Vita Chiesa

La teologia nell’era della secolarizzazione

Il salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio ha fatto da cornice, martedì 4 dicembre, all’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica dell’Italia centrale e dell’Istituto cuperiore di Scienze religiose «Beato Ippolito Galantini» ad essa collegato, entrambi con sede a Firenze. Il salone è un luogo molto significativo della città, per l’occasione gremito da tante persone tra cui il rabbino Joseph Levi, il vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago, oltre a docenti, studenti e personale della Facoltà e dell’Istituto.

A fare gli «onori di casa» Cristina Giachi, assessore all’Università del Comune di Firenze: «Ritengo che la Facoltà Teologica e l’Istituto di Scienze Religiose – ha affermato – siano elementi centrali del sistema delle istituzioni del pensiero della nostra città e mi piacerebbe che da ora in poi tutti gli anni inaugurassero qui, nel palazzo comunale, il loro anno accademico».

Il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze ma anche Gran Cancelliere della Facoltà teologica, nel suo intervento di saluto ha richiamato alcune riflessioni del recente Sinodo dei Vescovi sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana», ricordando come la Chiesa apprezzi e promuova la ricerca e l’insegnamento della teologia, i cui frutti sono importanti per la vita ecclesiale. Inoltre, ha aggiunto, la scienza teologica è chiamata a istituire dei rapporti con altre discipline del sapere: «Dunque far teologia da una parte ci apre al dialogo con i saperi umani, dall’altra è un’espressione concreta della missione della Chiesa».

Il pensiero cristiano, ha detto don Stefano Tarocchi, preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, citando Giovanni Paolo II e Bendetto XVI deve farsi carico di una visione unitaria ed organica del sapere, occorre cioè evitare quella settorialità che finisce per danneggiare non solo la conoscenza stessa, ma anche lo sviluppo dei popoli perché viene ostacolata la visione dell’intero bene dell’uomo nelle varie dimensioni che lo caratterizzano. Don Tarocchi ha sottolineato alcune importanti collaborazione della Facoltà come quella con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.

Don Stefano Grossi, direttore dell’Istituto «Beato Ippolito Galantini», nel tracciare un bilancio dell’attività svolta ha messo in evidenza, tra i vari aspetti, come sia importante rilanciare la formazione teologica di laici cui affidare incarichi di responsabilità nella progettazione e realizzazione di cammini pastorali.

«Secolarizzazione e teologia. Per una traduzione della fede nello spazio pubblico secolare» il tema della lectio magistralis di Giovanni Ferretti, professore ordinario di filosofia teoretica all’Università degli Studi di Macerata. «La fede cristiana – ha esordito – non può essere annunciata se non tradotta nel linguaggio degli uomini di ogni tempo, cultura, nazione, religione, che si differenziano nello spazio e si succedono nel tempo». In tal senso si comprende bene il progetto ecclesiale di una «nuova evangelizzazione» del nostro Occidente, già cristiano ed ora ampiamente «scristianizzato» o comunque secolarizzato. Tradurre però la fede nel linguaggio della cultura moderna, ha precisato, significa non solo rivestirla di nuove parole ma inserirla, con giusto discernimento, nei nuovi valori che questa cultura ha fatto emergere, mantenendola immune dai valori eventualmente negativi che in essa si trovano.

Secondo Ferretti la cultura odierna si caratterizza per essere altamente complessa, segnata, ad esempio, dal fenomeno della secolarizzazione. A tal proposito egli ha citato il filosofo Charles Taylor che offre tre principali interpretazioni di secolarizzazione. In un primo senso essa consiste nel progressivo abbandono della pratica e della fede religiosa. In una seconda accezione la secolarizzazione comporta la differenziazione delle diverse sfere o sistemi sociali e nel loro rendersi sempre più autonome dalla religione, emarginata e non più egemone in tutti i campi sociali. È chiaro dunque come «tale marginalizzazione favorisca l’indifferenza crescente nei confronti della religione, dato che essa non tocca più direttamente i diversi campi della vita concreta delle persone, che finiscono così per allontanarsi da essa considerandola realtà non rilevante per la loro esistenza».

Ma c’è anche un terzo significato, quello che vede la fede in Dio, cristianamente connotata, diventare nella società solo un’opzione tra le altre: «La fede – ha osservato – non si trasmette più semplicemente per tradizione, familiare o sociale, ma è sempre più oggetto di scelta consapevole, criticamente avvertita e “continua”, di fronte ad un pluralismo crescente di credenze e non credenze. E si presenta sempre meno in forma di adesione complessiva all’interezza di un “credo”, ma con adesioni differenziate, spesso parziali o graduali».

La secolarizzazione porta alla nascita di un soggetto individuale moderno che non potrebbe più credere nella forma antica di un’adesione acritica e globale alla religione «ufficiale» del contesto sociale in cui vive, ma solo come scelta personale ed in sintonia con il grado della sua convinzione interiore. Se questo è il contesto occorre un mutamento di stile del linguaggio, non più quello magisteriale intellettualistico – dogmatico, ma uno di tipo comunicativo – coinvolgente, «che sappia presentare l’annuncio di fede come il dono di una verità di salvezza offerta alla libertà», com’è stato in un certo senso indicato dal Concilio Vaticano II.

Per Ferretti si tratta, in concreto, di intendere meglio i tre elementi che costituiscono la fede: il dono di Dio, l’intelligenza e la libertà. Il dono di Dio (o Rivelazione) non deve essere interpretato come un dono fatto ad alcuni e negato ad altri, ma un dono pubblico, accessibile a tutti, a quanti «aprono gli occhi per vedere». D’altra parte l’intelligenza in gioco nella fede deve essere intesa come quella capacità di «leggere nel mondo sensibile, nella storia, nelle singole persone il manifestarsi del divino». Infine, la libertà che per quanto riguarda il credere deve presentarsi come «un libero aderire a ciò che si mostra come vero e amabile, il dono di Dio in Gesù, accettandolo per se stessi, come senso e guida nella vita».

In questo modo i cristiani possono «tradurre» il loro annuncio di fede in un appello alla libertà offerto a tutti in rispetto della dignità di ognuno. Questa traduzione del linguaggio della fede nell’età secolare comporta inoltre, ha continuato il professore, il liberare «l’idea di Dio da ogni compromissione con la figura del “sacro” arcaico», non in linea con il reale messaggio evangelico. «Il moderno mondo secolarizzato – ha concluso Ferretti – è per la teologia, come per tutti i cristiani il tempo opportuno che ci è dato per meglio aprirci all’accoglienza attiva della verità di Dio che nel Vangelo di Cristo si è manifestata e che abbiamo il compito di annunciare e testimoniare in modo comprensibile agli uomini del nostro tempo».

Firmata la convenzione con lo Studium Biblicum di GerusalemmeLa Facoltà Teologica dell’Italia Centrale allarga ulteriormente i propri orizzonti. In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico il preside, don Stefano Tarocchi, ha ricordato la recente convenzione perfezionata con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, oltre alla collaborazione con l’Istituto Universitario «Sophia» di Loppiano ed alle relazioni con altri istituti europei, facoltà teologiche in particolare, che si stanno tessendo in questi mesi. Tutto questo senza dimenticare un’attenta ricerca di una qualità sempre più alta degli studi e delle indagini, che avrà anche un riconoscimento dall’agenzia appositamente costituita dalla Santa Sede per stabilire un dialogo istituzionale fra le varie università europee.

Consolidamento, apertura e dialogo: sono le tre direttrici su cui sta lavorando l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Ippolito Galantini». «Sul piano del consolidare – ha affermato il direttore, don Stefano Grossi – la struttura del percorso di studi sta trovando una configurazione più chiara.

Riguardo all’apertura prosegue il dialogo con i responsabili degli uffici scuola diocesani, così come va avanti il rapporto stretto con i responsabili del cammino per il diaconato permanente per individuare cammini formativi sempre più adeguati per coloro che si preparano a questo servizio ecclesiale. Sul dialogo, oltre alla partecipazione al cammino del Cortile dei Gentili anche qui a Firenze, in questo anno abbiamo anche promosso insieme all’Università Europea un seminario di studi, un’opportunità per sviluppare una ricerca comune che senza confondere piani e saperi possa contribuire alla crescita di ciascuno di noi».

La scheda della Facoltà Teologica dell’Italia CentraleSu un totale di 300 iscritti per l’anno 2012-13, il 35% sono laici, (di cui oltre il 50% donne).Il totale degli studenti ordinari è il 73 %, la cui provenienza è per il 67% europea, 15% africana e 8%  rispettivamente asiatica e dell’America latina.Alcune dei paesi più rappresentativi sono il Benin il Congo e l’Equador che da soli determinano quasi il 50% degli iscritti di provenienza africana, l’India con il 77% per l’Asia ed il Brasile, per l’America latina, che su un totale di circa 25 iscritti rappresenta quasi il 30 % degli stessi.Un dato molto significativo infine è rappresentato dal fatto che il 60% degli iscritti è al di sotto dei 40 anni. Sono affiliati alla Facoltà Teologica per l’Italia centrale:– Studio Teologico Interdiocesano «Mons. Enrico Bartoletti» – Camaiore

– Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Gregorio X» – Arezzo

– Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Ippolito Galantini» – Firenze

– Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Niccolò Stenone» – Pisa

– Istituto Superiore di Scienze Religiose «Santa Caterina Dottore della Chiesa» – Siena