Prato

La Bpvi pronta a chiudere 150 filiali

Centocinquanta filiali da chiudere e 200 esuberi in vista per la Banca popolare di Vicenza. Ancora non è chiaro ancora se e quante ripercussioni si avranno su Prato e la Toscana: nuovi sviluppi e chiarimenti si avranno nei prossimi giorni. E chiaramente la preoccupazione è alta.La scorsa settimana c’è stato un incontro riservato tra i vertici di Bpvi e l’organo di coordinamento dei sindacati formato da Dircredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil per l’illustrazione del piano industriale 2015-2019 improntato all’autonomia. «Nella presentazione del piano – si legge nella nota dei sindacati – è stata evidenziata la necessità di ridurre i costi anche tramite la chiusura di 150 filiali con conseguenti esuberi quantificati in circa 200 risorse. Le organizzazioni sindacali – prosegue la nota – si riservano di valutare più compiutamente questo progetto di riorganizzazione prestando particolare attenzione alle ricadute occupazionali, alla riduzione delle filiali, e alle prospettive delle partecipate, chiedendo fin da subito maggiore chiarezza sul futuro del gruppo BpVi alla luce dei dati e della documentazione richiesta». L’informativa con i dettagli in merito ai tempi e ai modi delle riduzioni preannunciata inizialmente a inizio settimana, non è arrivata e non arriverà, dicono, prima di questo venerdì. Fino ad allora dunque non si potrà conoscere in maniera ufficiale se e quanto queste chiusure e licenziamenti annunciati peserebbero sul nostro territorio.Per ora solo voci di corridoio: come i tre anni di tempo stimati per procedere alle 150 chiusure, la metà delle quali però, una settantina circa, verrebbero portate a termine entro la fine di quest’anno. Nessun commento è stato rilasciato dalla Banca. La BpVi conta oltre 700 punti vendita (tra filiali, negozi finanziari e punti private) distribuiti in Italia e oltre 5500 dipendenti. «Il piano industriale – aveva detto il dg Samuele Sorato in una intervista lo scorso 27 marzo – prevede investimenti per potenziare i canali digitali attraverso la piattaforma e l’accorpamento di alcune piccole filiali. Ma il personale non si tocca». Almeno fino alla scorsa settimana. Ma le novità non finiscono qui, lo stesso Sorato ha rassegnato le sue dimissioni da direttore generale, un incarico che ricopre dal 2008 e appena tre mesi fa era stato nominato consigliere delegato. A pesare sulla sua decisione sarebbero state le operazioni di controllo della Bce, che negli ultimi tempi avrebbe effettuato ispezioni una dopo l’altra. Per il dopo Sorato il nome più accreditato è quello di Divo Gronchi, già consigliere delegato, dal 2011 direttore generale della Cassa di Risparmio di San Miniato e ultimo presidente della Cariprato prima dell’incorporazione. Gronchi potrebbe essere il traghettatore ideale verso un futuro che molti vorrebbero in comune con quello di veneto banca.