Toscana

Giornata disabilità: a Firenze presentazione del libro “Grazie a Dio non sono perfetto”

Oggi pomeriggio alle 17,30, nei locali parrocchiali della chiesa di Santa Maria Madre della Chiesa (via Torregalli, 13, Firenze), Antonio Ciuffreda presenta il suo libro in cui racconta la sua storia.

Antonio Ciuffreda (sulla sedia a rotelle) e il gruppo dell'associazione La Gometa

In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra domani, oggi pomeriggio, alle 17,30, nei locali parrocchiali della chiesa di Santa Maria Madre della Chiesa (via Torregalli, 13, Firenze) Antonio Ciuffreda presenta il suo libro “Grazie a Dio non sono perfetto” (Edizioni del Rosone).

Nel volume Antonio racconta la sua storia, quella di un ragazzo focomelico del Gargano accolto a Firenze nella Fraternità dell’Incarnazione e poi approdato a Pescia: il lavoro in banca, la moglie e tre figli, il volontariato con i disabili attraverso l’associazione La Gometa. E ora la prospettiva della laurea in Scienze dell’educazione presso l’Università pontificia salesiana.

Dopo i saluti istituzionali del comune di Scandicci, intervengono alla presentazione, oltre all’autore, Dimitris Argiropoulos, docente di Pedagogia speciale all’Università di Parma, Giampiero Giampieri, docente di Lettere, don Fabio Marella, direttore dell’Ufficio pastorale delle persone disabili della diocesi di Firenze e Stefano Vannini, presidente de «La Melagrana Aps». Modera Domenico Mugnaini, direttore di Toscana Oggi.

«Il titolo che ho scelto per il mio libro racchiude in sé una grande provocazione – afferma Antonio Ciuffreda -. Dio per definizione incarna il concetto della perfezione e dire che grazie a Lui io sono imperfetto rappresenta sicuramente una grossa contraddizione anche se in tono provocatorio. Ho fatto della mia vita una ricerca continua della serenità e stabilità interiore anche attraverso l’umorismo; ho sempre cercato di prendermi beffe anche delle situazioni che apparentemente mi vedevano soccombente, affinché dopo un’eventuale “caduta” ci fosse l’immediata possibilità di rialzarsi. Sono stato formato a non essere compatito ma a reagire prontamente. Le fragilità umane di cui tutti noi siamo portatori sono spesso un grande alibi per la nostra non crescita di uomini: troppo spesso ci fermiamo di fronte alle difficoltà e imprechiamo contro tutti e tutto, compreso il buon Dio».

Il libro raccoglie molte riflessioni che derivano direttamente dall’esperienza dell’autore e, tra le pagine, si leggono le storie che raccontano momenti particolari della vita di Antonio con gli amici, col gruppo giovanile, con le donne, con la sessualità, con la fede, con il lavoro, con la speranza. «Ho voluto raccontare anche l’analfabetismo emozionale e affettivo che ho vissuto. Questi temi, molto importanti e fondamentali nel percorso sociologico di ogni creatura di questa terra, ho cercato di sviscerarli e condividerli nel mio libro, perché sono convinto che il narrare, il trasmettere, il far conoscere, possano in qualche maniera dare nuove forme di “provocazioni”, di riflessione e di meditazione. Ritengo che la mia vita vissuta fino a ora, per le variegate e numerose vicissitudini che mi hanno accompagnato, possa davvero dare “luce” in un’ottica di crescita e di ricerca dei sapori veri dell’esistenza: la solidarietà, la condivisione della vita con gli ultimi, con le persone con disabilità, l’accoglienza, la spiritualità vissuta anche attraverso il servizio a chiunque bussi alla tua porta».

Dimistris Argiropoulos, docente di Pedagogia speciale, ha arricchito il libro di Ciuffreda con un suo testo, che molto ha preso dall’enciclica di papa Francesco «Laudato si’», dove il senso del ringraziamento è alla base della vita. «Il libro di Antonio insegna a prestare attenzione, a sentirsi responsabile per l’altro, ad agire con delicatezza e tenerezza, ad avere fermezza e a indignarsi di fronte alle ingiustizie, all’incuria, alla negligenza e alla banalizzazione della condizione di vita; a prendere cura, ma anche ad apprendere di prendersi cura, di sé e dell’altro, a interrogarsi continuamente sulla qualità del proprio agire».