Cultura & Società

Giornata Comunicazioni sociali. Convegno formativo alle Oblate a Firenze. Le relazioni di giornalisti e comunicatori

Don Alessandro Andreini della Comunità di San Leolino, docente alla Gonzaga University di Firenze, consulente ecclesiastico dell’Ucsi Toscana ha trattato il tema: “Chiesa in ascolto, Chiesa sinodale”.

Andrea Fagioli, già direttore di “Toscana Oggi”, e critico televisivo di “Avvenire”, ha aiutato a riflettere su “Quando le immagini contano più delle parole? “In Italia secondo gli ultimi dati Auditel-Censis tre prime serate in tv valgono da sole quanto un anno di spettatori totali al cinema. E la somma di tutti i quotidiani La televisione non é in crisi, lo é il televisore. Ci sono 120 milioni di schermi, 5 in media per famiglia. Ed é ormai realtà la fruizione su doppio schermo”.

Paolo Ermini, già direttore del Corriere Fiorentino e condirettore del Corriere della Sera, centrerà il suo intervento su “I media come percepiscono il dialogo della Chiesa con la società d’oggi?”. 

“Come giornalisti – ha detto – sappiamo che la verità non esiste, ma quello che esiste é solo la sua rappresentazione più vicina possibile”. “Parlare col cuore ci richiama ad una comunicazione che non sia arida, ma partecipe sempre nel rispetto delle nostre regole professionali”. La terza parola che ne discende é gentilezza: “Possiamo noi operatori essere gentili? Credo che dovremmo esserlo, non come omaggio al bon ton, ma per l’antidoto alla ferocia e alla crudeltà, l’esasperazione dei sentimenti che può produrre strappi e conflitto”. Lo si fa pensando quando si scrive agli effetti dell’uso di una parola al posto di un’altra. E una maggiore attenzione e sensibilità la richiede il settore della giustizia. “Se gentilezza chiama rispetto, questo chiama dialogo”.

Infine Duccio Moschella, giornalista de “La Nazione”, impegnato nel mondo del volontariato con la Misericordia di Firenze, ha raccontato alcune storie edificanti di accoglienza e solidarietà parlando di: “La ricerca di buone notizie per aprire i nostri cuori alla speranza”.”Le ultime ricerche di mercato sul mondo del giornalismo ci dicono che le notizie di cronaca nera non colpiscono più come un tempo, ma i lettori sono più catturati dalle storie emozionali, perché aprono alla speranza e stimolano la riflessione”.”Comunicare col cuore, che significa? L’esempio lo si ritrova nella Genesi con Caino che a Dio che chiede di Abele risponde: Sono forse io il custode di mio fratello?. La risposta di un giornalista dovrebbe essere sì, perché comunicazione significa prima di tutto prendersi cura dell’altro”.