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La Toscana a Roma, ci sarà anche il saluto di papa Leone

Pellegrinaggio regionale: annunciata la presenza del Santo Padre, che sabato 11 ottobre darà il suo benvenuto ai pellegrini delle diocesi toscane. In piazza la Messa concelebrata dai vescovi, poi il passaggio della Porta santa

Giubileo 2025 piazza San Pietro (Foto da sito Giubileo)

Sarà anche un saluto di papa Leone XVI per i pellegrini toscani che sabato 11 ottobre saranno a Roma per il Giubileo. Dopo la Messa, concelebrata dai vescovi della Toscana in piazza San Pietro, il Papa si affaccerà in piazza per dire una parola di benvenuto alle migliaia di persone che saranno presenti, prima del passaggio della Porta santa.

Mancano ancora tre mesi, ma l’appuntamento al momento è fissato nell’agenda vaticana. È un annuncio che da qualche tempo era nell’aria, una speranza che col passare dei giorni si è mostrata sempre più concreta, fino a diventare realtà. Il pellegrinaggio delle diocesi toscane è anche inserito nel calendario ufficiale del Giubileo, accanto a quelli di altre diocesi, associazioni, movimenti ecclesiali.

«La presenza del Papa aggiungerà un significato in più al pellegrinaggio regionale» sottolinea don Marco Fagotti, incaricato regionale per il turismo religioso. Le previsioni parlano di numeri che potrebbero arrivare fino a ottomila, diecimila persone con pullman e treni in partenza da vari punti della Toscana. Un viaggio sicuramente faticoso, molti partiranno di notte: il programma prevede il raduno in piazza San Pietro dalle 8 del mattino, alle 12 la Messa. Dopo la celebrazione, ci sarà il tempo per il passaggio della Porta santa. Nel pomeriggio (dopo il pranzo a sacco) ci saranno momenti organizzati dalle singole diocesi, prima di ripartire verso casa.

«I numeri sono ancora indicativi – sottolinea don Fagotti – ma tra la fine di agosto e i primi di settembre contiamo di chiudere le iscrizioni e di avere un’idea precisa delle adesioni, in modo da poter organizzare pullman e treni. Per portare al Giubileo così tante persone ci sono tanti aspetti da organizzare». Per quanto riguarda il viaggio, ci saranno diverse decine di pullman, da varie zone della Toscana, e alcuni treni speciali. La Florentour (agenzia di pellegrinaggi della diocesi di Firenze) cura l’organizzazione generale, ed è a disposizione per le diocesi o i gruppi che ne abbiano bisogno.

Ai pellegrini sarà dato un libretto, che accompagna il viaggio, con alcune riflessioni sul significato teologico e spirituale del Giubileo e con i testi per la preghiera, sia per la celebrazione liturgica che per prepararsi al passaggio della Porta santa.

«L’organizzazione è complessa – spiega don Fagotti – ma il fatto che il pellegrinaggio venga fatto in forma regionale aggiunge valore a questa giornata. Nel corso di quest’anno le persone potranno avere anche altre occasioni per andare a Roma. Quella dell’11 ottobre però sarà un’occasione speciale, un bel momento di fraternità tra tutte le Chiese della Toscana, sotto la guida dei nostri vescovi».

Non va dimenticato che, a differenza di quanto avvenne per il Giubileo straordinario della Misericordia nel 2016, le Porte sante si trovano soltanto a Roma (quella di San Pietro e quelle delle altre basiliche papali): in questo senso il Giubileo della speranza si richiama al valore storico dell’Anno santo, che era anche quello di richiamare a Roma, alla cattedra di San Pietro, tutta la cristianità come segno di unità nella fede.

Già alcuni milioni di pellegrini hanno varcato la Porta santa di San Pietro, aperta nella notte di Natale 2024 da papa Francesco, e tanti altri ne arriveranno prima che venga richiusa e murata da papa Leone XIV, nel giorno dell’Epifania del 2026. E proprio la presenza del Papa, sabato 11 ottobre, sarà il segno visibile dell’unità della Chiesa.

Presso gli antichi ebrei, il Giubileo (detto anno del yobel, «del capro», perché la festività era annunciata dal suono di un corno di capro) era un anno dichiarato santo. In questo periodo la legge mosaica prescriveva che la terra, di cui Dio era l’unico padrone, facesse ritorno all’antico proprietario e gli schiavi riavessero la libertà. Cadeva solitamente ogni 50 anni. La pratica dell’anno giubilare sembra essersi persa in concomitanza con la diaspora ebraica.

Bonifacio VIII, sulla base delle precedenti prassi del perdono di Assisi (1216) e della perdonanza dell’Aquila (1294), concesse indulgenze a tutti i pellegrini che potevano visitare Roma (nello specifico le basiliche di san Pietro e san Paolo) dal Natale 1299 al Natale seguente. Tradizionalmente, il momento iniziale del Giubileo è l’apertura della Porta santa della basilica di San Pietro, il passaggio attraverso la quale è condizione necessaria per l’ottenimento dell’indulgenza.

Il Giubileo chiede di mettersi in cammino e di superare alcuni confini. Per questo, è importante prepararsi. In questo senso il pellegrinaggio inizia prima del viaggio stesso: il suo punto di partenza è la decisione di farlo. Dante, che secondo molti storici partecipò al primo Giubileo cristiano, quello del 1300, usa la parola «romei» per definire i pellegrini diretti a Roma.

Resta aperta la possibilità di ottenere l’indulgenza legata al Giubileo anche attraverso pellegrinaggi alle cattedrali o alle altre chiese giubilari in ogni diocesi. C’è poi l’invito, tra le norme stabilite dal Vaticano, «a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili…), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro». Tante forme di pellegrinaggio, che possono consentire a tutti di vivere il Giubileo.

L’appuntamento di domenica 11 ottobre sarà però, per la Toscana, quello numericamente più consistente e suggestivo.