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INTERVENTI UMANITARI: 40 ANNI DI MEDICI SENZA FRONTIERE, QUALI NUOVE SFIDE?

Medici senza frontiere celebra i 40 anni di attività, da quel lontano 1971 quando fu fondata durante la guerra in Biafra. Oggi e domani si interroga, con onestà, sulle difficoltà, la qualità e l’efficacia degli interventi umanitari. L’organizzazione che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 1999 è riunita, infatti, in un congresso internazionale a Roma, intitolato “Teoria e pratica dell’azione umanitaria – Soccorrere, aiutare, testimoniare. Come e perché”. Msf conta oggi 2 mila operatori umanitari internazionali e 20.000 operatori locali che lavorano in 60 Paesi, con un’attenzione particolare alle aree di conflitto, alle emergenze a seguito di catastrofi naturali, epidemie, carestie, migrazioni. In queste situazioni difficili – che comportano rischi sempre più elevati di omicidi, rapimenti, espulsioni, restrizioni, divieto di movimento, silenzio imposto – Msf rivela la necessità delle organizzazioni umanitarie di cercare dei “compromessi accettabili”, stringendo “alleanze tattiche” ma anche cercando di preservare la propria indipendenza e autonomia in funzione degli obiettivi: la cura delle persone. “E’ molto difficile e rischioso svelare alcune scelte che abbiamo compiuto negli scenari più delicati – ha detto Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia -, ma crediamo necessario aprire una discussione sui limiti e le sfide dell’azione umanitaria, per rendere ancora più efficace la nostra azione”. Su questo tema Msf ha pubblicato e diffuso in questi giorni un libro intitolato “Intervenire ad ogni costo? Negoziati umanitari: l’esperienza di Medici senza frontiere”, con il supporto di alcuni casi studio in diversi contesti difficili, tra cui Afghanistan, Pakistan, Somalia, Gaza, Yemen. Riguardo alle nuove sfide dell’azione umanitaria, secondo Alexandre Liebeskind, consigliere personale del presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, “stiamo entrando in una fase di austerità che comporterà meno solidarietà. Dobbiamo essere dunque pronti a lavorare con meno risorse”. Anche se, ha precisato, in Europa “dobbiamo stare attenti a non sostituirci alle istituzioni, perché spetta a loro farsi carico delle fasce più deboli. Noi dobbiamo invece chiedere ai governi di proteggere e assistere le persone più vulnerabili e tenere gli occhi aperti sull’evoluzione dei bisogni umanitari”. Per Abiy Tamrat, presidente di Msf, Centro operativo di Ginevra, le nuove sfide si giocano sulla “prevenzione” e sulla necessità di ritrovare una certa “flessibilità”, venuta meno a causa dell’enorme crescita, negli anni, dell’organizzazione. Nella mattinata un capitolo della discussione è stato dedicato al rapporto tra ong e media, alle sue potenzialità e contraddizioni. “Lavoro in Africa da molti anni – ha detto Mary Harper, inviata della Bbc – e spesso anche con le ong, che si trovano nei luoghi dove avvengono i peggiori disastri umani. Per me è una relazione d’amore, pur con l’accortezza di trattare le ong come tutti gli altri gruppi, senza dare una visione edulcorata della realtà”. Anche per Yaser Abulnasr, produttore della rete televisiva Al Jazeera, il rapporto tra ong e media “è molto importante”, soprattutto per il fatto “che sono indipendenti dai governi”. Ma a volte “le esigenze sono diverse”: “Le ong chiedono ai media di mettere in evidenza le loro attività e i loro sforzi, cercano una sorta di promozione. I media, invece, vogliono semplicemente la notizia esclusiva, in tempi rapidi”. Dall’altra parte della barricata Erwin van’t Land, coordinatore della comunicazione di Msf internazionale, ha ricordato che spesso “l’amplificazione della denuncia da parte dei media può cambiare la situazione”, e ha citato situazioni accadute ad Haiti, in Angola, in Libano. “Più attenzione da parte dei media – ha sottolineato – può veramente contribuire a salvare vite umane”. E anche se il primo dovere del giornalista è riportare ciò che vede, gli operatori umanitari riscontrano che “davanti alle tragedie più orribili, alcuni rimandano la scrittura dell’articolo e si prestano invece per aiutare”. (Sir)