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G8, la voce dei «piccoli»

Si è conclusa con un compromesso la discussione dei G8 – riuniti i a Heiligendamm, in Germania (6-8 giugno 2007)- sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica per combattere i cambiamenti climatici nocivi. Gli Stati Uniti non hanno acconsentito a definire con precisione i tagli di gas serra necessari, nella bozza di documento finale si parla infatti di “tagli sostanziali”, senza però precisarne le cifre e rifiutando la proposta tedesca ed europea di dimezzare le emissioni entro il 2050.

In questi stessi giorni sono riuniti in Vaticano per la 18ª Assemblea generale oltre 300 delegati di 162 Caritas nazionali di 200 Paesi, per rieleggere i loro vertici (il nuovo presidente di Caritas internationalis è ora il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegugicalpa in Honduras), discutere di come essere “Testimoni della carità per costruire la pace”, ma soprattutto per lanciare un forte appello ai leader dei G8 perché mantengano le promesse fatte nel 2005 per sradicare la povertà nel mondo. Uno striscione con la scritta “Make aid work” è stato innalzato, a questo proposito, in piazza San Pietro, mentre l’8 giugno tutti i delegati saranno ricevuti in udienza dal Papa. Abbiamo raccolto alcuni pareri tra i delegati Caritas di alcuni Paesi particolarmente toccati dagli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

UN RISCHIO TERRIBILE PER L’UMANITÀ . Dal Perù al Niger, da Haiti all’Australia, si allunga la lista dei Paesi che sono costretti a fronteggiare catastrofi naturali e nuove emergenze a causa dei cambiamenti climatici che stanno distruggendo la terra, creando nuovi profughi e affamando la popolazione. Anche le Caritas sono in prima linea su questo fronte. In Perù, dove migliaia di persone soffrono le conseguenze di inondazioni e smottamenti, questo la posizione del presidente Bush a proposito dei cambiamenti climatici viene giudicatA “totalmente inaccettabile”, dichiara JORGE LA FOSSE , segretario generale della Caritas peruviana: “È un tema da prendere con molta serietà altrimenti l’umanità correrà un rischio terribile. Ora i cambiamenti climatici stanno colpendo i più poveri, ma presto toccheranno tutti e potremo trovarci di fronte a situazioni molto difficili”. RAYMOND YORO YOUNOUSSI , coordinatore nazionale di Caritas Niger, dove avanza il deserto e scompaiono le foreste, pensa che gli Usa abbiano “torto perché sono quelli che inquinano di più al mondo. È una follia enorme lasciare che gli altri paghino le conseguenze al posto loro”. “Noi Paesi poveri – dice – paghiamo il prezzo più alto. Abbiamo solo tre mesi di pioggia, c’é una forte insicurezza alimentare a causa della siccità e della sovrappopolazione, la gente non ha da mangiare”. A suo avviso, “se le grandi potenze non sono intenzionate ad aiutare gli altri bisogna che il mondo intero le costringa ad impegnarsi, perché con la legge del più forte il mondo non potrà andare molto lontano e affonderemo tutti assieme”.

DOVE TROVARE LA SPERANZA. Anche ad Haiti la situazione è estremamente difficile, con molta siccità alternata a forti piogge e inondazioni a causa di una cattiva gestione delle risorse naturali. Secondo padre WILNÉS TILUS , direttore generale di Caritas Haiti, “il presidente Bush ha la sua politica, ma è interessante vedere come alcuni governatori degli Stati Uniti stiamo invece decidendo di impegnarsi diversamente e rispettare gli impegni internazionali. Questo è un segno importante di speranza per il mondo: avere un presidente che dice ciò che vuole ma anche, nello stesso Paese, gente che decide altrimenti. Tanti movimenti sociali in tutto il mondo si stanno svegliando per dire che oggi vogliamo una vita migliore per le generazioni future. Dobbiamo lottare perché i politici si rendano conto che non possono ignorare la protezione della natura e della vita di tutti”. Perfino in Australia, nazione ricca prima mai toccata da problemi di questo tipo, la scarsità di risorse idriche e le inondazioni stanno provocando grossi problemi, tanto da far impegnare in prima persona la Chiesa. Per JACK DE GROOT , direttore esecutivo di Caritas Australia, “la mancanza di impegno e negligenza degli Stati Uniti è riprovevole e cieca. Spero che gli altri Paesi del mondo si assumano le loro responsabilità, a prescindere da questa posizione” .

“AI G8 CHIEDIAMO…”. Tra le richieste ai governi dei G8 – aumento degli aiuti allo sviluppo, debito estero, lotta all’Aids, ecc. – ne arriva una precisa dal Nepal: RUPA RAI , direttrice del dipartimento per la promozione della donna di Caritas Nepal, chiede che vengano mantenuto gli impegni “per superare le disuguaglianze, soprattutto riguardo alla situazione delle donne in Asia, molto povere e carenti di educazione rispetto agli uomini. Bisogna promuovere le loro capacità – afferma – e dare più attenzione ai problemi delle donne”. Nonostante tra i delegati Caritas non tutti siano fiduciosi che i G8 vogliano realmente mantenere le promesse, una forte speranza si fa strada. Quella di “vedere i dirigenti del mondo intero, non solo gli 8 che sono in Germania, muoversi spinti dalla pressione della società civile – afferma VINCENT SIBOUT , direttore di Caritas Marocco -. In molti Paesi del Nord e del Sud del mondo, nelle città e nelle zone rurali, esistono molte associazioni che fanno rete tra loro, creando a poco a poco una sensibilizzazione alla base che potrà influire sulle decisioni dei governi. Certo ci vorrà molto tempo per cambiare le decisioni di tipo economico. Ma ricordiamo che il tempo è poco, mentre è in gioco la vita di centinaia di milioni di persone”.

a cura di Patrizia CaiffaIl sito del G8 2007 (in inglese) 06-06-2007 – JUNIOR 8 SUMMIT: 74 RAGAZZI DI TUTTO IL MONDO, RIUNITI A WISMAR (GERMANIA), PARLERANNO AL G8BENEDETTO XVI: APPELLO AL G8, «EDUCAZIONE PRIMARIA PER TUTTI»G8: LE MISURE CONCRETE RICHIESTE DA SETTE CONFERENZE EPISCOPALI06-06-2007 – FORUM DEI POPOLI IN MALI: «G8 SINONIMO DI DELUSIONE», I PESI DELLA CORRUZIONE08-06-2007 – G8: ULTIMA GIORNATA DI LAVORI, NUOVE «PROMESSE» ALL’AFRICA 09-06-2007 – G8: GIUDIZIO CRITICO DALLA FONDAZIONE GIUSTIZIA E SOLIDARIETÀ