Firenze

Il Centro islamico di Firenze festeggia 25 anni

«L’incontro tra le religioni è un grande traguardo, che si caratterizza per il dialogo tra le persone. E sebbene si fondi sulla ricerca comune della verità, è un incontro che mantiene le diverse identità e le aiuta a distinguersi con maggiore consapevolezza e fiducia; è anche ricerca di livelli di consapevolezza di sé più alti. Tale incontro, così profondamente desiderato, specie di fronte allo scatenarsi di tante guerre in varie parti del mondo, pone alle religioni anche una grande sfida: saper parlare all’uomo di oggi, portare un concreto cambiamento nella storia umana, orientandola alla fraternità universale». Maurizio Certini, direttore del Centro internazionale studenti «Giorgio La Pira» di Firenze, esprime così la storica visione prospettica alla base della quale Domenica 27 settembre, dalle ore 15,15, la Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio ospiterà il XXV anniversario della Comunità Islamica di Firenze e Toscana. Una manifestazione congiuntamente promossa dalla Comunità Islamica di Firenze e Toscana e dal Centro La Pira, al fine di fare memoria della nascita della prima Associazione culturale islamica di Firenze, che ebbe sede nei locali dello stesso Centro, per iniziativa di un gruppo di studenti universitari musulmani provenienti da Paesi diversi ma legati al Centro stesso e intorno alla quale si aggregò e trovò occasione di sviluppo la comunità attuale. Un rapporto virtuosamente continuato sino ad oggi, attraverso la promozione di iniziative comuni a carattere sociale culturale, che costituisce un modello encomiabile per tutto il Paese. Il convegno sarà peraltro occasione di evidenziare il percorso sociale svolto in questi anni dalla Comunità islamica, che muovendo dall’esperienza fiorentina si è nel tempo sviluppata e consolidata in tutta la Toscana, desiderando bene integrarsi in ascolto delle tante sensibilità e stabilendo relazioni con le diverse realtà religiose. Non è si tratta di una cerimonia fine a se stessa, ma di un fondato riconoscimento al contributo civile e culturale che i musulmani fiorentini hanno dato e potranno dare ad una città, Firenze, capace di cogliere nel valore della pluralità di visioni la spinta per costruire il modello nuovo della cittadinanza, fondata sul dialogo e sulla interculturalità, elementi che oggi la congiuntura internazionale impone per restituire pace.Nel ’90 vene redatto lo statuto della prima associazione culturale islamica di Firenze con sede provvisoria ma ufficiale al centro la pira: fu una tappa di un percorso cominciato già fin dalla fine degli anni 70, quando il Cardinale Benelli, sulla linea del Concilio Vaticano II, nella fattispecie rivolgendosi a Chiara Lubich, si affermò: «Noi vogliamo servirli questi giovani, conoscerli, fare che s sentano accolti, porci al loro fianco rispettandoli, aiutandoli in tutto, stabilire con loro un dialogo che coinvolga la nostra realtà di uomini che vivono oggi. Se sono musulmani, li aiuteremo a esserli meglio, se ebrei ad essere ebrei». Si aprì così davanti ai primi volontari del centro la pira la volontà di amare l’umanità con lo stesso cuore universale di Dio, con la sensibilità dell’uomo contemporaneo e la forza del cristianesimo. Così don Giorgio Martelli, Giuseppe Bandini, Vittorio Della Torre, Nicola Da Settimo, Donato Falmi, Annamaria Bazzini, Silvia Tarchi e  via aggiungendosi altri volontari, si mossero a costituire quel Centro La Pira che poi, nel ’90, avrebbe consentito a cinque studenti di costituirsi come la prima associazione islamica. Tra questi Mohamed Osman, primo presidente dell’associazione, che sarà presente all’incontro, e Mohamed Bamosmoosh, deputato per il dialogo interreligioso della Comunita? islamica di Firenze e Toscana, che introdurrà e condurrà l’iniziativa.Numerosi gli ospiti attesi all’incontro come da programma pubblicato, a quella che sarà dunque un’iniziativa di particolare rilevanza per tutta la diocesi, della quale il Centro La Pira è strumento aperto e funzionale da più di 35 anni. Stimolato dalla volontà del Cardinale Benelli, dall’esperienza di Chiara Lubich in particolare in base alle sue meditazioni intitolate Uomo-Mondo, e dalle azioni costanti di Giorgio La Pira, fondate sulla visione universale della «triplice famiglia di Abramo», il centro si è posto virtuosamente nella storia fiorentina quale simbolo e mezzo di un percorso culturale e di apertura al dialogo. Un dialogo da imbastire tra tutti, non solo di religione diversa, come fu tipico di Firenze e dell’umanesimo fiorentino, su cui quest’anno si focalizzerà il grande convegno ecclesiale di Novembre. »Firenze si è sempre posta in relazione al tema dell’incontro con attenzione, di fronte al diverso e al nuovo. Accogliere gli studenti – ricorda Maurizio Certini – e non offrire loro lo spazio sarebbe stato, sul piano della relazione, assurdo: questo dialogo costituitosi attraverso il Centro La Pira non è stato semplicemente interreligioso, cioè tra religioni intese superficialmente quali realtà astratte, ma tra persone che hanno appartenenze, storie e speranze diverse. E’ stato un dialogo tra persone, con il desiderio di conoscere e farsi conoscere, quindi che ha costretto ad approfondire prima di tutto la propria stessa identità».I momenti di crisi internazionale o di necessità hanno stimolato ad approfondire questo dialogo, che non è dunque esclusivamente o principalmente teologico: approfondire la lingua araba ad esempio è stata una delle opportunità in questo senso fornite dal centro al Pira in risposta al crollo delle torri gemelle. Il progetto della scuola di arabo prese forma dopo il Settembre del 2001 con 40 bambini: ora sono numerose centinaia le persone che, dentro strutture pubbliche di comune e provincia di Firenze, imparano l’arabo.