Vita Chiesa

GMG SYDNEY: CATECHESI MONS. BETORI, NESSUNA PARENTELA TRA L’OCCULTO E LO SPIRITO DI DIO

(Dai nostri inviati a Sydney) – “Non c’è nessuna parentela tra le varie figure dell’occulto e lo Spirito di Dio”. Lo ha ribadito oggi mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, parlando ai giovani nel corso della prima catechesi, sul tema “Chiamati a vivere nello Spirito Santo”, tenuta a Sydney per la Gmg. “Dense nebbie oscurano oggi il concetto di spirito – ha detto Betori – Troppa è la distanza che separa lo Spirito, come realtà divina, dalle varie idee di spirito diffuse nella cultura”. Ed ha spiegato: “se si parla di spirito forse vengono in mente i fenomeni dello spiritismo, cui molti giovani si avvicinano cercando una risposta a quel desiderio di trascendenza, che possiamo stravolgere ma non cancellare. Non c’è nessuna parentela tra le varie figure dell’occulto e lo Spirito di Dio”. “Ma non può non colpire – ha aggiunto – che proprio chi rifiuta di aprire il suo cuore all’azione dello Spirito del Signore, diventi preda delle suggestioni dell’arcano e finisca per essere lo schiavo sprovveduto di superstizioni che oscillano tra l’irrazionale e il demoniaco ma il desiderio di Dio non può essere così ingabbiato e ingannato”.

“L’uomo contemporaneo – i giovani in particolare – è spesso disorientato: può fare tutto, ma non sa che cosa fare; può scegliere mille cose, ma non può progettare la sua vita. Può aggiungere un piercing o un tatuaggio, scegliere che musica ascoltare, che sport praticare, può darsi mille volti, ciascuno adatto a una diversa circostanza, ma vorrebbe soprattutto non sentirsi solo”. La solitudine come elemento di crisi dell’uomo moderno che crede di poter vivere in autonomia e indipendenza senza aver bisogno di maestri, è stata la riflessione proposta oggi da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ai giovani, in gran parte umbri, nella prima catechesi della Gmg. “Nulla ci pesa di più di questa solitudine e a partire da questa solitudine ci si chiude, si ha paura dell’incontro con l’altro, delle domande che l’altro può farci – chi sei?, che cosa fai?, sei felice? –, a cui abbiamo paura di rispondere” ha spiegato. “Sapersi amati sconvolge questo schema chiuso: stabilisce una relazione viva. La fiducia che Dio ha mostrato nei nostri confronti e che offre anche agli altri ci rende capaci di considerare gli altri come fratelli”. Tuttavia per mons. Betori “il comandamento dell’amore di Cristo” non va confuso con “un vago solidarismo umanistico”, esso “è un principio generatore di amore che si irradia intorno a noi per mezzo di noi”.

“La sete di novità del nostro tempo – ha proseguito mons. Betori – rimarrà inappagata fino a quando l’uomo penserà di soddisfarsi con le ideologie e i beni di consumo, tutte cose che ci facciamo su misura. La vera novità non sta nell’anticonformismo puramente esteriore che in realtà ricicla gli standard imposti dai ‘padroni’ delle mode e delle tendenze, nell’eccesso ad ogni costo e con ogni mezzo, che ripete sempre le stesse esperienze accentuando solo la sofferenza”. La vera novità sta invece “nel lasciarsi ricondurre alla verità di sé e del mondo, che solo lo Spirito di Dio ci può assicurare”. Per scoprire “la voce dello Spirito” il Segretario della Cei ha suggerito ai giovani di “frequentare le pagine del Vangelo e dedicarsi con assiduità alla lectio divina per accogliere lo Spirito Santo come il Maestro interiore”. Invito che “si scontra con una delle grandi mistificazioni della cultura contemporanea, quella secondo cui la maturità di una persona sarebbe collegata con la sua autonomia e indipendenza; non avremmo così bisogno di maestri per essere veramente liberi e autentici”. “L’assoluta autonomia – ha ribadito Betori – è un miraggio illusorio e, proprio dietro questi proclami, si cela l’interesse di chi vuole asservire i popoli e le persone, specie i giovani. Abbiamo bisogno di maestri per imparare a parlare, a vivere, ad amare, e questo Maestro è lo Spirito Santo”.

Sir