Vita Chiesa

La Chiesa e gli adolescenti: Arezzo lancia il «patto educativo»

di Luca Primavera

C’erano quattrocento persone all’oratorio di San Leo, alla periferia di Arezzo, per l’assemblea diocesana incentrata sulla questione della nuova sfida educativa che ha come perno gli adolescenti. Una platea ricca di ragazzi, di animatori parrocchiali, di rappresentanti delle realtà associative e ricreative impegnate tutti i giorni con i giovani.

Il cammino che ha portato a questa assemblea era iniziato col messaggio del Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Gualtiero Bassetti, per la festa della Madonna del Conforto, in febbraio, quando il presule aveva detto che «per sostenere chi varcherà la soglia dell’età adulta, è necessaria una comune azione del nostro territorio, un “patto educativo” che metta al centro il giovane come persona».

Da qui l’idea di una collaborazione tra famiglie, Chiesa locale con le sue parrocchie e i suoi organismi diocesani, le istituzioni civili, la scuola, l’università, l’associazionismo, il volontariato, le forze dell’ordine, i sodalizi sportivi, ed i gestori dei luoghi di aggregazione giovanile. Idea che ha visto pian piano prendere forma ed avere una sua prima concretizzazione con l’assemblea diocesana che si tiene da cinque anni al termine dell’anno pastorale. In questa occasione, però, l’incontro di scambio e di dialogo non ha rappresentato tanto un punto di arrivo, quanto un punto di partenza.

La nuova sfida educativa verso i giovani, infatti, farà da fondamento anche al piano pastorale diocesano del prossimo anno, come ha annunciato il Vicario Generale, monsignor Giovacchino Dallara, spiegando che gli adolescenti «presentano una maggior difficoltà di comprensione e di approccio nell’azione pastorale delle nostre comunità».

Un’assemblea importante, partecipata, vivace, sia nei contenuti che nei metodi. Don Valerio Baresi, responsabile nazionale della pastorale giovanile dei salesiani per Liguria e Toscana, ha condotto e animato l’incontro. «La questione dei giovani è la questione delle nostre comunità parrocchiali. Solo se essi trovano una comunità aperta e pronta ad accoglierli, una comunità che testimonia con la vita la propria fede, potranno rimanervi affascinati. Oggi il miracolo della guarigione dei giovani può avvenire solo in virtù della fede della Chiesa, che può generare una risposta di fede libera e convinta». Per don Baresi, la Pastorale giovanile deve porsi obiettivi specifici che si basino su un percorso fatto a tappe verificabili, ma soprattutto avere uno stile preciso. «La pastorale giovanile deve essere educativopastorale, deve educare evangelizzando ed evangelizzare educando. Questo è possibile solo con un lavoro di rete che tende non a creare tante iniziative isolate le une dalle altre, ma a creare nodi, processi, verso una pastorale integrata, superando rivalità e chiusure». Uno stile missionario e orizzontale, quello indicato da don Valerio, basato sulla condivisione e la testimonianza, ma che deve essere anche divertente. «La paura più grande che si cela dietro i vestiti firmati e i telefonini dei ragazzi è quella di rimanere soli. In questa ottica le relazioni e le amicizie assumono un ruolo centrale dal quale innescare dei processi educativi che promuovano una cultura ispirata al Vangelo».

Accanto al momento comunitario e relazionale, c’è anche quello culturale dove i mezzi di comunicazione di ispirazione cristiana e la necessità di riscoprire il Compendio della dottrina sociale della Chiesa rivestono un ruolo di non secondaria importante. Ma forse la sfida più difficile è quella di far diventare i giovani da oggetto passivo a soggetto attivo della Pastorale giovanile. È la scommessa che attende la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro nei prossimi mesi e che punta ad allargarsi anche alla realtà sociale realizzato il «patto educativo» lanciato da Bassetti.