Toscana

La bufera sugli appalti in Toscana

DI GIOVANNI PALLANTI

Questa volta non si può dire che i pubblici ministeri della Procura della Repubblica del Tribunale di Firenze e il Gip Rosario Lupo si siano mossi in modo preconcetto contro ambienti imprenditoriali e politici del centro-destra. L’indagine che ha portato a scoprire una rete di malaffare, formata da dirigenti infedeli dello Stato e da imprenditori, e che gravitava intorno alla Protezione civile, guidata dal sottosegretario Guido Bertolaso, è partita da un’indagine a carico di amministratori fiorentini del Pd coinvolti nell’affaire di Castello. Successivamente altri amministratori del centro-sinistra, sono rimasti impigliati nella rete delle indagini della Procura fiorentina sulla politica urbanistica del Comune di Barberino di Mugello.

Colui che ha fornito le prime notizie di reato al Ros dei Carabinieri che lo stavano intercettando per le vicende urbanistiche incentrate sulla piana di Castello, sul confine del comune di Firenze con quello di Sesto Fiorentino, è stato l’architetto Casamonti che ha fatto riferimento, più volte, ad intrallazzi che erano stati compiuti per la sistemazione dell’Isola della Maddalena in occasione dell’incontro dei capi di stato e di governo del G8, che poi fu spostato all’Aquila.

Da queste intercettazioni sull’utenza del Casamonti si è aperto uno scenario inquietante e disgustoso su presunti imprenditori edili, privi di ogni moralità e dotati di una spregiudicatezza comportamentale che va al di là dell’immaginazione di ogni persona civile. Per persona civile bisogna intendere un uomo o una donna che hanno un minimo senso della civitas: il senso cioè della città e del bene comune. Questi imprenditori addomesticavano i loro complici (come dimostrano in modo inoppugnabile le intercettazioni delle loro utenze telefoniche da parte dei Carabinieri) con favori d’ogni genere, anche per i parenti dei funzionari dello Stato, come nel caso del presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, del provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Sanctis e del funzionario ministeriale Mauro Della Giovampaola. Questi chiedevano regali per i figli, come nel caso di Balducci, o vacanze veneziane con tanto di escort al seguito nel caso degli altri due. Il deus ex machina di questa cupola, finalizzata allo sfruttamento massimo possibile del danaro pubblico, era organizzata dall’imprenditore romano Diego Anemone.La lettura delle intercettazioni telefoniche è uno specchio della mentalità prevalente di un certo tipo di imprenditoria che pensa con le tangenti in danaro e/o sessuali di corrompere chiunque, traendone guadagni spropositati da opere pubbliche pagate con i soldi degli italiani. Un giro perverso che, come dimostrano le indagini della Procura fiorentina è, purtroppo, trasversale al centro-destra e al centro-sinistra. Un esempio tipico del coinvolgimento, più o meno indiretto, in questa filosofia imprenditoriale è rappresentato dall’impresa fiorentina Baldassini-Tognozzi-Pontello il cui presidente, Riccardo Fusi, è molto amico di uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, Denis Verdini, come risulta sempre dalle intercettazioni telefoniche fatte dai Carabinieri sui telefoni del Fusi, e dalle vicende dei lavori pubblici nel territorio fiorentino, governato dalle sinistre, in cui ha operato la Btp.

Chi esce sconfitta da questa vicenda è quella parte della politica che con spregiudicatezza mette al primo punto del suo impegno gli affari. Al secondo punto gli affari. Al terzo punto ancora gli affari.

Certamente ci sono state delle reazioni che fanno sperare che venga posto un limite a questa deriva corruttiva, ben peggiore di quella che caratterizzò l’era di tangentopoli. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha dichiarato a il Foglio di Giuliano Ferrara del 16 febbraio che «chi ruba è un ladro e basta». Questa dichiarazione dell’on. Fini potrebbe essere usata come titolo di un saggio sulle vicende furfantesche che hanno caratterizzato buona parte della politica politicante della cosiddetta seconda repubblica. In questo contesto la posizione di Tremonti, Scajola, Fini, Baldassarre e del segretario del Pd Bersani di opporsi alla creazione di una «Protezione civile Spa» da affiancarsi al Dipartimento della Protezione civile, che in questi anni ha ben operato, è stata saggia ed opportuna per riportare sotto il controllo del Parlamento ogni attività connessa alle istituzioni repubblicane: compresa quella della Protezione civile. In conclusione per quanto riguarda la regione Toscana un’attenta lettura politica di questi fatti rende ancora più chiaro il perché l’opposizione del centro-destra al centro-sinistra è stata pressoché inesistente e addirittura complice nella votazione della legge elettorale regionale che abolisce i voti di preferenza e che quindi delega le oligarchie dei partiti a nominare i consiglieri regionali. Legge toscana che ha dato l’occasione a Silvio Berlusconi di copiarla nella sostanza pari pari nella legge elettorale che regola l’elezione del Parlamento italiano. Come si vede la logica degli affari sta inquinando anche il confronto politico con danni enormi per la vita democratica dell’intera comunità nazionale.

Da Castello alle Grandi opere, ecco le tappe delle indaginiDa anni una «massa gelatinosa» opprime e condiziona urbanistica & edilizia in Toscana. Inchieste giudiziarie diffuse nella regione minano il rapporto di fiducia che dovrebbe esserci tra amministratori pubblici e amministrati. Questi alcuni degli episodi recenti più clamorosi.

17 novembre 2008 esplode a Firenze il caso Castello. La bufera giudiziaria si abbatte sull’amministrazione comunale di Palazzo Vecchio: sono indagati l’allora assessore Gianni Biagi (urbanistica), che si dimetterà, e il vice sindaco Graziano Cioni. Nel registro degli indagati anche Salvatore Ligresti, presidente onorario di Sai Fondiaria, il suo braccio destro Fausto Rapisarda e due architetti, Marco Casamonti e Vittorio Savi. Il reato ipotizzato è corruzione per un presunto scambio di favori nella trasformazione urbanistica dei terreni di Castello, di proprietà della Sai Fondiaria. Il 27 dicembre l’area viene sequestrata; l’istruttoria dovrebbe concludersi in questi giorni.

12 dicembre 2008. Inchiesta per turbativa d’asta a Terranuova Bracciolini per la ristrutturazione di un edificio in zona Macelli.

23 aprile 2008. Il capogruppo del Partito Democratico in Palazzo Vecchio Alberto Formigli è indagato per corruzione col presidente dell’ordine degli architetti Riccardo Bartoloni, il costruttore Mario Margheri e due dipendenti comunali. Nel mirino il complesso edilizio «Dalmazia».

2 marzo 2009. A Montespertoli sequestro preventivo di 42 cantieri edili. Il sequestro fa parte dell’inchiesta sui presunti illeciti nel rilascio di concessioni edilizie. I reati ipotizzati vanno dall’associazione a delinquere, falso, corruzione e concussione. Sei gli indagati, tra cui due dipendenti comunali, tre professionisti e un impiegato del catasto.

26 ottobre 2009. Finisce agli arresti domiciliari  Alberto Formigli,  ex capogruppo del partito Democratico nel consiglio comunale di Firenze, ritenuto socio occulto della Quadra progetti. Indagato anche l’ex presidente della commissione urbanistica, Anton Giulio Barbaro (Pd). Nell’operazione ci sono 21 indagati, 17 denunciati, 6 persone agli arresti domiciliari. Le accuse vanno dalla truffa aggravata all’associazione per delinquere finalizzata all’abuso edilizio, truffa, falso, abuso di atti d’ufficio. Agli arresti domiciliari anche i soci della società Quadra, ovvero l’ex presidente dell’ordine degli architetti di Firenze Riccardo Bartoloni e il geometra Alberto Vinattieri.  Quadra e altre ditte vicine alla società, circa una decina, avrebbero ottenuto facilmente appalti attraverso una sorta di «corsia preferenziale». La vicenda porta alla luce l’opera di molti comitati contro presunti illeciti edilizi: la «casetta rosa» di via Ponte di Mezzo a Firenze, soffocata dai nuovi palazzi, diventa il simbolo della battaglia dei David contro i costruttori Golia.

18 novembre 2009. La giunta comunale di Firenze approva una serie di modifiche tecniche d’attuazione del piano regolatore. Le norme, definite «anti.-Quadra», non sono immediatamente esecutive perché dovranno essere approvate dal consiglio comunale.

3 febbraio 2010. Barberino di Mugello è investito da un’inchiesta che ipotizza i reati di abuso d’ufficio, corruzione, falso e peculato. Sono notificati 17 avvisi di garanzia. Tra questi l’ex sindaco Gian Piero Luchi, l’ex vicesindaco e assessore all’urbanistica Alberto Lotti, funzionari pubblici e imprenditori. Indagati per abuso d’ufficio l’assessore regionale Paolo Cocchi e il consigliere regionale Gianluca Parrini.

10 febbraio 2010. Parte da Firenze un’inchiesta che scuote i vertici della Protezione civile. Quattro persone sono arrestate: Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, l’imprenditore romano Diego Anemone, Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Mauro della Giovampaola, funzionario ministeriale con incarichi di rilievo nella protezione civile. Oltre una quarantina gli indagati: imprenditori e funzionari pubblici, tra questi il sottosegretario Guido Bertolaso, capo del dipartimento della protezione civile. L’accusa è corruzione continuata in concorso. Il filone fiorentino riguarda due opere: il Parco della musica e la scuola marescialli dei carabinieri che dovrebbe sorgere a Castello.

15 febbraio. Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, è indagato per corruzione nell’inchiesta sugli appalti per il G8 alla Maddalena. Interrogato in Procura, spiega di avere dimostrato la sua «più totale estraneità all’accusa». «La vicenda che mi veniva contestata – aggiunge Verdini – riguarda solo ed esclusivamente la segnalazione per la nomina di Fabio De Santis a provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche». Riguardo ai colloqui con Riccardo Fusi, presidente della ditta di costruzioni Baldassini Tognozzi Pontello, spiega di essere intervenuto per cercare di risolvere un danno erariale di 34 milioni di euro legato alla costruzione della scuola marescialli di Castello.

16 febbraio. Restano in carcere gli arrestati per l’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. Lo ha deciso il gip di Firenze Rosario Lupo, respingendo le richieste di revoca delle misure cautelari in carcere. Il gip Lupo spiega che «permangono tutte le esigenze di custodia cautelare. Resta valida l’ordinanza».

Nella voluminosa inchiesta fiorentina, raccolta in 20 volumi per un totale di 20.267 pagine o in un cd di 40 mila pagine, saltano fuori ogni tanto nomi noti e meno noti che potrebbero riservare altre sorprese.

Ennio Cicali

20 mila pagine di informative del RosSono raccolte in 20 volumi, per un totale di 20.267 pagine, le informative dei carabinieri del Ros e le intercettazioni (centinaia quelle trascritte, ma agli atti ci sono anche diverse foto frutto di attività di osservazione e pedinamenti) a sostegno dell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Firenze Rosario Lupo a carico delle quattro persone finite in carcere nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi: Angelo Balducci, direttore del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, funzionari della stessa struttura, e il costruttore romano Diego Anemone, accusato di essere il «grande corruttore». Dunque una mole enorme di documenti – a disposizione degli avvocati delle parti, che la stanno esaminando – dalla quale emerge quel «sistema gelatinoso di interscambio di favori ed utilità» che è diventato l’oggetto principale dell’indagine dei carabinieri del Ros e della procura fiorentina.

Un’indagine che parte da lontano, dalla gara d’appalto per la realizzazione dell’auditorium di Firenze – per la quale gli investigatori annotano l’irritazione di costruttori e amministratori locali perché questa «grande opportunità … l’ha gestita tutta la banda di romani» – e che arriva alla presunta spartizione dei lavori legati ai tre «grandi eventi» incriminati: il G8 alla Maddalena, i mondiali di nuoto e le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Molti i politici tirati in ballo dagli indagati, e non solo, sia di centro-destra che di centro-sinistra: dai leader di partito agli esponenti locali i nomi sono qualche decina. Nelle ventimila pagine si parla del presunto ruolo dei partiti, dei magistrati, dei personaggi delle istituzioni: tutti impigliati in quel «reticolo» che il gip ha cercato di dipanare.