Giubileo 2025

Giubileo giovani: un milione a Tor Vergata per la Messa

Le parole di papa Leone: "Aspirate a cose grandi, come Frassati e Acutis. contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo"

Secondo le autorità competenti, nell’area di Tor Vergata e nelle aree limitrofe è presente oltre un milione di persone. È il primo dato ufficiale diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede nella “due giorni” dell’incontro del Papa con i giovani, per il Giubileo a loro dedicato.

“Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo”. È la consegna del Papa ai giovani, al termine del Giubileo dei giovani. “La nostra speranza è Gesù”, ha detto Leone XIV nell’omelia della messa: “È Lui, come diceva san Giovanni Paolo II, che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”. “Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre – la raccomandazione del Pontefice – coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la comunione eucaristica, la confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati santi”. “Vi affido a Maria, la Vergine della speranza”, le parole finali: “Con il suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!”.

La fragilità non è “un tabù”, “è parte della meraviglia che siamo”. È l’immagine scelta dal Papa. “Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore?”, ha chiesto Leone XIV dialogando indirettamente con la platea di oltre un milione di giovani che anche oggi riempie la spianata dominata dalla Vela di Calatrava: “Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori. Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore”.

Non spegnere la speranza “con surrogati inefficaci”. È l’appello del Papa. “Aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare”, il ritratto di Leone XIV: “sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere”. “Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci!”, ha esclamato il Pontefice: “Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”. Poi la citazione di Sant’Agostino, che parlando della sua intensa ricerca di Dio e pensando al cammino che aveva percorso pregava dicendo: “Tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai; e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. “Sono parole molto belle”, ha commentato Papa Leone in spagnolo, che ricordano quelle dette da Papa Francesco durante la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona: “Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a intraprendere un viaggio, a superare se stessi, a andare oltre, a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci, quindi, se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompleti, desiderosi di senso e di futuro. Non siamo malati, siamo vivi!”.

“La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere”. È il segreto offerto dal Papa ai giovani. “Comprare, ammassare, consumare, non basta”, il monito di Leone XIV: “Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle cose di lassù, per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, di perdono, di pace, come quelli di Cristo. E in questo orizzonte comprenderemo sempre meglio cosa significhi che la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. “C’è una domanda bruciante nei nostri cuori, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos’è la vera felicità? Qual è il vero significato della vita?”, ha detto il Papa in inglese: “Cosa può liberarci dall’essere intrappolati nell’insulsaggine, nella noia e nella mediocrità?”. “Negli ultimi giorni, avete vissuto molte belle esperienze”, ha proseguito  tracciando una sorta di bilancio delle giornate romane: “Avete conosciuto altri giovani provenienti da diverse parti del mondo e da culture diverse. Avete scambiato conoscenze, condiviso aspettative ed è iniziato un dialogo con la città attraverso l’arte, la musica, la tecnologia e lo sport. Al Circo Massimo, vi siete anche avvicinati al Sacramento della Penitenza e avete ricevuto il perdono di Dio, chiedendo il suo aiuto per vivere una vita buona”.