Vita Chiesa

Grosseto, a Campagnatico i resti dello storico parroco don Faldini saranno tumulati nella pieve

Don Gino era nato nel 1909 a Montemassi e nel piccolo cimitero del paese era stato sepolto alla sua morte, avvenuta il 23 gennaio 1984.

“Due anni fa – racconta don Rossi – mentre effettuavo, su incarico del Vescovo, la visita amministrativa alla parrocchia di Montemassi, parlando col parroco don Giorgio Nencini venni a sapere che la salma di don Faldini sarebbe stata riesumata. Da lì è nato in me il desiderio di portare i suoi resti a Campagnatico”. Nel frattempo sono passati i mesi, c’era anche da superare qualche passaggio burocratico, poi poche settimane fa, mentre don Ivano si trovava in Ucraina, è stato raggiunto dalla notizia che la salma di don Faldini era stata riesumata.

“Ricevuto il consenso dei parenti, che oggi non vivono più a Montemassi, e sentito il Vescovo, ho potuto andare avanti con l’idea che il 19 marzo si concretizzerà. Accoglieremo i resti di don Gino e li tumuleremo nella pieve”.

Don Faldini era stato ordinato prete il 1 aprile del 1933, Anno santo della redenzione, insieme a don Astutillo Pellegrini. Furono i primi due preti ordinati dal vescovo Galeazzi. Esercitò il suo ministero in Cattedrale, poi a Buriano, quindi, per 38 anni, a Campagnatico. Ma fu anche cappellano militare e archivista diocesano.

“A Campagnatico don Gino è stato e rimarrà un’istituzione per il bene fatto a tutti i livelli e per l’inserimento pieno nella vita e nelle tradizioni del suo popolo – scriveva nella Rivista diocesana del 1984 don Umberto Ottolini tracciandone il profilo per il necrologio – Che cosa non conosceva don Gino della millenaria storia di Campagnatico?”.E fu nell’antica pieve di San Giovanni Battista che si tennero i funerali prima della sepoltura a Montemassi, “in una tempesta di vento e dinevischio”, annotava don Ottolini. Che ricordava anche come la cura per le chiese, in particolare per la pieve di Campagnatico da don Gino riportata ai primitivi splendori e per la chiesa di Santa Maria (oggi santuario diocesano), gli valse la nomina a canonico onorario della cattedrale.