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Giro d’Italia al via, è l’anno del cannibale gentile?

Al via la corsa che prevede due tappe in Toscana, con arrivi a Lucca e Rapolano Terme

Una cosa va detta subito, il nome del vincitore dell’edizione numero 107 del Giro d’Italia – in programma dal 4 al 26 maggio – lo sappiamo già: Tadej Pogacar. Prima ancora di affrontare i 3.321 chilometri della corsa distribuiti in 21 tappe su e giù per la penisola – più su che giù, dal momento che quest’anno il traguardo più a sud sarà Napoli – il campione sloveno costituisce una seria minaccia di uccidere agonisticamente la corsa, un’ipoteca sulla maglia rosa. È d’altra parte vero che può succedere di tutto in un giro ciclistico di tre settimane, dall’incidente di percorso alla crisi improvvisa, ma il giovane atleta sloveno si presenta sabato 4 maggio alla prima frazione da Venaria Reale a Torino vantando un palmares da vincente assoluto, una condizione atletica invidiabile e l’intenzione di vestire la maglia rosa per indossarci sopra, in questo stesso anno, quella gialla.
La mitica accoppiata Giro-Tour, conquistata per la prima volta da Fausto Coppi nel 1949, è stata appannaggio di pochi vincenti di prima grandezza, ultimo dei quali nel ’98 Marco Pantani. Impresa che gli esperti ritenevano ormai irripetibile nell’attuale ciclismo iperspecializzato, adesso però anche gli spara-sentenze sembrano pronti a ricredersi da quando ha deciso di provarci il venticinquenne Tadej. Che corre il Giro per la prima volta, vantando però già due vittorie nel Tour de France (2010 e 2011). L’assenza dalla corsa francese del danese Jonas Vingegaard – che relegò Pogacar al secondo posto nei Tour de France 2022 e 2023 ma che un serio incidente di gara terrà lontano dalle gare per buona parte della stagione – moltiplica le speranze del ciclista sloveno.
Dicevamo della sua invidiabile condizione atletica: dopo aver dominato qui in Toscana nelle Strade Bianche all’inizio di marzo (fuga solitaria di oltre 60 km) e avendo disertato molti importanti appuntamenti agonistici di primavera, Pogacar è tornato alle gare pochi giorni fa per dare una nuova dimostrazione di classe e di forza trionfando nella «decana» delle classiche, quella Liegi-Bastogne-Liegi che lo aveva già visto vincitore nel 2021. Quella volta in volata su un ristretto gruppo di avversari, stavolta solo a braccia alzate in virtù di una progressione inarrestabile sulla Redoute, lo strappo troncagambe che non poche volte è stato trampolino di lancio verso la vittoria. Trentacinque chilometri di fuga solitaria, per cogliere la settima vittoria in dieci giorni di gara di questo inizio d’anno e portare a 70 i primi posti di una ancor breve carriera. Non manca, tra i tifosi e tra gli esperti, chi osa ormai paragonarlo a Eddy Merckx, il ciclista più forte di ogni tempo, che per quantità e qualità di vittorie si procurò il soprannome di «Cannibale». Ma se le premesse e le promesse saranno mantenute, rispetto al campionissimo belga bisognerà parlare di un «Cannibale gentile»: per come vince, per la sua faccia pulita e il sorriso ancora da adolescente, per la semplicità, chiarezza e gentilezza con cui risponde alle interviste…
Pogacar è al suo primo Giro d’Italia, ma ha dato prova più volte di correre e vincere volentieri sulle nostre strade. A partire dal 2016, allorché trionfò tra gli juniores nel Giro ciclistico della Lunigiana. Toccando ferro, per adesso ci limitiamo a dire che tutti i pronostici sono a suo favore, anche perché tra gli avversari annunciati non si vede chi possa seriamente contrastarlo per la maglia rosa finale. Daniel Martinez, Geraint Thomas e, tra gli italiani, lo stagionato Damiano Caruso e il debuttante Antonio Tiberi sono buoni corridori, probabilmente già contenti di competere per una piazza d’onore. Speriamo almeno che riescano a vivacizzare la corsa, impedendo a Pogacar di ammazzarla troppo presto. Per qualche traguardo di giornata aspettiamo il forte Filippo Zana, il giovane Giulio Pellizzari, lo scalatore Lorenzo Fortunato. Peccato che manchi Giulio Ciccone, un attaccante nato a cui purtroppo ancora una volta guai fisici hanno impedito di esser pronto per il Giro.
Sarà comunque un giro povero di italiani, sia numericamente che soprattutto per aspiranti alla maglia rosa. Speriamo almeno in qualche bella vittoria di tappa, i nostri alfieri più accreditati sono il recordman dell’ora Filippo Ganna – finalmente gli organizzatori si sono ricordati di lui, allestendo due tappe a cronometro – e Jonathan Milan, che già un anno fa mostrò di saperci fare in volata vincendo una tappa e conquistando la classifica a punti. Quest’anno, con l’apripista Simone Consonni e una buona squadra a disposizione, potrebbe regalarci vittorie a ripetizione, tanto più che parecchi velocisti opteranno per il Tour. Teniamo peraltro presente che Ganna, Milan e Consonni costituiscono i tre quarti della formazione che punterà, nelle prossime Olimpiadi di Parigi, a conquistare la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre.
Se saranno pochi gli atleti italiani al via, quest’anno rischiamo addirittura che non ci sia nemmeno un ciclista toscano. Al momento di andare in macchina non c’è ancora l’elenco ufficiale dei partenti, ma il pericolo è reale. La speranza è che all’appello non manchi Simone Velasco, campione italiano in carica che risiede a Bologna ma è nativo dell’Isola d’Elba. Purtroppo, per strategie di squadra, verranno a mancare atleti che pure al Giro hanno saputo farsi onore, come i toscani Diego Ulissi (vincitore di 8 tappe) e Alberto Bettiol. D’altra parte ormai da diversi anni mancano formazioni italiane tra le squadre di prima fascia (quelle accreditate come Uci World Teams, la Serie A del ciclismo). E per le squadre italiane di seconda fascia (professional teams) solo due su tre hanno ricevuto la wild card che consente di partecipare. Il nostro è un ciclismo ormai da tempo in fase calante, l’intero movimento non riesce ad aggregare né energie giovanili capaci di competere con i campioncini stranieri, né una classe dirigenziale in grado di investire per il futuro. La stessa produzione delle biciclette, che un tempo vedeva le aziende italiane in posizione leader, è declinata a favore di imprese straniere. Alcuni marchi gloriosi in sella a cui pedalano i campioni (Bianchi, Colnago e pochi altri) sono però proprietà di investitori stranieri. Addirittura lo storico «cambio Campagnolo» non equipaggia più nessuna bicicletta delle squadre che contano.

Il Giro, la Toscana e Puccini

Ben 3400,8 chilometri totali, per una media di 161,9 al giorno, e 44.650 metri complessivi di dislivello. Questi i numeri del 107° Giro ciclistico d’Italia, che prende il via sabato 4 maggio da Venaria Reale, in provincia di Torino, per concludersi a Roma domenica 26. Sono 21 le tappe complessive, di cui due a cronometro individuale, così come i giorni di riposo previsti.
Sono due le tappe nella nostra regione: la quinta frazione mercoledì 8 maggio con arrivo a Lucca (con partenza da Genova e passaggio sul Bracco); il giorno seguente da Viareggio a Rapolano Terme in provincia di Siena. La collocazione lucchese è legata al centenario di Giacomo Puccini, sommo musicista di quella terra. Speriamo che qualche corridore, sull’aria del «Nessun dorma… All’alba vincerò!» sappia ispirarsi a quelle meravigliose armonie per regalare una bella pagina sportiva agli appassionati della nostra terra. In particolare, la tappa che si conclude a Rapolano e che è dedicata a Gino Bartali percorrerà alcuni tratti di sterrato rinnovando il fascino della Strade Bianche: percorso quanto mai adatto all’imboscata di qualche coraggioso in cerca di gloria.
Cosa che in passato seppero fare non pochi dei nostri campioni, che è d’obbligo ricordare.

I toscani vincitori del GIRO:
GINO BARTALI: 1936 – 1937 – 1946
FIORENZO MAGNI: 1948 – 1951 – 1955
GASTONE NENCINI: 1957
FRANCO CHIOCCIOLI: 1991

I maggiori vincitori di tappe e altre classifiche:
MARIO CIPOLLINI: detiene il primato delle tappe vinte (42); 3 volte primo nella classifica a punti
FRANCO BITOSSI: 21 tappe; 2 volte la classifica a punti e 2 volte quella degli scalatori
GINO BARTALI: 17 tappe; 7 volte la classifica degli scalatori
RAFFAELE DI PACO: 16 tappe
OLIMPIO BIZZI: 13 tappe
PAOLO BETTINI: 2 tappe e 2 volte la classifica a punti.
Antonio Cecconi