Italia

Il Papa e la scienza

“Riconosciamo che Benedetto XVI è un grande sostenitore della scienza”. È la motivazione con cui, nella riunione del 16 gennaio, a Ginevra (Svizzera), la Federazione mondiale degli scienziati – cui aderiscono 10mila scienziati di 115 nazioni, tra cui molti premi Nobel, come i fisici David Lee, allievo prediletto di Enrico Fermi, e Samuel Ting, e l’astronomo Masatoshi Koshiba – ha deciso di invitare il Papa a Erice, a maggio. Lo ha detto al SIR Antonino Zichichi , recentemente rieletto presidente della Federazione, che ha anche commentato la protesta di un gruppo di docenti contro la visita di Benedetto XVI all’Università “La Sapienza” di Roma per l’inaugurazione dell’anno accademico, il 17 gennaio, annullata dalla Santa Sede per motivi di opportunità e di sicurezza.

Ha letto il discorso che il Papa avrebbe pronunciato?

“Sì. Com’era previsto, avrebbe fatto un discorso da Papa, da teologo e da filosofo, non da leader politico né di propaganda religiosa. Un discorso di straordinaria attualità e di altissimo livello intellettuale. Un’occasione mancata per La Sapienza. È un invito a riflettere sulla ragione e sulla necessità di formare i giovani ad una ragione aperta , nel nostro Paese, ritrovando il valore della verità e della ricerca fine a se stessa, nelle università. Dobbiamo uscire dalla logica degli interessi, del profitto e dell’utile, per uscire dal degrado in cui versa l’insegnamento accademico, iniziato nel 1968. Oggi, è urgente ripristinare un sistema meritocratico, che premi i migliori, tra gli scienziati, tra i docenti e tra gli studenti”.

Come giudica quanto è successo?

“Un fatto gravissimo. Una vergogna per la comunità scientifica e per l’Università La Sapienza, che ne esce con le ossa rotte in tutto il mondo, a causa di una minoranza di docenti contestatari, meno dell’1% di tutti gli accademici, ma che ha fatto molto rumore, mentre tutti gli altri che la pensano diversamente e che avrebbero voluto poter udire la voce di un intellettuale di fama mondiale qual è Joseph Ratzinger sono rimasti forse troppo a lungo in silenzio”.

La visita del Papa poteva essere un attentato alla laicità?

“Laicità significa libero confronto delle idee. La scienza è meritocratica, riconosce il diritto di parola a chi ha dei meriti intellettuali. Benedetto XVI è un grande teologo, apprezzato in tutto il mondo. Chi sono questi cattedratici? Si nascondono dietro lo scudo della laicità, mentre sono i nemici della laicità. Conservatori oscurantisti, che hanno dato prova di arroganza intellettuale, violenza culturale e oltranzismo della ragione. Nel Medioevo, tra l’altro, era normale l’uso del nome e non del cognome per chiamare le persone. Chi è rimasto al Medioevo sono i contestatori del Papa, che parlano di Galileo e non di Galilei, come se usassimo Isacco per Newton”.

Tuttavia, c’è sempre chi contrappone la scienza alla fede… “A Santa Maria degli Angeli, a Roma, c’è una frase di Giovanni Paolo II: La scienza nasce nell’immanente e guida l’uomo al trascendente . È lo stesso messaggio che troviamo oggi nel discorso di Benedetto XVI. Chi s’illude che la ragione matematica sia sufficiente a comprendere il mondo non ha ben compreso cosa è la scienza”.

I contestatari hanno fatto riferimento a una citazione del filosofo Feyerabend dell’allora card. Ratzinger: “Il processo a Galileo fu ragionevole e giusto”…

“È una strumentalizzazione di una frase estrapolata da un contesto e di cui non è stato compreso il senso, come fu per Ratisbona. Ratzinger non ha mai usato parole di condanna nei confronti di Galileo Galilei. Al contrario, il 6 aprile 2006, in un incontro a piazza San Pietro con i giovani, a un ragazzo romano, che chiedeva come conciliare scienza e fede, Benedetto XVI citò proprio il grande Galilei , in nome del quale arbitrariamente oggi certi docenti dell’ateneo romano hanno mosso una protesta, senza neppure averne mai letto un rigo, a differenza del Papa. Una protesta che nasce in buona parte dall’ignoranza. La scienza, a iniziarla fu proprio Galilei. E la scienza cominciò con un atto di umiltà, riconoscendo che non basta la ragione matematica per capire il mondo. Scriveva Galilei: Non basta essere intelligenti, perché colui che ha fatto il mondo è il più intelligente di tutti “.

a cura di Emanuela Bambara