Lettere in redazione

La barzelletta e la bestemmia del presidente del Consiglio

Caro direttore, «scherza coi fanti e lascia stare i santi» dice un antico proverbio che Berlusconi dovrebbe conoscere. Ma lui, dopo il terremoto dell’Aquila e in un contesto di grande dolore, scherza con Dio e ci mette una bestemmia.

Giovanni ManecchiaGhezzano (Pisa)

Caro direttore, sono rimasta molto male per la barzelletta raccontata dal presidente del Consiglio. Sono rimasta male come cattolica per la bestemmia finale e sono rimasta male come donna per l’oggetto di quella barzelletta, ovvero Rosy Bindi. Però mi domando anche perché sia venuta fuori solo ora quella registrazione?

Lettera firmataFirenze

Caro direttore, tra le tante cose e virtù che mancano in questo bellissimo ed amato Paese Italia, una è indispensabile e necessaria. Di barzellettieri ne abbiamo in abbondanza. Siamo purtroppo carenti di uno statista che dia dignità alla politica e qui la vedo dura. Speriamo contro ogni non speranza, avrebbe detto con un sorriso La Pira.

G.G.Arezzo

Si più: «fino a settanta volte sette». Ma monsignor Fisichella è andato ben oltre. Per fornire nuova stampella al solito potente, di fatto ha lasciato intendere che si possono infrangere i Comandamenti.

Pier Giovanni Billeriindirizzo email

Che la bestemmia di Berlusconi avrebbe suscitato reazioni tra i nostri lettori era prevedibile e anche giusto. Eppure, lo confesso con molta sincerità, non è facile per un giornale come il nostro decidere di pubblicare, anche solo in parte, alcune delle lettere arrivate sull’argomento. Non è facile perché rischiamo di essere tacciati, come spesso ci succede, di antiberlusconismo (si veda buon ultima la pagina delle lettere del 19 settembre). E non è facile perché almeno una delle missive tira in ballo un vescovo, che non è proprio uno qualsiasi. Per di più, in questi casi, si attribuisce la responsabilità non tanto al giornale (il sottoscritto e i giornalisti che ci lavorano) quanto alla proprietà (i vescovi toscani). Pur correndo questo rischio, non ci potevamo però esimere dal pubblicarle. L’episodio a cui fanno riferimento è infatti di una gravità notevole. In primo luogo per la bestemmia in sé: offesa all’Onnipotente, se uno ci crede, o comunque offesa verso coloro che in Dio ci credono (non solo i cattolici). In secondo luogo perché rappresenta l’ennesimo segno di una politica degradata a battute da caserma. È proprio il caso di dirlo visto il contesto in cui la barzelletta è stata raccontata (contesto che per altro non la giustifica e con tutto il rispetto per i militari).

Ma c’è anche, come fa notare la lettrice di Firenze, l’offesa esplicita verso una donna, Rosy Bindi (e non è nemmeno la prima volta). Anche questo non è giusto, in ogni caso. Potrebbe essere la Brambilla, la Prestigiacomo, la Gelmini, la Mussolini o la Turco…. Non importa. Un presidente del Consiglio non può esprimersi in modo così pesante nei confronti di una collega, sia pure dell’opposizione.

Detto questo, resta il dubbio lecito sulla diffusione «ad orologeria» (all’indomani del voto di fiducia in Parlamento) di un video così compromettente per il Capo del governo a distanza di mesi dalla sua registrazione. Ma anche questo è il segno di un confronto politico ridotto a puro scontro senza risparmio di colpi, nemmeno dei più bassi.

Andrea Fagioli