Italia

Intercettazioni: «gogna» e «bavaglio» i due errori

di Mauro Banchini

«Piovuto» in un momento di acuta emergenza per le Chiese della Toscana anche sui profili del rapporto con i media, il convegno di Ucsi e Toscanaoggi sulla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, ha riguardato due diritti: l’informazione e la riservatezza secondo quel concetto (privacy) spesso ridotto a mero adempimento burocratico e utilizzato come tappeto per nascondere la polvere. Giornalisti cattolici e loro ospiti hanno ribadito l’importanza di un doppio «no» e di un doppio «sì»: il rifiuto sia dei «bavagli» che delle «gogne mediatiche»; la scelta della «responsabilità» e della «qualità».

Pretesto per il confronto, la «legge Mastella»: il ddl (testo) che vieta di pubblicare intercettazioni telefoniche fino alla chiusura delle indagini con forti sanzioni (compresa la galera) per chi viola regole che, fra i giornalisti, sono passate subito come «bavaglio» alla libertà di informazione che mai, comunque, deve confondersi con la libertà di diffamazione. Il ddl Mastella, invece, sembra piacere alla classe politica che l’ha già approvato – alla Camera – con una maggioranza bulgara: tutti a favore, centro destra e centro sinistra uniti, con sole 7 astensioni. Il testo è al Senato: sarà modificato, ma non è chiaro che fine farà.

Il costituzionalista Leonardo Bianchi lo ha illustrato ricordando il diritto di cronaca e l’interesse al buon andamento della giustizia, il diritto di difesa dell’imputato e quello alla riservatezza dei soggetti coinvolti. Forte la critica contro la «spregiudicatezza», nei media, sull’uso di intercettazioni spesso funzionali alla «gogna». Ma inevitabile il richiamo al valore della libertà di informazione: senza certe intercettazioni pubblicate, i cittadini sarebbero rimasti all’oscuro di molti misteri

Che il ddl Mastella sia davvero efficace nel quadrare il cerchio di valori così complessi, è subito parso dubbio. E anche i due politici con appartenenze distinte e valori condivisi (gli eurodeputati Carlo Casini e Lapo Pistelli, magistrato il primo e giornalista il secondo nelle rispettive vite professionali), anche loro sono parsi scettici sull’efficacia del «mastellorum».

Al convegno, dedicato ad Anna Politkovskaja, la cronista uccisa un anno fa nella Russia di Putin, sono intervenuti i vertici regionali (Giulia Baldi per il sindacato, Massimo Lucchesi per l’Ordine) e nazionali (Franco Siddi e Stefano Sieni) della categoria più esposta. Una categoria che da tre anni lotta per il rinnovo di un contratto con aspetti non solo economici ma anche etici: a giro – è il grido comune – c’è grande volontà di «fare giornali senza giornalisti» abbassando la qualità del prodotto, confondendo informazione e pubblicità, ingannando i lettori, utilizzando personale precario e sottopagato. Dunque ricattabile e uso ad obbedir tacendo.

È stato Sergio Borsi, esponente nazionale Ucsi, a fornire una lettura alternativa. Oggi c’è il rischio di porre limiti alla libertà di informazione; ceto politico e altri «ceti» si accaniscono contro giornalisti peraltro non privi di responsabilità: troppo spesso tradiscono il senso alto della loro professione che poi è quello di raccontare la verità sostanziale dei fatti in modo onesto e con buona fede.

Occorre, un salto di qualità collettivo. Giornalisti e politici, editori e direttori, università e soggetti di cittadinanza devono mettersi insieme in base alle reciproche responsabilità. «È il momento – ha detto Borsi – di abbandonare posizioni pregiudiziali, rigidità corporative, aggressioni verbali, sterili minacce e lavorare perché il quadro normativo si arricchisca rafforzando così la libertà, il pluralismo, il rispetto per coloro che talvolta occasionalmente si trovano a essere loro malgrado protagonisti per alcuni giorni della storia quotidiana».

Questioni difficili. Ma in una società condizionata e talora manipolata dai media, non c’è alternativa. La sfida dei media si combatte alzando le asticelle di qualità, responsabilità, formazione a un uso critico. E nessuno deve temere – o dare l’impressione di temere – quel valore chiamato verità.

Il testo del Ddl Mastella

La Chiesa, le inchieste giudiziarie e la stampa