidarietà, dell’inclusione dei più vulnerabili e della tutela universale dei diritti umani alla luce di quell’idea di cittadinanza mondiale cara a Giovanni Paolo II”. Un impegno, afferma, che “data da molto tempo e che in momenti più recenti, legandosi proprio ai G8, ha assunto una particolare visibilità con la campagna del debito a partire dal Giubileo del 2000 e con la nascita del movimento Sentinelle del mattino che vide oltre 60 aggregazioni laicali presentare un manifesto al G8 di Genova 2001”. Esperienza che proseguì con la Fondazione “Giustizia e Solidarietà” e con le Campagne sugli obiettivi di sviluppo del millennio coordinate da Focsiv, Caritas Italiana e tante altre realtà.

L’“esperienza ecclesiale” italiana ha trovato, ad avviso di Moro, “una particolare sintonia” con altre Chiese europee e non, come testimonia il recente viaggio – promosso in Italia da Caritas e Focsiv – di vescovi del Sud e del Nord del mondo, nelle diverse capitali del G8 per chiedere un impegno sugli Obiettivi di sviluppo e sulla giustizia internazionale. “Alla tappa italiana, che ha visto agli inizi di maggio, la visita della delegazione anche al premier Prodi – ricorda il direttore della Fondazione Cei Giustizia e solidarietà – era presente il vescovo Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei competente in questi problemi. La sua presenza era, tra l’altro, a conferma delle precedenti scelte della Cei di contatti diretti con il governo per esprimere il proprio pensiero sui temi del G8. La stessa delegazione di vescovi Nord-Sud per il G8 aveva incontrato anche il presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, che nell’occasione aveva ribadito l’impegno della Chiesa italiana a favore della dignità della persona, dei diritti umani, della cancellazione del debito, dell’ambiente…”.

Il sito del G8 2007 (in inglese)BENEDETTO XVI: APPELLO AL G8, «EDUCAZIONE PRIMARIA PER TUTTI»G8: LE MISURE CONCRETE RICHIESTE DA SETTE CONFERENZE EPISCOPALI