Mondo
Israele-Iran: P. Faltas, cristiani in fuga verso Egitto
“Esodo non voluto ma necessario”. L'escalation della guerra tra Iran e Israele, che registra oggi l'intervento militare degli Usa contro siti nucleari della Repubblica Islamica, sta spingendo molte famiglie cristiane palestinesi verso l'Egitto, da dove sperano di raggiungere nazioni più sicure. Un fuga verso l'Egitto che, scrive padre Faltas in questa nota per il Sir, richiama quella della Sacra Famiglia che "poi tornò nella terra che diventò Santa perché attraversata dalla vita terrena di Gesù: "Sia la Croce motivo di speranza, da quella croce fiorisca il ritorno a casa di coloro che non avrebbero voluto lasciarla"

Parole forti di Papa Leone XIV all’Angelus domenicale. Non è responsabile e non è ragionevole proseguire su strade sempre più violente e coinvolgere il mondo in una guerra totale e devastante. Soffre e muore ancora e sempre chi non ha colpa. È assurdo e immorale.
In queste ore tragiche e angoscianti molte famiglie cristiane mi chiedono aiuto per cercare di raggiungere l’Egitto per l’aggravarsi della situazione. In autobus o in auto sono arrivati ad Eilat in Egitto, per eventualmente raggiungere dall’aeroporto di Sharm El Sheik nazioni più sicure. È la stessa procedura adottata per riportare in Italia il personale delle sedi diplomatiche e i cittadini italiani residenti in Israele e Palestina. A bordo famiglie con bambini impauriti e terrorizzati dal sibilo mortale delle bombe e dal clima di tensione.
Tante famiglie mi hanno parlato della necessità di partire: i motivi sono tanti, gravi e diversi e hanno bisogno di supporto logistico e materiale. A Gaza la gente non può fuggire, viene sfollata da nord a sud, secondo le esigenze di chi gestisce gli attacchi. A Gaza continua il massacro incessante, messo in secondo piano dalle bombe che hanno raggiunto anche altri obiettivi, che ricambiano con forza.
La preoccupazione dei genitori e l’urgenza di proteggere i figli è la stessa di Maria e Giuseppe di salvare il piccolo Gesù appena nato, ma già “pericoloso” e temuto dal re Erode. “Erode non è morto. Erode esiste ancora!” È il commento di un importante Capo di Stato pronunciato mentre visitava, diversi anni fa, Betlemme. Penso si riferisse alla sofferenza di chi vive in costante difficoltà di vita, con la paura e l’ansia presenti ogni momento. È quello che succede in Terra Santa da tempo immemorabile: difficoltà, pericolo, disagi, minacce, incertezze. Chi vive in Terra Santa conosce le gravi difficoltà di una esistenza complessa ma “vive” la bellezza della santità di questi luoghi e la considera “vita”, nonostante intorno e da ogni direzione arrivi la morte.
La gente è stremata, soprattutto i bambini e i ragazzi che hanno conosciuto nei loro pochi anni vissuti solo paura, disagi e disperazione. Per queste Sacre famiglie di oggi la fuga in Egitto è un segno di speranza, è il tentativo di dare sollievo e una parvenza di serenità ai propri figli.
Gli ultimi avvenimenti non danno motivo di speranza, i motivi che vogliono la partenza di queste famiglie sono comprensibili ma rimane l’amarezza di non poter contrastare un esodo non voluto ma necessario.
Per i genitori diventa difficile aiutarli a superare il trauma della violenza che li circonda e che si manifesta con disagi notevoli. Come aiutare un figlio che non riesce a dormire e si rifiuta di mangiare perché altri bambini a poca distanza non hanno nulla da mangiare? È comprensibile la loro urgenza di fuggire, non è giustificabile chi non solo non ferma la violenza ma anzi continua e alimenta la guerra, senza umanità e senza coscienza. Difendiamo e custodiamo i Luoghi Santi e crediamo che questa terra benedetta sia terra di vita e non di morte. Da queste Pietre deve ripartire un processo serio di dialogo e di mediazione. Gerusalemme deve essere per il mondo il segno concreto che riconosce la convivenza pacifica fra i popoli perché la pace è possibile.
La Sacra Famiglia di duemila anni fa ricevette accoglienza e protezione in Egitto per poi tornare nella terra che diventò Santa perché attraversata dalla vita terrena di Gesù che affrontò la passione dolorosa e la morte sulla Croce. Sia la Croce motivo di speranza, da quella croce fiorisca il ritorno a casa di coloro che non avrebbero voluto lasciarla. È una fuga necessaria e vitale o un esodo programmato e mortale? Dio Misericordioso saprà aiutare questa umanità ferita e addolorata.
(*) vicario Custodia di Terra Santa