Firenze

Giubileo della famiglia, il pellegrinaggio per le strade di Firenze

Era gremita la cattedrale di Firenze per la Messa celebrata domenica dal cardinal Betori, a conclusione del Giubileo della Famiglia. Fra le 1000 e le 1500 persone hanno partecipato alla celebrazione, durante la quale l’arcivescovo ha consegnato il mandato agli animatori pastorali della diocesi. Oltre la metà dei presenti sono partiti da San Miniato al Monte (salutati dall’abate Bernardo), per scendere in pellegrinaggio fino a Santa Croce – dove hanno pregato e ascoltato le parole di padre Antonio, superiore dei Francescani Conventuale della basilica – e da qui fino al duomo attraversando la città. Mentre la croce e le fiaccole aprivano la strada, i fazzoletti blu attorno al collo dei pellegrini hanno contraddistinto la processione di questo Giubileo della Famiglia, primo nel suo genere dopo tanti anni di Giornate della Famiglia organizzate dal Centro diocesano di pastorale familiare. Mentre Betori ha aperto e chiuso il pomeriggio, a guidare il pellegrinaggio è stato il vicario generale don Andrea Bellandi, accompagnato dai musicisti che hanno aiutato i fedeli a pregare anche attraverso il canto per tutto il tragitto.A dare colore al cammino, i tanti bambini presenti: simbolo delle famiglie diocesane – di un’unica grande famiglia diocesana – che hanno scelto di vivere insieme questo momento di gioia e di testimonianza verso l’esterno del valore della famiglia come luogo di Misericordia.Il Giubileo della Misericordia che ha dato spunto a tutto l’anno in corso, insieme all’esortazione apostolica del Papa «Amoris laetitia», hanno ispirato il tema della giornata: «La famiglia, segno di misericordia». E proprio famiglie, chiamate in causa in questo giorno, sono state simbolo dell’amore misericordioso di Dio, reso vero nei rapporti quotidiani che solo in famiglia si vivono.«È stata una grande gioia aver condiviso questa giornata insieme come mamma e figlia – affermano Paola ed Eleonora – perché ci siamo sentite un piccolo pezzettino di una grande comunità. Noi, rappresentanti sia della nostra numerosa famiglia che della nostra parrocchia, abbiamo trovato nel pellegrinaggio un segno della misericordia al centro di questo anno pastorale». Anche le parole di padre Antonio hanno colto nel segno, nel mettere in luce come la croce abbia un pezzo verticale ed uno orizzontale. Se di solito ad apparire è l’orizzontalità, simbolo delle relazioni, dobbiamo ricordare che questa è conseguenza della verticalità della croce, dell’amore verso Dio, che parte dalla preghiera e si manifesta poi con i rapporti. «Siamo sempre indaffarati – continua Paola – e rischiamo di perderci nel correre dietro a tante cose. Dovremmo trovare tempo per l’ascolto della parola di Dio, per la preghiera. Per me l’orizzontalità è la famiglia, l’amore per mio marito e per i miei figli, la mia comunità; la verticalità da cui parto ogni giorno è la messa, l’eucarestia, il rapporto con Dio. Cerchiamo di fare quello che ha ricordato il Papa: quell’amore che gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente restituitelo».Isabella, fra liturgia, catechismo e mille attività in parrocchia, non poteva mancare all’appuntamento per il conferimento del mandato agli animatori pastorali. «Non poteva avere un inizio migliore il nuovo anno pastorale fiorentino: il popolo di Dio in cammino, una grande famiglia di famiglie, dove ognuno è chiamato ad essere segno di Misericordia ed anche io, come catechista, ho sentita forte la chiamata al servizio alla mia comunità parrocchiale».

Nel commentare il Vangelo di Lazzaro e dell’uomo ricco, il cardinale Betori ha iniziato proponendolo come insegnamento per quello che deve essere il nostro atteggiamento quotidiano verso le ricchezze, da un lato, e verso i poveri dall’altro. Sottolineando come già nella prima lettura il profeta Amos condanni il comportamento dei ricchi, il cardinale nella sua omelia ha messo in luce come i ricchi spesso non si accorgano di quello che li aspetta. L’uso smodato della ricchezza non può che avere esito negativo. Betori ribadisce come anche il Papa abbia insistito più volte sul male rappresentato dalla ricchezza e, soprattutto, sull’attenzione che dobbiamo avere verso l’uso delle ricchezze: non dobbiamo farne il centro della nostra vita. Direttamente collegato all’uso della ricchezza è – spiega il vescovo – la nostra attenzione ai poveri. Fare un uso etico delle ricchezze significa avere una giusta attenzione ai poveri non solo a livello personale, ma anche come comunità. Il ricco del vangelo è il simbolo di chi ha centrato la propria in se stesso. Ma noi – chiede ancora il pastore – come vediamo la nostra vita? È una vita vissuta per noi stessi? Oppure una vita vissuta per gli altri e con gli altri? Questa è la scelta che dobbiamo fare. Donazione, Comunione, Relazione: queste le parole chiave che sono alla base delle famiglie, dell’atteggiamento da cui deve nascere l’amore. Qualsiasi rapporto deve essere vissuto così, in ogni ambito della vita.