Lucca
Elena Guerra: Giulietti, “lo Spirito non autorizza a mollare”
L’arcivescovo di Lucca ci guida alla scoperta di una figura ancora capace di parlare al cuore del nostro tempo

Nel cuore di Lucca, tra i vicoli stretti e silenziosi che portano alla basilica di San Frediano, si respira ancora oggi l’eco discreta ma profonda di una donna che ha saputo cambiare la Chiesa con la forza mite dello Spirito. Santa Elena Guerra, canonizzata da Papa Francesco il 20 ottobre 2024, è stata definita “l’apostola dello Spirito Santo” non per un titolo formale, ma per il peso reale che la sua voce ha avuto nella riscoperta del terzo “grande sconosciuto” della Trinità. Nata a Lucca il 23 giugno 1835, in un tempo in cui alle donne era concesso poco e lo studio teologico sembrava riservato agli uomini, lei imparava il latino di notte, alla luce di piccoli gusci di noce riempiti d’olio. Non cercava visibilità, ma autenticità. Scriveva lettere al Papa — tredici in tutto — per chiedere con fermezza e fiducia che tutta la Chiesa riscoprisse l’azione viva dello Spirito. Quella richiesta fu ascoltata. L’enciclica “Divinum illud munus” di Leone XIII fu anche frutto della sua insistenza gentile e della sua lucidità spirituale. Per capire la grandezza e l’attualità del suo carisma, abbiamo chiesto a mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, di aiutarci a rileggere oggi la sua figura, le sue intuizioni, la sua eredità.
Perché Santa Elena Guerra viene definita “apostola dello Spirito Santo”? In cosa consiste la sua originalità spirituale?
Direi nella riscoperta della devozione, la chiamata devozione allo Spirito Santo in un’epoca in cui era il grande sconosciuto e questa riscoperta l’ha portata non solamente a un suo percorso spirituale e personale, alla fondazione di una congregazione religiosa ma anche allo stimolo alla Chiesa. Scrisse a Leone XIII perché promuovesse la riscoperta del culto dello Spirito Santo nella Chiesa. Quindi una donna che ha avuto un peso nel cammino della storia universale e dobbiamo dirci che il Novecento, il secolo in cui la Chiesa ha vissuto il Vaticano II, i momenti liturgici, il movimento biblico, si è giovata sicuramente dalla riscoperta dello Spirito Santo come motore del rinnovamento ecclesiale.
Quali aspetti del suo carisma sono più urgenti per la Chiesa di oggi?
Direi innanzitutto proprio questo:scoprire che la Chiesa vive dello Spirito Santo, non è una realtà umana, è una realtà che ha bisogno di essere continuamente assistita, accompagnata, stimolata dallo Spirito.Poi la convinzione che le donne abbiano in questo un ruolo importante. Io dico la Chiesa lucchese ha avuto tanta santità femminile tra 800 e 900.Elena Guerra è una esponente di questa imponente schiera di donne che hanno dato alla Chiesa contributi importanti nel campo della teologia, nel campo dell’emigrazione, della sanità.Ecco, direi questo è un altro contributo importante di questa spiritualità di Elena Guerra. E poi alla fine direi la radice spirituale della vita cristiana. Cioè la vita cristiana è sicuramente impegno, è sicuramente conoscenza, fraternità, ma tutto nasce dal rapporto intimo, profondo con Cristo e nello Spirito Santo.
Papa Leone XIII ascoltò le sue sollecitazioni e pubblicò l’enciclica “Divinum illud munus”. Quanto pesò l’influenza di Santa Elena sulla riscoperta del ruolo dello Spirito Santo nella Chiesa?
Elena Guerra è diventata riferimento del grande movimento carismatico mondiale. Quindic’è una quantità importante di fedeli cattolici, ma anche non cattolici, che vedono in lei davvero una figura di riferimento per quello che riguarda la presenza dello Spirito Santo nella vita cristiana delle persone e delle comunità.Quindi quel ruolo che lei ha avuto storicamente agli inizi del secolo nella corrispondenza con Papa Leone XIII può averlo oggi come modello riferimento, anche maestra, perché c’è un’imponente mole di scritti di tutti questi fedeli che vogliono davvero riscoprire e vivere profondamente il rapporto con lo Spirito Santo nel proprio cammino cristiano.
Cosa può dire santa Elena Guerra ai giovani di oggi, specialmente in un tempo di crisi spirituale e culturale?
Ai giovani potrebbe dire che lo Spirito Santo non ci autorizza a scoraggiarci, che non ci autorizza a mollare, ma che invece è la forza interiore che ci incoraggia a prendere in mano l’esistenza, a diventare protagonisti nella vita personale e comunitaria.
C’è una frase, un gesto di santa Elena Guerra che l’ha colpita particolarmente?
La frase che io ricordo di Elena Guerra, delle tantissime frasi che sono state dette, è proprio questo affidarsi allo Spirito Santo, “Veni Sancte Spiritus”, questa invocazione che lei invitava a ripetere spesso durante il giorno, cioè ad essere proprio desiderosa che lo Spirito Santo entri in tutte le dimensioni della vita. Vieni Santo Spirito è un po’ il suo motto, potremmo dire. Nella figura di santa Elena Guerra si uniscono l’umiltà della contemplazione e l’audacia della profezia. Come ha ricordato mons. Giulietti, il suo insegnamento più vivo è forse quello che oggi più manca: la consapevolezza che la Chiesa non vive per le sue strutture, né per la sua storia, ma per il soffio dello Spirito Santo. Ed è proprio questo che Elena ha insegnato, prima con la vita e poi con la parola: invocare lo Spirito non come gesto devozionale marginale, ma come forza che anima ogni scelta cristiana. Il suo “Veni Sancte Spiritus”, ripetuto come una litania quotidiana, resta un invito sempre attuale a non cedere allo scoraggiamento e a non lasciarsi paralizzare dal disincanto. In un tempo in cui molti giovani faticano a trovare motivi per sperare, la vita di Elena Guerra, segnata da silenzio, preghiera, iniziativa e coraggio, si offre come una via possibile: quella di chi, anche partendo da un piccolo guscio di noce, riesce a illuminare la Chiesa intera.