Giubileo 2025
La ricerca: più preghiera tra i giovani, anche atei
Dati inediti dal progetto Footprints alla Santa Croce

“La spiritualità ha ancora un ruolo importante nella vita dei giovani”. Gema Bellido, coordinatrice del Gruppo di ricerca “Footprints”, neonato all’interno del Laboratorio di Ricerca Santa Croce, sintetizza così gli esiti del progetto internazionale omonimo, presentato oggi presso la Pontificia Università della Santa Croce in occasione del Giubileo dei giovani. “La spiritualità giovanile non è un ricordo del passato, ma il segno di qualcosa che sta tornando a nascere”, ha detto l’esperta concludendo i lavori dell’incontro che ha visto riunirsi attorno a un tavolo esperti internazionali di sociologia, educazione, comunicazione e big data, per discutere i risultati preliminari dell’indagine sulla religiosità giovanile che ha coinvolto quasi 5mila giovani tra 18 e 29 anni in otto Paesi del mondo (tra cui Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito), evidenziando un sorprendente aumento globale dell’interesse per la spiritualità, anche nei contesti più secolarizzati.
Tra i relatori, Jonathan Evans (Senior Researcher per Pew Research Center), Rita Bichi (professoressa di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Daniel Moulin (professore associato presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Cambridge, Regno Unito). Lo studio ha messo in luce le dinamiche complesse tra fede e morale, le abitudini di preghiera tra gli atei e le prospettive dei giovani su temi sociali come la guerra, la responsabilità ambientale e l’etica sessuale, offrendo una piattaforma essenziale di dialogo su come queste tendenze emergenti stiano ridefinendo il panorama della religiosità giovanile a livello globale, e su come ricercatori ed educatori possano rispondere ai bisogni spirituali in evoluzione delle nuove generazioni.
Giovani più “spirituali”. Negli ultimi cinque anni, il 50% dei giovani ha dichiarato un aumento dell’interesse per la spiritualità, mentre solo il 15% ha riferito un calo, per un saldo netto del +35%. Notevoli, tuttavia, sono le differenze fra i Paesi. In Brasile, Kenya e Filippine più del 50% dei giovani segnalano un aumento, a fronte di circa il 10% che manifesta una diminuzione. In tutti gli altri Paesi, tranne l’Italia — che non ha mostrato variazioni nette — l’incremento dell’interesse va dal 10% al 32%. I dati dello studio, quindi, pur centrato sulla religione, smentiscono la tesi di una secolarizzazione inevitabile, tipica dell’approccio degli studi pubblicati tra fine anni ’60 e inizio anni ’70.
Credenti e non credenti. Sia credenti che non credenti condannano guerra, corruzione politica e danni ambientali. I giovani cattolici frequentano spesso Messa, confessione e preghiera, ma molti non seguono l’insegnamento della Chiesa sulla moralità sessuale — con posizioni analoghe a quelle dei non credenti. Divergenze emergono su pornografia e maternità surrogata: i non credenti tendono ad accettarli, mentre i credenti si mostrano più critici. I cattolici rigettano la pena di morte e giustificano meno la guerra rispetto ad altri gruppi. Fra i non credenti, pur dichiarandosi atei, il 48% prega occasionalmente – 62% nei momenti di difficoltà, 48% per gratitudine, 47% per problemi quotidiani; 42% crede nella vita dopo la morte e il 37% chiede ai credenti di pregare.
Fede e pratica religiosa. Lo studio conferma che i cattolici con conoscenza e adesione ai contenuti della fede si distinguono per pratiche religiose regolari: preghiera quotidiana, Messa domenicale, confessione e trasmissione della fede ai figli. Un dato, invece, da approfondire e sul quale riflettere a livello pastorale è il rapporto tra l’interpretazione e la Scrittura: solo il 25% dei giovani cattolici concorda con la posizione della Chiesa secondo cui l’interpretazione della Bibbia richiede l’intermediazione della Tradizione e del Magistero.
Il risveglio dell’Occidente. Anche se la partecipazione alla Messa e l’adesione nominale al cristianesimo sono diminuite da decenni, in Paesi come l’Italia, la Spagna, il Regno Unito, l’Argentina e, in misura più limitata, il Messico si rileva un’inversione di tendenza. Secondo lo studio Footprints, infatti, quasi 1,8 giovani fedeli su 10 in Spagna vanno quotidianamente ai servizi religiosi o alla Messa, e 1,6 su 10 in Italia.
Conclusioni, queste, in linea con altri studi che confermano una fede vissuta più consapevolmente: un’indagine della Bible Society con YouGov in Inghilterra e Galles registra un aumento dei cristiani “più intenzionali”, con la Generazione Z in testa. Un sondaggio del Pew Research Center (2023–2024 Religious Landscape Study) suggerisce che il declino del cristianesimo negli USA sta rallentando, se non si è stabilizzato. Altri indicatori segnalano questo risveglio della spiritualità fra i giovani: in Francia, i giovani tra 18 e 25 anni battezzati sono passati da circa mille nel 2022 a 4mila nel 2025; tra gli 11 e i 17 anni il numero è stato oltre 7.400, un +33%. Oltre 10mila giovani hanno partecipato il 15 marzo scorso al Flame 2025 alla Wembley OVO Arena (Inghilterra e Galles): un grande evento cattolico giovanile con testimonial, musica e preghiera eucaristica, incluso un messaggio del Papa. Negli Stati Uniti, dal 17 al 21 luglio 2024 si è tenuto a Indianapolis il X Congresso Eucaristico Nazionale, con circa 50mila partecipanti, soprattutto giovani. Nell’aprile 2025, circa 50mila giovani italiani si sono radunati a Roma per il Giubileo degli adolescenti — l’evento è stato poi rinviato dalla morte improvvisa di Papa Francesco — partecipando anche ai funerali papali. Numeri, questi, che conosceranno un incremento significativo tra pochi giorni, quando a Roma per il Giubileo dei giovani sono attesi oltre un milione di giovani.