Giubileo 2025

Giubileo giovani: mons. Giulietti (Lucca), la soglia è “il simbolo dell’incontro”

L'arcivescovo di Lucca nell’ambito delle “12 parole per dire speranza” nella chiesa di San Gregorio VII a Roma

La soglia è “il simbolo dell’incontro, cioè è il luogo che è possibile varcare per incontrare l’altro, per ospitarlo in casa propria”. Lo ha detto ieri mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, nell’ambito delle “12 parole per dire speranza” nella chiesa di San Gregorio VII a Roma, dove si sono incontrati qualche centinaio di giovani partecipanti al Giubileo provenienti da diverse diocesi italiane.

Al centro dell’incontro il tema “La famiglia educa a varcare la soglia dell’ alterità” proposto dall’Ufficio pastorale della Cei. La famiglia, quindi, come “luogo che educa a incontrare l’altro”, ha detto il presule sottolineando che l’esperienza di alterità che si fa in famiglia è qualcosa che “offre le competenze fondamentali per essere capaci di varcare le soglie e di essere ospitali verso l’altro”.

La famiglia – ha aggiunto mons. Giulietti – continua ad essere oggi “un’esperienza fondamentale che educa all’alterità” perché è il luogo “in cui si impara subito a fare i conti con l’altro. E non è una competenza semplice fare i conti con l’altro”, perché spesso l’altro non è stato scelto da noi ma “che dobbiamo imparare ad accettare in tutta la sua diversità da noi”.

E la famiglia “educa a questa fondamentale competenza  anche nei lati che io non scelgo e che magari non sono graditi. E noi abbiamo bisogno di questa competenza”. Noi – ha quindi aggiunto mons. Giulietti – “scegliamo alcune persone, alcuni amici, alcune persone affini, ma la maggior parte della gente con la quale abbiamo a che fare non l’abbiamo scelta e quindi o siamo capaci di accoglierli per quello che sono oppure viviamo nella conflittualità, cioè la soglia diventa confine, diventa linea invalicabile”. Oggi “assistiamo purtroppo a questo montare la conflittualità anche nelle piccole cose”.

Conflittualità non solo nei grandi conflitti tra paesi e tra popoli, ma anche “nei piccoli conflitti della vita quotidiana, cioè l’incapacità di accettare l’altro per quello che è, diverso da me. E questo vuol dire che stanno mancando delle competenze fondamentali che la famiglia in molti casi forniva, che forse oggi fa fatica a dare”. 

La conflittualità porta alla guerra – ha concluso mons. Giulietti – e la guerra “distrugge la speranza di un futuro di pace”. La mattinata si è conclusa con una preghiera per la pace recitata da tutti i giovani presenti.