Opinioni & Commenti

G8: troppi grandi per decisioni così piccole

di Riccardo Moro

Onestamente non si nutrivano grandi aspettative dal summit del G8 appena concluso. I due incontri precedenti erano stati caratterizzati dalla retorica di Blair nel 2005, che annunciava come storiche decisioni contenute e attese da tempo, e dalla freddezza di Putin del 2006 che, forte di petrolio e gas, aveva proposto un’agenda tutta rivolta alle esigenze interne della Russia e del gruppo degli otto. Dal vertice in Germania si sperava in un ritorno di attenzione verso il Sud del mondo, nei confronti del quale gli otto ricchi non hanno sovranità, ma sul quale esercitano comunque una rilevante influenza. Dalla preparazione dei mesi precedenti si sapeva però che i risultati non sarebbero stati «storici». Così in effetti è stato. Le conclusioni del vertice registrano, finalmente, un’attenzione comune alla questione dei cambiamenti climatici, un’enfasi sulla crescita economica, coniugata con la responsabilità sociale, e il rinnovo degli impegni per diffondere l’accesso alle cure delle pandemie come Aids, malaria e Tbc. Non molto di più.

Ci si rallegra che sul clima gli otto affermino con chiarezza che la sede di identificazione degli impegni futuri sarà quella multilaterale delle Nazioni Unite, vincendo le esitazioni Usa che sembravano preferire, come luogo di definizione e assunzione degli impegni, una conferenza tra i Paesi responsabili delle principali emissioni inquinanti. Ma ci si domanda: ha senso considerare una vittoria il fatto che si collochi in sede Onu l’ambito di definizione delle regole? È come felicitarsi del fatto che le leggi vengono approvate dal Parlamento. Può esservi sede alternativa senza alterare il processo democratico?

I documenti finali attribuiscono alla crescita economica, cioè all’aumento del Pil, un grande ruolo, sia nel mondo sia in Africa, associando la crescita alla stabilità e alla responsabilità sociale, identificata come impegno all’inclusione sociale. Non emerge, però, in quali termini concretamente operatori economici e politici vengano impegnati a realizzare l’obiettivo di inclusione, che rimane generico. Né emerge un’altrettanto viva sottolineatura a un’autentica redistribuzione e, soprattutto, ai limiti ambientali della crescita. Non tutte le risorse sono rinnovabili e nei documenti è assente il «link» tra cambiamenti climatici e sviluppo ambientalmente sostenibile.

All’impegno in favore della lotta alle pandemie, infine, si dedica ampio spazio nei documenti finali, ma – e ci si perdoni la durezza – anche qui al limite della genericità sgradevole. Viene citata la cifra di 60 miliardi di dollari «nei prossimi anni», ma non si capisce se si tratti di somme addizionali a quelle promesse nel passato, o se, come è più probabile, semplicemente si tratti di destinazione di risorse già allocate.

Senza voler dimenticare le azioni positive, dal vertice emerge complessivamente un quadro insufficiente. Dell’impegno sull’educazione chiesto con tanta chiarezza da Benedetto XVI l’unica traccia, fra le otto pagine del documento finale è una riga e mezzo nel capitolo «crescita economica e investimenti». Nulla di nuovo vi è in tema di finanziamento dello sviluppo, cioè aiuti, cancellazione del debito e regole del commercio internazionale che permettano di attrarre risorse finanziarie nel Sud. Guardando al debito si deve ricordare che le cancellazioni hanno riguardato solo trenta Paesi, quando dovrebbero essere estese a tutti i Paesi a basso reddito procapite, circa una settantina. L’Africa Sub-Sahariana pagava 13 miliardi di dollari l’anno per «servire» i suoi debiti nel 2000 e ne ha pagati 23 nel 2006. La retorica che presenta l’iniziativa sul debito come una «missione compiuta» è falsa. E in tema di aiuti e di commercio non ci si stanca di ricordare l’esigenza di creare un quadro di obbligatorietà dei contributi finanziari, come avviene con il pagamento delle tasse a livello nazionale che permettono l’accesso universale ai servizi fondamentali. Su tutto questo il G8 non ha detto nulla di nuovo: non sono queste le priorità.

Forse l’unico risultato positivo del vertice è stata la ricomposizione della crisi tra Stati Uniti e Russia. Ma ci si chiede se per un risultato ottenuto così facilmente si debbano spostare in giro per il mondo ventimila persone tra delegati e staff. Qualcuno ha persino suggerito perfidamente che le parole roboanti scambiate tra Putin e Bush prima del summit fossero una messinscena per offrire al proprio Paese un’immagine virile in un momento di consensi scarsi…

Da parte italiana una piccola luce. La disponibilità del presidente Prodi ad iniziare subito la preparazione del vertice del 2009 in Italia in dialogo con la società civile, per definire insieme agenda e priorità. Potrebbe essere un’occasione notevole, non solo per marginalizzare proteste inutili, ma soprattutto per riproporre agli otto, con coraggio, l’agenda del Giubileo. Ma arriverà il governo attuale a quell’appuntamento?

Il sito del G8 2007 (in inglese) 06-06-2007 – JUNIOR 8 SUMMIT: 74 RAGAZZI DI TUTTO IL MONDO, RIUNITI A WISMAR (GERMANIA), PARLERANNO AL G8BENEDETTO XVI: APPELLO AL G8, «EDUCAZIONE PRIMARIA PER TUTTI»G8: LE MISURE CONCRETE RICHIESTE DA SETTE CONFERENZE EPISCOPALI06-06-2007 – FORUM DEI POPOLI IN MALI: «G8 SINONIMO DI DELUSIONE», I PESI DELLA CORRUZIONE08-06-2007 – G8: ULTIMA GIORNATA DI LAVORI, NUOVE «PROMESSE» ALL’AFRICA 09-06-2007 – G8: GIUDIZIO CRITICO DALLA FONDAZIONE GIUSTIZIA E SOLIDARIETÀ