Lettere in redazione

Il circo: spettacolo diseducativo?

Egregio direttore, scrivo in merito all’articolo apparso su «Toscana Oggi» del 25 luglio a pagina 17 «Vuoi ritrovare il sorriso? Metti una sera al circo…» di Marco Deriu. Rimango completamente allibita: pubblicizzare uno spettacolo così diseducativo e anacronistico come il circo. Forse l’autore fa finta di non conoscere a quali sofferenze e maltrattamenti gli animali vengono sottoposti per deliziare persone insensibili e patetiche? Lo invito ad aggiornarsi leggendo l’articolo «Legge bipartisan, via gli animali dai circhi» sul «Corriere della sera» del 30 aprile. Per fortuna sta crescendo nella maggioranza delle persone il rifiuto e la consapevolezza verso questo tipo di sfruttamento e violazione dei diritti degli animali. Sorgono associazioni, si scrivono articoli e io stessa insegnante cerco di sensibilizzare i bambini affinchè non vadano a vedere simili spettacoli di animali violentati nella loro naturale fierezza ridotti a patetiche macchiette pur di far soldi sulla loro pelle! Per favore non pubblicizzi più spettacoli o altri eventi che comportino la sofferenza degli animali!

Maria Chiara PagliazziFirenze

Per favore, gentile Maria Chiara, non mi tolga anche il circo. Io sono fra coloro, pochi per la verità, che ancora sono affascinati da questo spettacolo e sentirlo definire «diseducativo e anacronistico» mi rattrista. Quando ho potuto, senza immaginare di essere «insensibile e patetico», ho sempre cercato di portarci anche i miei figli. Ho essenzialmente un’idea poetica del circo. Ma qui il sentimento non c’entra e allora cerchiamo di ragionare. Innanzitutto, per onestà, deve dare atto all’autore dell’articolo di aver espresso un parere molto preciso sulla questione degli animali. «Se potessimo dire la nostra sulla tipologia delle esibizioni – scrive Deriu –, chiederemmo ai responsabili di evitare quelle con gli animali, si tratti di tigri, cavalli, colombe o di qualunque altro genere di fauna terrestre. Rinchiusi nelle gabbie o nello stretto cerchio di un palco, evidentemente soffrono e la sensazione di pena per la loro sorte predefinita a scopi ludici si accentua nel vederli ulteriormente “inscatolati” dentro lo stretto perimetro dello schermo televisivo».

Io, le dico con molta sincerità, non avrei scritto altrettanto. Eppure nemmeno io voglio la sofferenza degli animali, anzi: spero che i casi di maltrattamento a cui lei si riferisce siano appunto casi e non siano la norma. Penso che un buon circense non può che avere un buon rapporto con i propri animali. Se poi si parla di cattività, ovvero di animali obbligati a vivere fuori dal proprio habitat in gabbie o recinti, allora è un altro discorso, che vale anche per gli zoo e persino per i pesci dell’acquario di casa, ma anche per i polli che finiscono arrosto e per le chianine pronte a diventare bistecche.

Meno ancora però vorrei la sofferenza degli uomini, dei bambini prima di tutto. Le confesso che mi piacerebbe sentire parlare dei bambini come a volte sento parlare dei cani. A proposito: ha visto le campagne estive contro l’abbandono dei cani? Ne ha viste di simili contro l’abbandono degli anziani negli ospedali? Insomma, siamo realisti. Forse sono altri gli spettacoli realmente diseducativi.

Andrea Fagioli