Firenze

La Messa nella chiesa di Sommaia: «Vergogna, pentimento, preghiera»

Fatti sconvolgenti venuti alla luce nel luglio scorso che hanno portato la piccola chiesa di Calenzano alle ribalte nazionali. Così l’arrivo del cardinale Betori, Pastore della Chiesa fiorentina, ha rappresentato una mano tesa e un appoggio ad una comunità ancora sotto choc che, pur a fatica, ha già iniziato un percorso per ripartire con un nuovo parroco. Pochi giorni fa infatti il Vescovo Betori ha affidato a don Paolo Cioni, parroco della nuova chiesa Maria Santissima Madre di Dio e di San Niccolò a Calenzano, anche la cura di Sommaia. Durante la celebrazione Betori non ha mai indicato per nome don Glaentzer ma la Messa e l’omelia hanno comunque avuto come filo conduttore proprio la vicenda di pochi mesi fa, vista in un quadro più ampio anche alla luce delle parole di Papa Francesco e della profezia presentata dalla prima lettura della Liturgia dal libro dei Numeri: «Di questa profezia, che aiuti a discernere cosa Dio voglia da noi- ha detto il Vescovo rivolgendosi ai fedeli- abbiamo particolarmente bisogno nella nostra comunità, dopo gli avvenimenti che ci hanno gettato in un così profondo turbamento per la gravità degli atti delittuosi che sono stati compiuti da chi aveva il compito di custodire il gregge e non di ferirlo e disorientarlo. Riconoscere ciò che è accaduto e le responsabilità che ne derivano spetta a chi amministra la giustizia nella comunità civile e in quella ecclesiale. Ma i fatti confessati da chi li ha commessi, come risulta dalle cronache, sono tali da richiedere da subito una parola che ne denunci la gravità e solleciti un cammino di ravvedimento. Lo abbiamo fatto da subito nel comunicato della diocesi, in cui abbiamo assicurato fiducia nell’operato degli inquirenti e della magistratura, espresso vicinanza alla fanciulla vittima e alla sua famiglia, sottolineato come i fatti accaduti siano una ferita aperta per l’intera comunità, anzitutto per questa comunità parrocchiale». Convincimenti questi ribaditi- ha detto Betori- in consonanza con le parole di Papa Francesco che, lo scorso 20 agosto, un mese circa dopo i fatti che hanno riguardato don Glaentzer si è rivolto alla Chiesa universale con una Lettera al popolo di Dio (20 agosto 2018), per ribadire «vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale» per «la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate» e chiedere che tutta la Chiesa si ponga in atteggiamento «di conversione, penitenza e preghiera». Se è vero infatti- ha chiosato Betori nell’omelia-  che le responsabilità sono personali, è però altrettanto vero che un cammino di conversione deve coinvolgere l’intera comunità. Comunità che deve riconoscere il bene ovunque si manifesti ma anche ammettere che il male può attecchire al proprio interno e che occorre lavorare con «misure drastiche» per rimuoverlo secondo le immagini della pagina evangelica del capitolo 9 di Marco sullo scandalo ai «piccoli», intesi in senso generale come persone fragili nella fede e non come bambini: «Ciò che Gesù chiede – ha proseguito Betori – è che la comunità di chi crede in lui non abbia alcuna connivenza con chi con il suo comportamento lede la persona e il suo legame con il Creatore. Perché ciò che particolarmente addolora negli abusi commessi da uomini di Chiesa è che, oltre la manipolazione della persona fragile, così come in ogni altro caso di abuso, si verifica in questi casi una manipolazione della stessa fede e una ferita alla fede della vittima e di quanti, cioè la comunità, restano turbati nella loro fede».  Si può «riparare» una situazione come questa «rafforzando la prevenzione, rafforzando i vincoli comunitari, provocando conversione e riparazione». Alla comunità di Sommaia, comunque, il Vescovo ha lasciato soprattutto una parola di vicinanza e fiducia: «Il Signore non abbandona mai i suoi figli, nonostante le nostre povertà. Questa comunità trovi anche nella prova che l’ha colpita una ragione per confermare il proprio impegno nella fedeltà al Vangelo e nella comunione che genera carità». Archiviata, pur con dolore una pagina buia, dunque si riparte con una nuova guida e anche con alcuni cambiamenti: da questo mese, ad esempio, la celebrazione della Messa domenicale sarà alle 11,30 e non più alle 10,30.