Firenze

Gambelli ai cristiani in politica, “Rispettare i diritti di ogni uomo”

L'omelia dell'arcivescovo di Firenze: "Il rispetto dei diritti dell’uomo, nascituro, in crescita, adulto, uomo, donna, lavoratore, disoccupato, migrante, sano, malato, morente è l’architrave della pace e di  ciò che può garantire l’abitabilità della terra"

“Il cristiano che agisce in politica è consapevole che la vita di ogni uomo e di ogni donna, proprio perché aperta ad un destino eterno, è chiamata a una pienezza di diritti in questa vita“. Sono queste le parole dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli nella Messa celebrata oggi nella chiesa del palazzo arcivescovile per i cattolici impegnati in ambito sociale e politico.

Secondo Gambelli “Il rispetto dei diritti dell’uomo, nascituro, in crescita, adulto, uomo, donna, lavoratore, disoccupato, migrante, sano, malato, morente è l’architrave della pace e di  ciò che può garantire l’abitabilità della terra nel nuovo regime climatico con cui tutti dobbiamo fare i conti. In nessun modo tutto ciò può essere considerato, specialmente da un cattolico, un’irrealistica utopia. Essa è al contrario l’unica realistica premessa per la pace e la prosperità in un pianeta le cui risorse non sono illimitate e quindi vanno condivise”.

“Possiamo riconoscere – ha detto ancora il vescovo – di avere un’autentica sete di vita eterna, se abbiamo fame e sete di giustizia. Senza fame e sete di giustizia e di pace anche la sete di Dio è trascurata, o – peggio – contraffatta con un bisogno religioso auto appagante. Beati, infatti, non sono i sazi ma coloro che continuano ad aver fame e sete di giustizia anche quando tutto sembra negare plausibilità alla giustizia e alla pace”.

L’arcivescovo di Firenze ha ricordato “quel patto fondatore che, all’indomani della seconda guerra mondiale e della Shoa, ha fatto della promozione dei diritti dell’uomo il cardine della convivenza civile di ogni popolo e fra le nazioni”: un patto che oggi molte sirene ci invitato a non rispettare. Il magistero dei papi, a partire da san Giovanni XXIII con la Pacem in terris (1962) ha visto in questo patto per i dirittti umani un segno dei tempi: “Una chiamata ai credenti e agli uomini di buona volontà a scegliere da che parte stare per contribuire alla costruzione del Regno di Dio. Tutti i successori di Giovanni XXIII – ha ricordato ancora Gambelli – hanno incentrato il loro magistero sociale sui diritti dell’uomo. La promozione dei diritti umani è il bene comune universale su cui cresce ben ordinata la convivenza fra le nazioni e all’interno di esse. È pericoloso e preoccupante quando il diritto internazionale e il diritto umanitario sono impunemente calpestati”. Papa Francesco, ha sottolineato ancora l’arcivescovo, “ha fatto fare un passo avanti al magistero sociale della Chiesa chiarendo che la questione sociale è indissolubilmente connessa alla questione ecologica. Il grido della terra è indisgiungibile dal grido dei poveri”.