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Il tempo dell’Avvento e il dono di chi sa aspettare

Chi sa aspettare colpisce al cuore, con ferma dolcezza, la società fondata sul consumo, quella che il grande Zygmunt Bauman definisce consumerist society e contrappone alla società dei produttori. Non cessano di sorgere quegli idoli al dio Capitalismo che si chiamano centri commerciali e hanno annullato attesa e desiderio. Quando varchi la soglia fatale e ti immergi nella bolla di suoni e colori stordenti, rendendo omaggio al dio, non importa aver coltivato attese e desideri. Le attese sorgono e si esauriscono nell’attimo dell’acquisto; i desideri sbocciano inattesi, impensati e insensati; e subito possono essere esauditi.

E il Black Friday? Una liturgia frenetica, bulimica, blasfema perché idolatrica per chi consacra la propria vita al consumo, e al consumo dedica ogni energia. Il consumo non prevede né attesa né desiderio. Non è una fiammella che tremola nel buio, riscalda il cuore e tiene compagnia, ma un flash accecante che dopo una breve pausa ha bisogno di altri flash, senza fine.

Beato chi sa aspettare e desiderare, perché ha compreso il valore del tempo. Il tempo, il nostro tempo, è la “merce” più preziosa che esista. Se lo contendono le televisioni, perché più apparecchi accesi pare vogliano dire più persone che si fanno succhiare tempo, e quel tempo viene rivenduto dalle televisioni agli inserzionisti pubblicitari, ossia al mercato, ovvero alle merci in attesa al centro commerciale: il cerchio si chiude.

Chi sa aspettare e desiderare, e si riveste di Avvento, sottrae al mercato il proprio tempo e lo dilata, lo allunga, lo ferma; e infine lo regala. Usa il tempo per riannodare o rinsaldare, nell’attesa, la rete degli affetti. Attende e spera, sapendo che la speranza è essa stessa gioia a prescindere se si realizzerà o resterà sospesa nel vento, come nella ballata di Bob Dylan.

Beato chi sa aspettare perché solo chi sa aspettare in fondo all’attesa trova. Chi non sa aspettare, invece, non può trovare nulla se non un consumo che impigrisce l’anima e succhia ogni desiderio, suggerendolo e appagandolo all’istante, salvo farti sentire subito vuoto e incompiuto e via così, come il topino che gira in tondo nella gabbietta, il tossicomane costretto a inseguire solo la dose, il giocatore d’azzardo che pigia il pulsante della slot ogni quattro, cinque secondi. Chi consuma e cambia senza sosta cose, relazioni, perfino idee.

C’è chi pretende tutto e subito, e crede di ottenerlo. Chi sa attendere e sperare, invece, desidera un unico tesoro ma non subito: solo quando il cuore sarà pronto e il tempo sarà compiuto.