Lettere in redazione

La fede e la teoria dell’evoluzione

Caro Direttore,ho letto con molto interesse in Toscanaoggi dell’8 giugno scorso la lettera di Paolo Marinetti riguardante il rapporto tra la Bibbia e la Scienza, e la risposta del padre Athos Turchi (Un prete rimane sacerdote «per sempre»?). Quest’ultimo ha illustrato chiaramente il problema dal punto di vista filosofico. Io vorrei piuttosto parlare dell’atteggiamento dei naturalisti su questo tema. Sono stato per molti anni docente universitario di Matematica, ed ebbi occasione, in Facoltà e in diverse Accademie, di incontrare tanti studiosi di discipline attinenti agli esseri viventi. Alcuni tra questi scienziati erano credenti e praticanti, altri piuttosto agnostici, altri più nettamente relativisti. Tutti però, in qualche misura, sostenevano la teoria dell’evoluzione biologica e ritenevano che la selezione naturale sia un importante fattore evolutivo. Coloro che sono contrari alla teoria dell’evoluzione, a mio parere, sono portati a ciò non da motivazioni scientifiche, ma da ragioni di altra natura.

Alcuni scienziati non credenti ritengono che i loro colleghi credenti vivano una situazione schizofrenica, cioè che in essi siano presenti due modi di pensare tra loro inconciliabili, senza che si rendano conto di questo fatto. Ma le cose non stanno in questo modo. Nella Costituzione  «Dei Verbum» del Concilio ecumenico «Vaticano II» (cap. III, n. 41) si legge «i libri della Scrittura insegnano con certezza fedelmente e senza errori, la verità che Dio volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere in ordine alla nostra salvezza». L’accettare, o il non accettare, la teoria dell’evoluzione non ha alcuna influenza ai fini della salvezza.

Guido ZappaFirenze

Padre Athos Turchi nella rubrica «Il teologo risponde» a cura della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, affronta sul n. 22 (Un prete rimane sacerdote «per sempre»?), su richiesta di un lettore, il rapporto tra scienza e fede in ordine alla teoria evoluzionista e scrive che «quanto afferma la scienza sull’evoluzione non è poi cosa così sicura, anzi sono molti quelli che la contestano, al punto che l’evoluzione sembra quasi una “fede” come lo possa essere il racconto della Bibbia». Lei, caro prof. Zappa, evidenzia un atteggiamento che ha potuto verificare fra gli scienziati in vari convegni a cui ha partecipato come insigne docente universitario di Matematica nonché membro dell’Accademia dei Lincei. La questione è questa: alcuni scienziati non credenti ritengono che i loro colleghi credenti vivano una situazione schizofrenica, cioè che in essi siano presenti due modi di pensare tra loro inconciliabili: credere alla Bibbia o accettare quanto la scienza dice, in ordine all’evoluzione?

Una risposta chiara ci viene ora con l’autorità del Concilio Vaticano II ben espressa con le parole del capitolo III della «Dei Verbum» che lei riporta. Sembra di risentire con un po’ d’emozione, quanto Galileo, in un contesto storico-culturale ed anche ecclesiale, scrive, credo nel 1615, nella lettera alla Granduchessa Cristina di Lorena: che intenzione dello Spirito Santo, attraverso le Scritture, è «d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo».